Un anno fa crollava parte della Domus Aurea. Il 20 ottobre mentre Roma andava sott’acqua, il Colosseo e il Foro Romano annegavano. Alemanno si è difeso attribuendo il disastro naturale all’eccezionalità delle precipitazioni. Non è vero.
Nessuno parla del perché il sistema fognario romano non riesce più a smaltiere l’acqua piovana. La realtà è che Roma è cresciuta troppo: troppo cemento, troppo abusivismo senza che si risolvesse il problema delle infrastrutture urbanistiche come lo smaltimento delle acque anche rimodernando i vecchi collettori o adottando soluzioni tecnologiche innovative. Oggi, prima di continuare ad edificare abbiamo il dovere di far mettere in sicurezza l’esistente.
L’archeologia romana, nonostante i grandi poteri d’intervento e finanziamenti dati al Commissario arch. Roberto Cecchi (ordinanza Prot. Civile n.3734/2009), si sta sbriciolando sotto le precipitazioni atmosferiche di questi ultimi anni. Dunque appare evidente che non sono le nomine di Commissari Straordinari le panacee per risolvere il problema “emergenza tutela beni culturali italiani”.
Bisogna tornare nel Mibac alla tradizionale gestione ordinaria con finanziamenti a sostegno di professionalità e competenze vere. Questa tradizione di gestione -fino a quando non è stata destrutturata- è servita a conservare il nostro grande patrimonio archeologico e monumentale capitolino. Per non vanificare questo sforzo è opportuno che il Governo faccia un passo indietro rinunciando ai Commissariamenti e recuperi il lavoro specialistico delle nostre soprintendenze anche acquisendo nuovo personale capace di ottemperare alla vera “emergenza crollo beni culturali”.
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