Indirizzo/Località: Piazza Episcopio – Troia (Foggia)
Tipologia generale: architettura religiosa
Tipologia specifica: porta minore della Cattedrale di Troia, in bronzo chiamata la “Porta della Libertà”, versa in gravi condizioni e necessita un urgente restauro. Gli ultimi restauri risalgono al 1951
Configurazione strutturale: due battenti in bronzo con dodici pannelli per battente dove sono raffigurati: parte superiore a sinistra l’icona del committente dell’opera con iscrizioni; seguita dalle icone dei primi otto vescovi di Troia; nella parte centrale quattro maschere leonine con battenti e la firma dell’autore della porta; nella parte inferiore è inciso in otto pannelli l’atto di donazione alla città.
Epoca di costruzione: sec. XII
Uso attuale: l’ossidazione sui battenti in bronzo, ben visibile a occhio nudo, sta arrecando danni irreparabili ai pannelli realizzati nel 1127 dal maestro fonditore Oderisio da Benevento
Uso storico: La Porta della Libertà, oltre ad essere una stupenda opera d’arte, è un documento unico per la storia della città di Troia e del Sud Italia, dal momento che riassume alcuni importanti accadimenti dell’epoca.
Segnalazione: del 28 agosto 2020 – segnalazione della Sezione di Troia di Italia Nostra – troia@italianostra.org
Motivazione della scelta
La preziosa porta bronzea, presente nel lato di Piazza Episcopio della Cattedrale dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, versa in gravi condizioni. Chiamata la “Porta della Libertà”, necessita un urgente recupero. L’ossidazione sui battenti in bronzo, ben visibile a occhio nudo, sta arrecando danni irreparabili ai pannelli realizzati nel 1127 dal maestro fonditore Oderisio da Benevento. Gli ultimi restauri risalgono al 1951, così come segnato sul bronzo della stessa porta. Oderisio da Benevento è anche l’autore della porta principale del duomo, denominata la “Porta della Prosperità”, realizzata nel 1119, anno in cui terminarono i lavori di costruzione della Cattedrale.
La Porta della Libertà, oltre ad essere una stupenda opera d’arte, è un documento unico per la storia della città di Troia e del Sud Italia, dal momento che riassume alcuni importanti accadimenti dell’epoca.
Sui battenti laterali della Cattedrale è inciso quanto segue:
Nella parte superiore, a sinistra, vi è l’icona del committente dell’opera, cioè il Vescovo Guglielmo II che ha una mano protesa verso le mura cittadine a manifestare la dedizione al suo popolo, alla sua città e alla sua Chiesa. Sul pannello in bronzo si legge infatti (traduco le iscrizioni latine): “GUGLIEMO II NORMANNO nono Vescovo della città di Troia”, nonché l’atto di donazione con il quale il Vescovo Guglielmo II dona la città alla Chiesa di Roma rappresentata dagli apostoli Pietro e Paolo: “O principe degli Apostoli, o Pietro, prendi in dono la città di Troia, che io Guglielmo II lietamente di dono”.
Nella parte centrale: Sulla cornice della porta, nel margine a sinistra, si legge: “HIC FVIT NOVÆ TROIÆ”; a seguire vi sono le icone e i nomi dei primi otto vescovi della città di Troia: Oriano, primo vescovo della Nuova Troia, Angelo, secondo Vescovo, e poi Giovanni, Stefano Normanno, Gualtiero I Francigena, Girardo Piacentino, Uberto Cenomanico, fino a Guglielmo II, l’ottavo Vescovo. È da notare che la porta di bronzo è l’unico documento esistente che indica il nome del primo vescovo della “NOVÆ TROIÆ” nella persona di Oriano. Poi seguono quattro maschere leonine con battenti e la firma dell’autore della porta: “Artefice di queste porte fu Oderisio Beneventano”. Nella parte inferiore è inciso in otto pannelli quanto segue (riporto sempre la traduzione dal latino): “Amministratore di giustizia, liberatore della patria, Guglielmo II per grazia di Dio, IX Vescovo di questa venerabile Città di Troia, anche queste porte fece fare con proprio denaro, come generoso dispensatore, nell’anno dell’incarnazione del Signore 1127 ed anno 108° dalla fondazione di questa Città, anno III di pontificato di Papa Onorio II e XXI del Vescovato di Guglielmo II, indizione V, che fu l’anno in cui morì Guglielmo III Duca dei Normanni, morì a Salerno. E ciò avvenne allorché il popolo troiano, per conquistare la propria libertà, distrusse la rocca e munì la città di un vallo e di mura.”
