Bollettino 451

Le micidiali new town

Il bluff svelato della ricostruzione – propaganda

 di Vezio De Lucia

 

Questa rivista, per prima, nel giugno scorso, a due mesi dal terremoto, denunciò gli errori gravissimi che venivano compiuti dalla protezione civile. Scrivevamo che la realizzazione di una ventina di micro new town intorno alla città erano una soluzione micidiale, che avrebbe accentuato la già netta propensione del capoluogo abruzzese allo sparpagliamento, a un insensato consumo del suolo, all’esodo verso altri luoghi. E concludevamo che “se non si mette mano subito alla ripresa della vita nel centro storico, il declino dell’Aquila è segnato, e si potrà dire che il terremoto non ha funzionato, come fu in Friuli negli anni Settanta, per dare nuovo slancio alla vitalità culturale, economica e sociale, ma per accelerare fenomeni di crisi già manifesti.” Da allora, abbiamo continuato – in ogni sede, con i comitati locali, con Italia Nostra, promuovendo documenti e pubblicazioni – a comprovare lo spreco di risorse e di territorio che veniva perpetrato ai danni della martoriata città. Dimostrando che il costo delle cosiddette new town è pari a tre volte quello delle tradizionali sistemazioni provvisorie, e con il risparmio si poteva avviare il recupero degli edifici danneggiati, a cominciare dal centro storico.

Ma per mesi, fatte salve pregevoli eccezioni, la denuncia è rimasta inascoltata. Anche autorevolissimi commentatori, insospettabili di simpatia per il governo Berlusconi, hanno continuato a scrivere che la ricostruzione dell’Aquila era un successo. E perfino dopo lo scandalo che ha travolto i vertici della protezione civile, abbiamo letto che sì, ci sono state cose sbagliate, anche gravi, ma la bravura di Bertolaso era fuori discussione, bastava guardare le nuove case per migliaia di senzatetto rapidamente costruite all’Aquila e dintorni.

Poi, come fortunatamente talvolta succede, un po’ alla volta, la verità ha cominciato a venir fuori. Il 19 febbraio la Repubblica ha scritto che “un modello centralista e autoritario – il prototipo del potere berlusconiano – ha trasformato un’antica città con un sistema urbano delicato e un centro storico prezioso e vitale (perderà due terzi degli abitanti e nulla si sa delle strategie e dei piani per farlo rivivere) in un deserto di venti periferie e quartieri satellite che travolgono i luoghi, la memoria, i legami sociali, deformandone l’identità culturale, pregiudicando un futuro a cui è stata promessa «la ricostruzione» e ha ottenuto soltanto un progetto edilizio e nulla più.”

Come si diceva una volta, la ragione finisce sempre con l’aver ragione e, alla fine, la bravura di Bertolaso e del suo sistema di potere è stata colpita a morte. Presa diretta di Riccardo Iacona ha svelato in prima serata gli imbrogli della cosiddetta ricostruzione. E ormai da settimane, tutte le domeniche, gli sventurati cittadini dell’Aquila – che a migliaia stanno ancora negli alberghi a mare o diversamente arrangiati – violano gli assurdi sbarramenti che isolano il cuore della città e provvedono alla rimozione delle macerie che dal 6 aprile 2009 ne ingombrano le strade.

Intanto, un anno dal terremoto, la ricostruzione, la vera e propria ricostruzione, ancora non si vede. L’unica novità è un’insensata diffusione di impalcature che puntellano chiese, palazzi e altri edifici del centro storico, anche quelli strutturalmente irrecuperabili, come non si stanca di denunciare Pier Luigi Cervellati.

Italia Nostra
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