Indirizzo/Località: Via Alessandro Rossi – Santorso (Vicenza)
Tipologia generale: villa con parco
Tipologia specifica: villa padronale in origine al centro di un podere agricolo modello
Configurazione strutturale: villa con grande corpo centrale e due corpi laterali
Epoca di costruzione: sec. XIX
Uso attuale: la villa è chiusa al pubblico ed in grave stato di abbandono, il parco, di recente sottoposto ad intervento conservativo, è aperto al pubblico
Uso storico: villa padronale a servizio di una grande tenuta agricola
Condizione giuridica: comproprietà dei comuni di Schio e Santorso
Segnalazione: del 5 agosto 2016 – Sezione di Schio di Italia Nostra – schio@italianostra.org
Motivazione della scelta: Il complesso urbanistico della villa e del podere di Alessandro Rossi a Santorso, ora comproprietà dei comuni di Schio e di Santorso, costituisce un singolare episodio della storia dell’architettura veneta del secondo ottocento, frutto della collaborazione tra potere industriale scledense di Alessandro Rossi e l’architetto vicentino Antonio Caregaro Negrin.
Nel 1862 Alessandro Rossi aveva iniziato l’ampliamento della sua azienda tessile che avrebbe avuto tra il 1870 e il 1880 il massimo sviluppo con la creazione dei quartieri operai di Schio e di Piovene-Rocchette.
Il 28 marzo 1865 Rossi acquistò dalla famiglia Prosdocimi l’antica villa Bonifacio-Velo di Santorso con l’annessa chiesetta di Santo Spirito e gran parte dei terreni circostanti per farne un’oasi di pace per la sua famiglia e per creare un “Podere Modello” con i più avanzati sistemi di produzione agricola. Ad attuare il vasto complesso della villa e del podere modello l’architetto Antonio Caregaro Negrin rimane impegnato per circa vent’anni (1865-1884) dispiegando in originali architetture il suo linguaggio eclettico.
La villa, come si legge in una mappa secentesca, era in origine assai modesta nelle dimensioni e di semplici forme rinascimentali, articolata in due parti ben distinte nelle funzioni, la casa padronale e la barchessa.
Quando al Caregaro Negrin venne affidato il compito di ristrutturare l’antica villa per trasformala in una sontuosa dimora per la numerosa famiglia di Alessandro Rossi, essa si trovava in uno stato di completo abbandono. L’artista vicentino ampliò la parte padronale, aggiungendovi due corpi laterali, di cui uno sopraelevato di un piano rispetto all’intero edificio, incorniciando in tal modo il luminoso prospetto del corpo centrale risolto in forme architettoniche moderne. La ricchezza cromatica e plastica dell’apparato decorativo non appesantisce la semplicità della struttura architettonica del prospetto principale della villa che se per certi aspetti può sembrare un revival tardivo del gusto eclettico del tempo, per altri testimonia l’apparire di un nuovo gusto che preannuncia il Liberty.
Il Caregaro-Negrin impiegò con estrema disinvoltura gli elementi della tradizione classica insieme a quelli ottocenteschi: il doppio ordine delle quattro lesene tuscaniche e corinzie del corpo centrale della facciata è sottolineato dall’alta fascia decorativa disegnata a putti e fiori stilizzati e dall’elegante pergolo in ghisa sostenuto da mensole in pietra poggianti su busti d’angelo.
Nel riformare la parte rustica, il Caregaro – Negrin conservò la struttura della barchessa, rafforzò la base delle colonne tuscaniche d’ordine gigante, fece affrescare in stile pompeiano la parete di fondo e vi collocò una serie di busti di illustri personaggi. La profusione degli ornati e l’eleganza delle linee architettoniche della maestosa villa, si traduce anche nelle sale interne che conservano per lo più l’aspetto ottocentesco. La grande sala di ricevimento del pianterreno è decorata in stile pompeiano con il grandioso affresco del Busato rappresentante Andromaca che riceve le spoglie di Ettore; la sala-biblioteca conserva un prezioso pavimento in marmo e lapislazzuli.
Ai piani superiori, un tempo riservati alle camere della famiglia Rossi e degli ospiti illustri, si sale per mezzo di un’elegante scala che immette in un arioso atrio pavimentato con marmo a riquadri bianchi e neri nel quale è incisa la data d’inizio della ricostruzione della villa.
L’accesso al complesso è limitato all’autorizzazione del comune, mentre il parco recentemente oggetto di intervento conservativo, è fruibile ai visitatori.
La villa, bene di grande interesse storico artistico, è in gravi condizioni di degrado.