Italia Nostra

Data: 12 Dicembre 2016

Castel Sismondo: bene ma l’arena non convince

La sezione riminese di Italia Nostra desidera ringraziare l’Assessore alla Cultura di Rimini Massimo Pulini e il dirigente del Comune di Rimini architetto Daniele Fabbri per aver avuto la possibilità di visitare i cantieri del Fulgor, del Teatro Galli e del Castello, il giorno 11 febbraio 2016.

In generale la percezione è stata buona ed esprimiamo compiacimento, pur tra difficoltà spesso impreviste che ci sono state illustrate, per il notevole e per molti aspetti storico impulso dato a cantieri monumentali destinati a cambiare il volto della città, anche se non possiamo esimerci dal sottolineare alcune perplessità.

Tralasciamo in questa contingenza un giudizio sul cantiere del teatro e del Fulgor, dove siamo stati cordialmente accompagnati e accolti dall’ing. Massimo Cicchetti, per concentrarci su Castelsismondo, l’ultimo monumento visitato.

 

Ad attenderci, anche in questo caso con grande disponibilità, cordialità e competenza,  l’Arch. Luigi Baroni (Direttore dei Lavori) Arch. Rosella Santolini, l’ Archelogo Nicola Sadinie la  D.ssa Anna Bondini (funzionario Soprintendenza Archeologia).
Ci sono stati illustrati i lavori di scavo stratigrafico nella zona della corte a mare e del fossato sul versante occidentale, con le promettenti prime scoperte specialmente nella porzione della torre demolita. Abbiamo appreso le complessità del cantiere sotto vari aspetti, da quelli logistici a quelli economici, e non ultimo quello della bonifica bellica.

Ci è stato spiegato che la cresta dei bastioni poligonali che cingevano la corte a mare si trova probabilmente, purtroppo, a uno strato più basso rispetto agli scavi programmati. Ci siamo tuttavia a lungo soffermati nella parte ovest dove sussisteva l’antico fossato (la zona soprastante i bastioni meridionali) e dove è stato rinvenuto il muro di sostegno del margine esterno (controscarpa del fossato). Ci è stato allora spiegato che il progetto era quello di scavare per la profondità di un metro circa, scoprendo in questo modo una piccola porzione del muro di contenimento del fossato, e mettendo in luce anche un’ulteriore parte del muro di separazione con la Corte del Soccorso e una porzione della scarpa interrata della torre ovest (T4). Pur comprendendo tutte le difficoltà che ci sono state illustrate, incluse le questioni statiche e di drenaggio, questo compartimento ci era parso il più promettente e fattibile, poiché potrebbe consentire di ripristinare una parte del fossato, portando la quota del terreno grossomodo all’altezza del parcheggio sottostante.

Ciò permetterebbe di restituire almeno a un lato del castello l’altezza originaria e dunque la possibilità di percepirne l’imponenza della mole, oggi in larga parte interrata. Per questo, pur avendo recepito tutte le difficoltà procedurali, Italia Nostra aveva manifestato l’auspicio che lo scavo di questo lato del fossato raggiungesse intanto almeno i due metri di profondità (quota raggiunta in un saggio nell’angolo con il muro che delimita la corte del Soccorso), sfruttando al massimo il limite consentito dalla bonifica bellica già attuata.

Questo al fine di recuperare una parte maggiore della scarpa della torre ovest, e soprattutto di mettere in luce il muro di contenimento del fossato non solo per l’altezza di un metro, il che ci pare lo farebbe risultare un muretto senza troppo significato, ma almeno di due, per suggerire in maniera più chiara quella che era la sua funzione, ovvero un margine della città rispetto al fossato e al castello. Questo, nel nostro suggerimento, sarebbe dovuto avvenire come primo stralcio di ulteriori auspicate campagne di scavo.

Ci troviamo oggi in una situazione cambiata rispetto al giorno del nostro sopralluogo: in quell’area, che avevamo indicato come potenzialmente più interessante in caso di scavo, è ora prevista l’ “arena del bastione”, una non meglio specificata cavea per spettacoli. Italia Nostra Rimini esprime formalmente la sua perplessità per questo uso improprio di uno spazio monumentale, rilevando che in nessun caso, a nostra conoscenza, e in nessun luogo è stata ricavata un’arena in un fossato di castello, e invita a valutare soluzioni alternative e più “filologiche” per l’unica parte del castello dove sarebbe possibile ripristinare il fossato, scoprendo la controscarpa, e “innalzando” – dissotterrandola – almeno una torre in tutta la sua altezza.

Italia Nostra Sezione di Rimini

 

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