Italia Nostra

Data: 26 Luglio 2017

Volgare attacco ai centri storici e ai loro monumenti

Rimini, Mantova, La Spezia: la violenza di progetti che stravolgono e umiliano il nostro patrimonio nazionale

Progetti deliranti, avulsi dal contesto storico per i quali vengono pensati e realizzati, spesso espressione solo del delirio del politico di turno o dell’architetto in cerca di fama e visibilità. Italia Nostra denuncia lo scempio che si sta perpretando a livello nazionale a danno del Patrimonio storico, artistico e paesaggistico esistente. A Rimini, Mantova, La Spezia, come in altre parti d’Italia, i centri storici sono alla mercè di progetti privi di alcuna qualità, che offendono la memoria e deturpano l’originale bellezza e armonia per i quali sono stati sapientemente concepiti. Per Oreste Rutigliano, presidente Italia Nostra “è la teca dell’Ara Pacis, a Roma, la madre di tutte le idee balzane di sindaci, magari anche avallate da Soprintendenze, che dovrebbero pensare a tutelare ciò che per sua natura é intangibile: la storia e i centri storici”. Da allora eravamo ai primi anni 2000, le esercitazioni da doposcuola di apprendisti stregoni della valorizzazione si sprecano”.

RIMINI – PONTE TIBERIO: dalla passerella sul lago di Christoal ponte sullo stagno

L’Amministrazione comunale di Rimini ha decretato esecutivi interventi riguardanti il millenario Ponte di Tiberio e la Rocca Malatestiana. Approvato nel maggio 2016, il progetto Tiberio deve aver tratto suggestiva ispirazione dalla teatrale – ma temporanea – opera “Floating Piers” dell’artista Christo. Ma, dalla scenografica passerella sul lago di Christo…passiamo al ponte sullo stagno. La giunta di Rimini ha accolto, promosso e dato esecuzione a un ponte galleggiante costo 950.000,00 euro che prevede la realizzazione di una “passerella” pedonale e ciclabile (larga 4 metri) sull’invaso del porto-canale davanti al Ponte di Tiberio, insieme a una rampa ciclo pedonale di collegamento al borgo San Giuliano e una passerella pedonale a sbalzo lungo il bastione settentrionale. Oltre alla passerella che taglia la principale visuale del ponte, sono previste banchine sospese alle mura ai lati del canale che travisano completamente uno spazio storico unico. L’idea di affiancare un guado al Ponte è inevitabilmente intervento lesivo per il patrimonio e per il disegno del paesaggio, oltretutto con strutture “invasive” sia dal punto di vista della percezione che da quello strutturale, dato che la struttura metallica verrà agganciata alle mura storiche che costituiscono l’argine del porto (e parti delle mura storiche sono state già perforate). Quelle mura antiche (lato destro) sono sottoposte a una serie di tagli con seghe da mattoni ad acqua, che stanno realizzando con 100 fori di 50x50cm ogni 1,50metri. Nella relazione tecnica il Comune, dopo aver spiegato che le mura sono storiche, a volte definite “medievali” e “antiche” o “malatestiane” si dice che “l’intervento non ricade sotto la procedura di valutazione di impatto ambientale, e risulta conforme con la pianificazione sovraordinata e con gli strumenti di pianificazione vigenti e approvati”. Il vincolo paesaggistico considerato è solo quello naturalistico, e non quello storico, come invece prescrive la legge. Non è stata fatta dunque una valutazione d’impatto storico-ambientale, pur avendo a disposizione tutti i dati. E così, incredibilmente, prima la relazione tecnica magnifica la storia delle mura e addirittura si ripropone di farne un “museo del canale”, poi però le brutalizza dicendo che non sono soggette a valutazione ambientale, richiamando in tal senso solo la legge sugli alvei dei fiumi! Il progetto ha il beneplacido della Soprintendenza nonostante le informazioni sulla storicità delle mura sono reiterate nella stessa relazione: come si può sostenere che un muro con fondazioni duecentesche non sia soggetto a vincolo (non solo paesaggistico)? Addirittura dalla Sovrintendenza viene evocato un “fantastico scenario” e parla di armonizzazione nel caso delle superfetazione in acciaio. La Soprintendenza ha dato il via libera anche perché «al termine della riqualificazione è prevista la completa pedonalizzazione del ponte di Tiberio. Il nostro compito è quello di conservare le caratteristiche storiche e, al contempo, consentire la piena valorizzazione del luogo» ha dichiarato il Sovrintendete Giorgio Cozzolino. E allora ci si chiede: se è prevista la pedonalizzazione del ponte di Tiberio, a cosa serve la passerella pedonale sull’acqua prevista nel progetto?

