Italia Nostra

Data: 6 Novembre 2010

L’eolico distrugge uno dei paesaggi più ricchi di storia: Saepinum

L’Arcadia è in Molise a Saepinum, l’antica città romana sul tratturo, nella piccola conca del Tammaro. Così scriveva Antonio Paolucci ancora cinque anni fa a proposito di uno dei pochi paesaggi autentici rimasti all’Italia. Tra qualche mese scriverà: anche questo pezzo d’Italia è sparito.
La centrale eolica di 16 torri da 126 metri di altezza ruoterà inesorabile sul crinale che domina i resti mirabili del Municipio romano, le sue antiche mura, porte, teatro, foro, basilica, terme…
Per la terza volta il Consiglio di Stato ha ribadito che i vincoli, che promanano dall’art 9 della Costituzione, nulla possono contro una autorizzazione rilasciata in precedenza. Lasciamo ai giuristi riflettere su tale amara giurisprudenza. Crediamo invece che la Politica debba e possa agire.
Non si condanna a morte un luogo emblematico di tutta una Regione, dell’intero Meridione d’Italia, del paesaggio italiano, solo perchè la burocrazia delle date dei bolli e degli affari è più forte di ogni altro interesse generale.
Il ministro Bondi si è detto pronto a fare un tavolo: lo ringraziamo. Ma è troppo tardi. Porti tramite l’avvocatura dello stato il caso in corte costituzionale per conflitto di attribuzioni.
Inoltre, con la sua autorità nell’ambito del partito di maggioranza, inviti la Regione Molise, amministrata dal centrodestra, a usare lo strumento della legge regionale ad hoc per bloccare lo scempio inaccettabile, in attesa di soluzioni eque ma sostenibili.
Invitiamo infine la stampa nazionale a scendere in Molise a Saepinum. A rendersi conto di quanto sta per avvenire. Alla porta Tammaro lungo la SS 87 vi è il presidio delle 90 associazioni molisane che lottano contro l’eolico che sta per divorare il Molise. Proprio da quel punto ognuno potrà giudicare il disastro prossimo venturo.


