Indirizzo/Località: province di Caltanissetta ed Enna
Tipologia generale: archeologia industriale
Tipologia specifica: miniere
Configurazione strutturale: paesaggio minerario della Sicilia Centrale – altopiano collinare
Epoca di costruzione: sec. XIX e XX
Comprende: strutture ex minerarie e paesaggio geo-minerario
Uso attuale: abbandono dell’attività tra il 1970-’80 – strutture abbandonate
Uso storico: attività estrattiva
Segnalazione: del 29 dicembre 2015 – Leandro Janni presidente Consiglio Regionale Sicilia Italia Nostra – sicilia@italianostra.org
Motivazione della scelta: Per decine di anni, tra Ottocento e Novecento, le miniere di zolfo presenti nei territori della Sicilia Centro-Meridionale hanno pullulato di vita. Le miniere sono state veri e propri territori del lavoro, con migliaia di uomini impegnati, ricurvi dalla fatica, all’interno di gallerie anguste e buie, tra le polveri e il caldo umido del ventre della terra. Uomini capaci di trasformare l’economia di due grossi centri, Caltanissetta ed Enna (allora Castrogiovanni) e dei paesi vicini. Oggi, delle miniere di zolfo, oltre alle residue pensioni, rimangono gli impianti abbandonati, in rovina, muti, distorti relitti nella solitudine delle campagne. In un paesaggio prevalentemente spoglio, aspro, silente. Poco, pochissimo è stato salvato, recuperato, valorizzato Delle antiche “zolfare” ci parlano le opere letterarie, i documenti, le fotografie.
Si tratta di quella parte dell’entroterra siciliano interessata a partire dai primi anni dell’Ottocento dallo sfruttamento minerario dello zolfo, durato sino agli anni 1970-’80, nell’ultima fase. Tale attività ha profondamente modificato, oltre che il paesaggio medesimo, anche la cultura e gli usi di questi luoghi, generando anche un discreto flusso migratorio all’interno dell’Isola.
Il paesaggio minerario della Sicilia Centrale si snoda attraverso l’altopiano collinare che caratterizza queste terre, con emergenze geologiche di estremo interesse, per la presenza della serie Gessoso Solfifera della Sicilia perfettamente visibile. Altre particolarità di carattere geografico e geologico sono il caratteristico fenomeno delle “puntare”, ovvero rocce calcaree dal profilo particolarmete appuntito che emergono isolate nel territorio, come pure le cosiddette montagne “tabulari”, ovvero costoni rocciosi di calcarenite, dal classico colore giallo ocra, di cui ben noti esempi sono la piattaforma sulla quale vennero edificati i templi di Agrigento, od anche la stessa città di Enna.
I proventi dell’attività mineraria produssero spesso un discreto sviluppo urbanistico dei centri abitati prossimi alle miniere, come a Caltanissetta, dove tutto il volto della città di fine Ottocento è caratterizzato dalle dimore dei proprietari delle miniere.
Le strutture rimaste, dopo l’abbandono dovuto alla cessazione dell’attività estrattiva, sono lasciate nella maggior parte dei casi all’incuria ed al vandalismo.
Si rende necessaria una catalogazione delle strutture per il fatto che molte di queste, ormai assolutamente fatiscenti, nell’oblio generale, o nella inconsapevolezza, vengono demolite e/o occultate, spesso semplicemente per le consuete opere necessarie alla conduzione dei fondi agricoli presso cui molte sono ubicate. Infatti alla cessazione dell’attività mineraria gran parte di questo territorio è tornato alla sua originaria vocazione.
Dopo la necessaria catalogazione si rende necessaria una pianificazione generale per avviare gli iter legati alla tutela, valorizzazione e messa in sicurezza delle singole emergenze.
Si precisa che i siti minerari di Trabonella, Giumentaro e Giumentarello ricadono attualmente nella perimetrazione della Riserva Naturale Orientata Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale (gestita da Italia Nostra Onlus). Per la prima di queste miniere sono in corso interventi di recupero parziale da parte delle amministrazioni comunale e provinciale di Caltanissetta.