Italia Nostra

Data: 19 Novembre 2015

Leggi “Chi mangia le Alpi Apuane?” dalla app di Italia Nostra

Cari Amici,

è ora possibile scaricare il nuovo numero del Bollettino (n. 487) “Chi mangia le Alpi Apuane?”

Un numero del Bollettino speciale sull’immenso patrimonio rappresentato dai marmi in Italia con un focus dedicato al caso delle Apuane.

Con la nuova “app” di Italia Nostra potrete leggere il Bollettino anche su tablet e smartphone (ottimizzato sia per il sistema Apple che Android). L’applicazione di Italia Nostra è gratuita e molto facile da installare, è raggiungibile tramite iTunes Store o Play Store ricercando “Italia Nostra”. Vi ricordiamo anche che trovate una versione in pdf del nuovo numero nel sito nazionale www.italianostra.org raggiungibile direttamente dalla Home Page o dal menù a tendina “Archivio” (entrando poi nella sezione “Bollettino”). Per permettere di visionarlo con qualsiasi browser il pdf è in bassa risoluzione e scaricabile.

“Il tema del governo dei bacini marmiferi e dell’influenza che le nuove tecnologie estrattive hanno sul territorio conta decenni di dibattito. Già nel 1976 Italia Nostra aveva dedicato a questo tema un convegno con l’intento di contribuire ‘ad arginare un’aggressione del territorio da tutti giudicata allarmante’ osservando che ‘se i pubblici poteri sono immobili, ben si muovono i cavatori: sbranano i campi, divorano gli alvei, inghiottono le colline con le ruspe e le macinano nei frantoi… mentre nella foresta legislativa non si trovano le disposizioni essenziali per moderare gli eccessi in un settore produttivo insostituibile, ma pieno di insidie per l’assetto del territorio’. Da allora, sono passati quasi quarant’anni durante i quali gli attori che tempo fa si aggiravano nello scenario di una delle nostre più meravigliose ricchezze, costituite da un patrimonio capace di raccontare milioni secoli di storia naturale, decine di secoli di intelligenza del lavoro e talento d’arte, hanno perso ogni identità. Al posto di persone, oggi a coltivare le Alpi Apuane ci sono le imprese, le aziende, le multinazionali che non hanno alcun rapporto con il territorio inteso come ‘elemento di integrazione dello spazio dove l’uomo vive e lavora e che svolge una funzione essenziale per la vita umana’. Oggi, da quelle parti, la visibile violenza fatta al territorio ci mostra scene che evocano qui l’esplosione di una collina, là quella di una montagna. Il 75% del ricavato serve a fare dentifricio e simili. E allora ci torna in mente la testa che, per nostra fortuna, ci hanno fatto con quel Michelangelo che andava a cercarsi il marmo nelle Apuane, dove più volte rischiò la morte, e che per il suo David si fece assegnare un blocco già sbozzato e abbandonato 25 anni prima da tale Agostino di Duccio. Forse già allora si incontravano vecchie cave di marmo e non di polveri, dove, di anno in anno, la comunità vegetale, a modo suo, con i suoi tempi e le gradualità delle specie, riprendeva possesso di pareti scoscese e massi atterrati. Magari si potesse contribuire a trasformare lo sfacelo in intelligenza. Intelligenza, da intelligere, capire. Capire il concatenarsi degli interessi comuni. Per capire, come si sa, occorre conoscere. Così solo ad aprire un ipotetico file ‘marmi’, scopri un mondo costituito da centinaia di cave che, dalla Sicilia alla Val d’Aosta, per un verso raccontano i tanti e vari eventi geologici che hanno formato il nostro Paese, e per l’altro sono all’origine di innumerevoli opere d’arte che vanno dalle celeberrime statue candide, all’incanto dei multicolori e multiformi intarsi barocchi. Non potevamo qui elencare tutti i diversi modi di coltivazione delle stesse, ma negli esempi scelti si possono già individuare varie esperienze e varie realtà territoriali, funzionali al loro sviluppo: pendii, strade, legname, vie d’acqua, vicinanza col mare”. (Da “Ritrovare il valore del marmo” di Francesca Marzotto Caotorta)

Buona lettura a tutti!

Ecco la copertina:

COP_487

 

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