Oltre che per il suo valore artistico, la porta della Cattedrale contiene alcune rilevanti notizie storiche:
a. la data della morte del Duca di Salerno Guglielmo d’Altavilla avvenuta il 1127. Guglielmo era il terzo duca di Puglia: il primo era stato Roberto il Guiscardo, il secondo Ruggiero Borsa e lui era il terzo.
b. la data di fondazione della città di Troia: “…NELL’ANNO DELL’INCARNAZIONE DEL SIGNORE 1127 ed ANNO 108° DALLA FONDAZIONE DI QUESTA CITTA’…” (da qui abbiamo conferma dunque che Troia fu fondata nel 1019);
c. l’anno di insediamento al soglio Pontificio di Papa Onorio II nel 1124;
d. l’anno di insediamento alla sede Vescovile di Troia del Vescovo Guglielmo II il Normanno avvenuta il 1106; e. La scelta politico-militare della rinuncia a qualsiasi altro dominio Normanno dei Troiani e la dedizione di Guglielmo II e della città alla Chiesa romana, da cui derivò l’abbattimento del castello e il rinforzo delle mura cittadine, nonché l’affrancamento da ogni pretesa normanna di Ruggero II, conte di Sicilia. L’affidamento della città di Troia, dopo la morte del Duca, alla Chiesa di Papa Onorio II rappresentata nei battenti dai santi Pietro e Paolo; f. il nome dei primi nove vescovi di Troia e l’unica fonte, come già detto, sul primo vescovo della nuova Troia, e cioè Oriano; g. la potenza politica ed economica del Vescovo Guglielmo II, il quale si definisce: “Amministratore di giustizia, liberatore della patria, Guglielmo II per grazia di Dio, IX Vescovo di questa venerabile Città di Troia…”, oltre che munifico verso la sua città e il suo popolo (“…anche queste porte fece fare con proprio denaro, come generoso dispensatore…”). Dalle incisioni sui battenti – sicuramente dettate dal Vescovo Guglielmo II al maestro fonditore Oderisio da Benevento – si evince tutta la fierezza, il coraggio e la determinazione del Presule e del popolo Troiano. Già questi primi elementi testimoniano l’importanza della Porta della Libertà, che vede la luce in un periodo storico particolarmente denso di avvenimenti in cui la città di Troia fu protagonista. Come abbiamo visto, a quei tempi era Vescovo di Troia Guglielmo II, chiamato il Normanno, una delle più importanti figure, non solo della città, ma di tutto il Mezzogiorno d’Italia. Fu lui a portare a termine nel 1119 la costruzione della Cattedrale iniziata da Gualtiero Francigena dopo il primo concilio indetto da Papa Pasquale II nel 1093. In quegli anni Troia fu al centro di una serie di lotte di conquiste e di successioni. Nel 1111 era morto a Salerno il Duca normanno Ruggiero d’Altavilla, al quale successe suo figlio Guglielmo. Il Duca Guglielmo d’Altavilla era generoso e umile, ma non aveva le qualità del nonno Roberto il Guiscardo e del padre Ruggiero, per questo i suoi vassalli agivano per conto proprio ed erano in continua lotta tra loro, fino al punto che il Conte Ruggiero II di Sicilia nel 1121 dovette più volte intervenire sul continente a seguito di accordi con lo stesso Guglielmo, troppo debole e a corto di soldi per avere un esercito efficiente. Nel 1125, a Messina, a fronte di un grosso prestito Guglielmo riconobbe ufficialmente Ruggiero II quale suo erede. Secondo altre fonti il Duca Guglielmo, moribondo, avrebbe annullato tutte le promesse lasciando il Ducato di Puglia alla Santa Sede. Il Duca Guglielmo morì il 27 luglio 1127 senza eredi. Al suo capezzale vi erano sua moglie Gaitelgrima, il Vescovo di Troia Guglielmo II e il Vescovo di Salerno Romualdo Guarna. Ruggiero II dovette dunque vedersela con molti pretendenti, il più agguerrito dei quali era il Papa Onorio II, forte del fatto che i baroni Normanni alla morte del Duca avevano