Col pretesto di volerne migliorare la fruibilità turistica, di fatto un gruppo di politici ha deciso di modificare l’aspetto e la funzione di uno spazio identitario millenario, riconosciuto e percepito dalla comunità come rappresentativo. Una violenza contro un bene comune, una scelta imposta senza tener conto della volontà della cittadinanza, contraria al progetto, e dell’importanza storica del monumento.

Il ponte, iniziato da Augusto nel 14 e completato da Tiberio nel 21 d.C., come ricorda l’iscrizione che corre sui parapetti interni, si impone per il disegno architettonico, la grandiosità delle strutture e la tecnica costruttiva. In pietra d’Istria, si sviluppa in cinque arcate che poggiano su massicci piloni muniti di speroni frangiflutti e impostati obliquamente rispetto all’asse del ponte, in modo da assecondare la corrente del fiume riducendone la forza d’urto, secondo uno dei più evidenti accorgimenti ingegneristici. Per secoli il fiume Marecchia ha continuato a scorrere sotto al ponte Tiberio finché, intorno al 1930, il corso è stato deviato e ora sotto il ponte si trova una sorta di pozzanghera. La deviazione del Marecchia prima e, più recentemente, i lavori per la predisposizione di un bacino chiuso, hanno messo in luce i resti di banchine in pietra a protezione dei fianchi delle testate di sponda. Recenti sondaggi hanno rivelato che la struttura del ponte poggia su un funzionale sistema di pali di legno, perfettamente isolati.

L’amministrazione presenta il progetto di intervento come “un nuovo waterfront dal quale si potrà ammirare la bellezza del ponte, con l’intervento a mare “Canale ponente” (comparto 4) saranno realizzati percorsi accessibili di collegamento e l’attraversamento galleggiante, che consentirà, oltre ad una nuova prospettiva di visione del ponte, funzioni e fruizioni prima non praticabili”.

Italia Nostra Rimini ritiene gli interventi previsti dall’Amministrazione di Rimini, invece, fortemente invasivi e antistorici: dal ballatoio a sbalzo a valle del Ponte all’abbattimento di porzioni delle mura ottocentesche, alla perforazione delle mura medioevali-malatestiane parzialmente restaurate nel Settecento, dalla passerella tra le due sponde non priva di rischi idraulici (stagnazione e corrosione) e necessitante di piani di protezione civile, alla passerella sopraelevata sulla sponda meridionale che fa scempio di un notevole patrimonio compromettendo la straordinaria visuale del ponte. Un’indebita e inaccettabile manomissione del Patrimonio storico-culturale-architettonico di Rimini, purtroppo già in fase di realizzazione. Il Ponte di Tiberio è un patrimonio culturale, artistico e storico pubblico, cioè di pertinenza dei cittadini, e non una risorsa da sfruttare per altri scopi.

L’amministrazione avrebbe potuto ragionevolmente optare per una corretta manutenzione del luogo attuando la pedonalizzazione del ponte, la sistemazione delle banchine del tratto dal Ponte di Tiberio al Ponte dei Mille, nonché il reintegro dei particolari compromessi o deteriorati delle mura con un buon restauro che ne assicuri la conservazione. Il Ponte di Tiberio e le mura in quel tratto del porto andrebbero, dunque, risarciti dagli interventi pregressi con opere di consolidamento conservative e non invasive.

 

RIMINI – IL CASTELLO DI SIGISMONDO MALATESTA: LA NUOVA ARENA NELL’ANTICO FOSSATO

Altro discutibilissimo progetto riguarda il Castello di Sigismondo Malatesta, non solo monumento identitario del Quattrocento, ma anche uno dei più importanti castelli italiani. Gli scavi realizzati nella parte verso il mare hanno restituito interessanti scoperte, e svelato notevoli potenzialità. In particolare, nella zona della Torre 4, è emerso il muro di controscarpa del fossato. L’amministrazione, anzichè operare per il ripristino dell’antico fossato, ha deciso di realizzare un’arena per spettacoli impedendo così la straordinaria possibilità di recuperare filologicamente elementi originali del castello: il fossato, infatti, ne era parte integrante, non semplice contorno o corredo e in quel settore sarebbe possibile ripristinare un angolo del fossato originale, con i margini interni ed esterni. Creare, invece, un’arena nello spazio di un fossato è una falsificazione storica. Inoltre, considerato che uno spazio per spettacoli è già in uso nella corte del soccorso, e un altro è previsto all’esterno del teatro, ci pare che il contesto non giustifichi la necessità di un nuovo spazio per eventi all’aperto. Rimini sta assumendo una fisionomia monumentale di discutibile livello anche nei luoghi simbolo, peraltro tutti caratterizzati dallo stesso stile omologato, che pur con una parvenza fintamente sobria in realtà risulta estremamente invasiva.