Storia di un disastro annunciato


Nel 1988 Antonio Cederna venne nel Molise per verificare di persona i danni che uno stolto progetto di valorizzazione stava per infliggere agli scavi della città romana di Saepinum, alle falde del Massiccio del Matese.
Con l’avallo della Soprintendenza si volevano costruire un moderno “centro di introduzione”, strade di circonvallazione, campeggi ed altre banalità atte a deformare la integrità dei luoghi. Ne nacque una conferenza stampa nazionale, nella quale Cederna coniò il termine di “cultura dell”archeogrill”.
L’operazione venne sventata in extremis, quando la strada di circonvallazione era gia stata costruita. E con gli anni e la collaborazione degli Ispettori centrali Bucci Morichi e De Cunzo si arrivò a smantellarla, e ad avviare un’opera di risanamento anche urbanistico.
Anni dopo Antonio Paolucci, già Ministro dei Beni Culturali, ha potuto affermare in un articolo pubblicato sul “Sole 24 ore”: “L’Arcadia è in Molise a Sepino nell’Alta valle del Tammaro”.
“… immaginate una città romana che vi appare all’improvviso, in mezzo ad un incantevole paesaggio di verdi pascoli e di neri boschi. Questo luogo esiste davvero. Si trova nel cuore d’Italia, in Molise. Il paesaggio intorno a Sepino è intatto. Questo è quasi un miracolo nel Molise bellissimo e tuttavia stoltamente deturpato ovunque possibile da orride periferie. Tutto ciò che si vede intorno non è diverso da quel che vide più di un secolo fa il Mommsen, primo grande studioso di questa area archeologica”.
In effetti nella piccola conca montana dell’Alta Valle del Tammaro – non più di 10 km per otto – si sposano il paesaggio agreste, il paesaggio storico-archeologico e quello montano in una rara combinazione che ha indotto già nel 1998 molti soggetti culturali e istituzionali (ben 3 comuni sui 4 che affacciano sulla piana ove giace Saepinum ) a proporre la creazione di un Parco Regionale Naturalistico Archeologico sulla falsariga di quello istituito dalla Regione Lazio per la via Appia Antica.
Saepinum è senza tema di smentite il più importante e affascinante sito archeologico delle aree interne del centro Italia e merita questo appellativo anche per la presenza sui crinali che dominano la piana di siti sannitici primari, tra i quali a 900 metri la città di Saipins con cinta megalitica ove ebbe luogo l’epilogo delle guerre sannitiche con 10.000 morti tra i difensori dell’ultimo bastione. Oggi, purtroppo, si annuncia qualcosa di molto più devastante.
Proprio sul crinale est, che è il culmine dei Monti del Sannio, (una denominazione che riferisce dell’importanza storica più che di vere montagne che non superano i 1000 metri), e che domina tutta la piana e gli scavi di Saepinum da una distanza di non più di 5 o 6 km, è stata progettata una centrale eolica composta di 16 aerogeneratori alti 126 m metri complessivi. 126 metri sono praticamente l’altezza della cupola di S.Pietro, che come molti sanno raggiunge solo alla cuspide i 136 metri. Ma 126 oppure 80 non fa per la verità molta differenza.
Poiché una cosa è certa: una volta che l’industria eolica entra in un territorio, da quel momento non se ne va fino a quando non ne ha sfruttato fino in fondo ogni potenzialità.
Già così questi apparati industriali andranno ad occupare 3 km di crinale, portando una confusione di messaggi devastante per l’armonia rurale ed agreste preesistente. Ma si può avere fin d’ora la certezza che su quel vasto crinale, magnifico balcone agricolo sul Matese di torri se ne potranno sistemare fino a 100. Come abbiamo già visto nelle province vicine del Beneventano.
In buona sostanza oltre a una evidente dequalificazione del paesaggio più rappresentativo del Molise, si andrebbe ad una perdita complessiva dei caratteri originari che hanno fatto da contesto per 2000 anni alla “città del tratturo”.
Il progetto fa capo ai comuni di S.Giuliano e Cercepiccola, che a suo tempo appoggiavano il progetto di parco e che ora sono stati distolti da prospettive affaristiche preponderanti rispetto ai loro magri bilanci e alla solidità politica della loro classe dirigente.
A nulla sono servite la molbilitaione delle associazioni locali e ricorsi alla magitratura. Ora- novembre 2010 – il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del ministero dei Beni culturali sulla vicenda dell’installazione di pali eolici a ridosso dell’area archeologica di Altilia. Ciò equivale ad una sorta di via libera per l’ulteriore comparsa di strutture per l’energia eolica nel territorio molisano.
Il parco eolico dovrebbe quindi sorgere in località Castagna, nei territori dei Comuni di Cercepiccola, Sepino e San Giuliano del Sannio, in provincia di Campobasso, per il quale i giudici hanno dato il via libera. In attesa, invece, i parchi eolici di Vastogirardi, Monteverde di Vinchiaturo e Pietrabbondante, per i quali il Tar pubblicherà la sentenza tra qualche giorno.
Il Consiglio di Stato, in sostanza, ha ritenuto che quanto stabilito nel 2005 dalla direzione regionale della Sovraintendenza riguardo alla creazione di un impianto eolico nell’area della Castagna fosse ancora valido e quindi i vincoli frapposti di seguito vengono ritenuti inutili.
Ora pendono altri ricorsi che riguardano Vastogirardi (12 pali), Santa Maria di Monteverde di Vinchiaturo (10 pali) e Pietrabbondante (16 pali), sempre avanzati dal ministero dei Beni culturali contro numerose ditte del settore.
Come sottolinea il consigliere regionale Michele Petraroia, in prima linea contro l’eolico, il Molise rischia di diventare la prima regione per installazione di pale eoliche. In Regione sono ferme per motivi tecnici amministrativi e procedurali, richieste per circa 5 mila pale eoliche. Altri ricorsi si riferiscono a Guglionesi, Matrice e Toro. I pali eolici in Molise al momento sono 420. Sotto accusa anche la cosiddetta “legge Berardo” che avrebbe dato il via libera a molte aziende. E c’è chi ipotizza anche la presenza della criminalità organizzata dietro qualche ditta. Italia Nostra, insieme ad altre associzioni locali sostiene da tempo la moratoria completa dell’eolico in questa regione.

Proposta di legge regionale

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