dichiarato immediatamente la loro indipendenza, così come aveva fatto anche il Vescovo di Troia Guglielmo II, che infatti con i suoi cittadini abbatté il Castello, simbolo dell’oppressione della Signoria Normanna e rinforzò le mura realizzando un fossato, come a sancire l’indipendenza da ogni potere. Troia divenne quindi città libera e sugellò con orgoglio questa sua nuova condizione chiedendo al mastro Oderisio di incidere con il bulino sulla Porta minore bronzea una sintesi di quegli eventi. Intanto Ruggiero non si era dato per vinto: partì dalla Sicilia con sette navi, conquistò Salerno ed ottenne da Alfano, Vescovo di Capaccio, l’unzione sacra del Ducato di Puglia. Dopo la conquista del ducato di Amalfi, sottomise le città di Troia e Melfi, nonché quasi tutta la Capitanata e la terra beneventana, e ritornò in Sicilia. Papa Onorio II nel mese di novembre del 1127 convocò a Troia un concilio e reagì contro Ruggiero II, scomunicandolo. Alla città di Troia concesse la “Magna Charta”, un documento che sanciva privilegi, concessioni e immunità alla Città e alla sua Chiesa. Poi con l’appoggio dei baroni Normanni e del Vescovo di Troia, organizzò un forte esercito che nel 1128 si contrappose alle truppe di Ruggiero, uscendone tuttavia sconfitto a causa del protrarsi delle operazioni e delle continue liti nel proprio campo sulle sponde del Bradano. Papa Onorio si ritirò a Benevento dove investì Ruggiero II del Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, ma non tutti i baroni normanni vollero sottomettersi. Ancora una volta le città pugliesi si ribellarono al nuovo Duca. Nella primavera del 1129 Ruggero II era di nuovo sul continente con tremila cavalieri e seimila fanti, tra i quali i temibili arcieri saraceni. Tutte le città si arresero tranne Troia che si affidò a Rainulfo d’Alife. Purtroppo questi in seguito si accordò con il Duca, disorientando la città, che dovette arrendersi. Il 13 febbraio 1130 Papa Onorio II moriva a Roma. Per l’elezione del nuovo Pontefice si fronteggiarono due fazioni, i Pierleoni e i Frangipane; questi elessero rispettivamente Papa Anacleto II e Papa Innocenzo II. Ben presto fu Innocenzo II ad essere riconosciuto dai più grandi centri cattolici, dalle principali abbazie europee, e da un uomo potente come Bernardo di Chiaravalle, mentre Anacleto II ottenne l’appoggio del Duca Ruggiero II e dei romani. Anacleto II tuttavia promise a Ruggiero la corona regale e promulgò una bolla con la quale gli concedeva la corona di Sicilia, di Calabria, di Puglia e l’onore di Napoli. Egli fu unto “Re di Sicilia” a Palermo dal Cardinale di Santa Sabina il 25 dicembre 1130. La guerra tra il Papa e i baroni normanni contro Ruggero II continuerà fino a quando Rainulfo d’Alife, nominato Duca da Papa Innocenzo II e dall’Imperatore Lotario II, morirà tra le mura di Troia il 30 aprile 1139, vanificando le ambizioni del Pontefice sul meridione d’Italia. Papa Innocenzo II verrà catturato e sarà quindi costretto a concedere la corona reale di Re di Sicilia a Ruggero II che si vendicherà contro Troia e contro Rainulfo. Il corpo di quest’ultimo, allora sepolto nella Cattedrale, subì un grave scempio: ancora putrescente fu legato alla coda di un cavallo e trascinato per le strade di Troia, per poi essere gettato in un acquitrino fuori dalle mura cittadine. Così finiva un’epoca. Troia nei tempi a seguire sarà ancora al centro degli eventi storico-politici della Signoria Normanna e Sveva, fino al triste epilogo della distruzione ad opera del nipote di Ruggiero II, l’imperatore Federico II di Svevia, anche se poi, come una fenice, rinascerà dalle proprie ceneri ancora forte e determinata.