Italia Nostra Rimini ritiene che per garantire le migliori possibilità alla rinascita e valorizzazione del Castello e del Ponte di Tiberio sia necessario non risolvere le questioni all’interno degli uffici tecnici del Comune, ma che l’importanza dei monumenti identitari dei luoghi meritino una più ampia apertura e, sotto numerosi aspetti, i migliori e più qualificati approfondimenti. Ancora piu’ incomprensibile è la posizione della Soprintendenza che autorizza questi interventi in netto contrasto con la normativa dei beni culturali e il suo ruolo di tutela e conservazione.

MANTOVA – LA FINTA DOMUS DI PIAZZA SORDELLO

Il cuore di Mantova, la centralissima piazza Sordello, si presenta oggi totalmente stravolto. Per la copertura di alcuni mosaici di epoca romana rinvenuti in occasione di lavori di manutenzione nel 2006, l’amministrazione mantovana, con l’assenso della Sovrintendenza, ha realizzato un intervento talmente invasivo da spingere la cittadinanza a indire una raccolta di firme per chiederne la demolizione. Con la realizzazione di una struttura di 18 metri per 20, una sorta di cortile delimitato da grandi blocchi di marmo, pavimentato con materiali di bassissimo livello e totalmente avulso dal contesto storico, la piazza si presenta oggi con un’opera invasiva e mortificante, esagerata, nata paradossalmente per proteggere un sito archeologico che, di fatto, snatura totalmente l’armonia medievale del luogo. E pensare che l’intervento viene definito “progetto architettonico di alto profilo” dai committenti e dalla stessa Sovrintendenza.

Italia Nostra chiede come sia possibile approvare un intervento che modifica in modo così invasivo e stravolgente una delle più belle piazze d’Italia. Cio’ che non si spiega è la rinuncia alla nostra cultura e al nostro paesaggio con l’inserimento di opere e spazi che distruggono l’unicità dei luoghi. Il nostro Paese vive grazie al lascito di opere e luoghi straordinari che hanno la sola necessità di interventi di cura, salvaguardia e restauro, e non di un uso o di un abuso del patrimonio storico pubblico nazionale a discrezione di pochi con scelte che offendono l’intelligenza e la cultura di chi ha contribuito non solo a crearli, ma a mantenerli nel loro originario e straordinario stato.

 

LA SPEZIA – PIAZZA VERDI TOTALMENTE STRAVOLTA

Con il “discutibile progetto di Daniel Buren e Vannetti”, piazza Verdi a La Spezia è stata totalmente stravolta dalle sue caratteristiche originarie. Definita “un’opera di arte ambientale” dai suoi progettisti, con una previsione di costo di circa 2 milioni lievitata poi a 4 milioni 380mila euro (e non ancora finita), l’intervento ha sollevato le proteste di gran parte dei cittadini che si sono visti imposti un progetto mal concepito e mai digerito, del tutto estraneo al carattere della Novecentesca piazza. La nuova amministrazione appena insediata sta valutando come procedere a una revisione del progetto, ma, soprattutto, come far fronte ai pesanti danni che il nuovo intervento ha causato non solo dal punta di vista architettonico, snaturando una piazza Liberty dei primi del ‘900, ma anche in termini di sicurezza e di viabilità impossibile. Un progetto che non sta in piedi: ambulanze che rimangono bloccate dietro ai mezzi pubblici; autobus costretti a fare diverse manovre perché rimangono incastrati, motivi che non hanno ancora permesso il collaudo della piazza perché mancano, appunto, i parametri di sicurezza. Un progetto, dunque, che ha prodotto danni architettonici, alla viabilità, alla sicurezza, e ha spezzato in due la città.

 

ITALIA NOSTRA Ufficio Stampa, tel.335.1282864 – mariagrazia.vernuccio@gmail.com

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