Indirizzo/Località: Via Zanardi 449 – Trabbo di Reno – Bologna
Tipologia generale: villa
Tipologia specifica: casino da caccia, residenza per la villeggiatura
Configurazione strutturale: Villa Malvasia, detto anche Casino Malvasia al Trebbo, è una villa di campagna seicentesca, sita nella prima periferia di Bologna, in stato odierno di evidente decadenza e abbandono
Epoca di costruzione: sec. XVIII
Uso attuale: in anni recenti e’ stato teatro di visite notturne accompagnate da atti vandalici per la fama sinistra di “villa abitata da un fantasma”. Per ovviare alle incursioni non autorizzate la proprietà ha recintato la villa e posto una videosorveglianza
Uso storico: già adibito a casino di caccia, conserva al suo interno un pregevole ciclo di affreschi attribuiti a Girolamo Curti , detto il Dentone ( 1575-1632) e Angelo Michele Colonna (1604-1632). Il bene e’ sempre stato adibito a residenza privata e ha ospitato come proprietario il canonico e antesignano critico d’arte illustre, Carlo Cesare Malvasia (1616-1693) autore di “Felsina Pittrice”.
Condizione giuridica: proprietà privata
Segnalazione: del 20 settembre 2016 – segnalazione della Sezione di Bologna di Italia Nostra – bologna@italianostra.org
Motivazione della scelta
Villa Malvasia è un bene privato, di proprietà di Anna Maria Bossi, figlia del precedente proprietario Alessandro Alessandri, fu di antica proprietà della famiglia Malvasia.
Edificato su criteri dei “casini da caccia” del secondo cinquecento che vedevano nell’Aurelio di Bagnarola di Budrio un modello, ha un corpo centrale intervallato nella facciata da lesene binate , con un’apertura centrale. Presenta un piano terra e un piano nobile.
Il soffitto originario come rivela lo stesso Cesare Malvasia era formato di assi di abete.
I vani interni, la loggia, la sala da pranzo costituiscono una preziosa testimonianza della pittura quadraturistica del primo seicento dell’atelier di Girolamo Curti, detto il Dentone. Denota, in particolare, una fase di passaggio nell’inventio di una quadratura nuova, fondata su basi matematiche e scientifiche. A Villa Malvasia le decorazioni non risultano ancora “realizzate secondo una precisa sintassi e convivono, ad esempio, nella sala da pranzo il ‘fregio’ e lo ‘sfondato’- due generi tra di loro assai discordanti. Per questa ricerca, sperimentale dell’atelier dentonesco il corredo di decorazioni della Villa in oggetto è straordinariamente importante poiché testimonia il concepimento di un tipo di paesaggio dipinto che nella seconda metà del seicento si ritroverà frequentemente sulle pareti di molte ville bolognesi.” (tratto da Ville del Bolognese, Giampiero Cuppini Anna Maria Matteucci, 1969, pg. 113).
La Villa non è accessibile in quanto passibile di crolli sebbene, in tempi recenti ne abbiano curato la stabilizzazione.
Per potervi accedere bisogna contattare la proprietà nella persona di Zeno Sbardella, figlio della signora Anna Maria Bossi.
La Villa racchiude un notevolissimo repertorio decorativo – un unicum come spiegato sopra – che sopravvissuto sino ad ora, rischia di andar perduto per mancata manutenzione, atti vandalici, crolli o agenti atmosferici.