Indirizzo/Località: Via Santo Stefano Rotondo, 7 (Roma)
Tipologia generale: architettura religiosa
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Complesso a pianta circolare e sottostante mitreo
Epoca di costruzione: sec. V
Uso attuale: la basilica ha subito negli ultimi anni alterne vicende, rimanendo spesso chiusa al pubblico causa restauri, mentre il mitreo non è aperto al pubblico
Uso storico: edificio di culto
Condizione giuridica: appartiene al Pontificio collegio germanico-ungarico in Roma. È stata eretta basilica minore ed è la chiesa nazionale di Ungheria
Segnalazione: del giugno 2016 – segnalazione della Sezione di Roma di Italia Nostra – roma@italianostra.org
Motivazione della scelta: Situata lungo la via di Santo Stefano Rotondo (al numero 7), quasi all’incrocio con via della Navicella, si può visitare il più antico esempio di chiesa a pianta circolare ancora presente a Roma. La chiesa di S. Stefano Rotondo, fondata nel V secolo d.C., in origine era formata da una grande struttura circolare costituita da due corridoi concentrici divisi da file di colonne, che circondavano lo spazio centrale coperto da un alto tamburo. Sui quattro assi della chiesa si aprivano quattro cappelle radiali, oggi ormai scomparse, che davano alla chiesa una pianta cruciforme inserita nella struttura circolare.
Oggi la chiesa risulta differente rispetto al momento della sua creazione, infatti le arcate del deambulatorio estero risultano murate. Dalla forma della chiesa si era pensato che fosse stata costruita utilizzando un edificio di epoca romana ma da un attento studio si è potuta escludere tale ipotesi.
Scavi svolti sotto il pavimento della chiesa (tuttora in corso) hanno portato alla luce un mitreo che doveva essere collegato con la presenza nei pressi dei Castra Peregrina (la caserma degli ausiliari provinciali). Il mitreo era formato da un ambiente rettangolare con due podi ed sul fondo aveva una edicola a nicchia del II secolo d.C.
Lungo il muro perimetrale della chiesa sono presenti moltissimi affreschi (Martirologio, 34 riquadri affrescati dal Pomarancio, da Antonio tempesta e da altri – alcuni ridipinti nell’800). I dipinti murali sono in cattivo stato di conservazione, mentre il mitreo è chiuso ed inaccessibile alle visite.
Dal 1958 sono iniziati gli scavi archeologici nel sottosuolo della chiesa e nella zona circostante, ed una serie di restauri, tuttora in corso.
La basilica appartiene al Pontificio collegio germanico-ungarico e fa parte della parrocchia della vicina Santa Maria in Domnica alla Navicella. È titolo cardinalizio (titulus Sancti Stephani in Coelio Monte).