Italia Nostra

Data: 1 Aprile 2020

Perché impegnarsi la camicia se non siamo capaci di spendere i fondi che già abbiamo?

Il tesoriere del PD, l’Onorevole Luigi Zanda, si è lanciato pochi giorni orsono sulle colonne de “La Repubblica”, in una fantasiosa ipotesi per fronteggiare la crisi Coronavirus, mettendo a garanzia dell’aumento del debito italiano gli edifici pubblici, sia degli Enti statali che locali.

Il nostro fornisce anche cifre e stime: si tratterebbe di mettere a garanzia il patrimonio immobiliare statale costituito dalle sedi istituzionali, dagli uffici, teatri e musei che viene valutato in 60 miliardi. A questi si potrebbero aggiungere anche i 300 miliardi degli immobiliari degli enti locali e, già che ci siamo perché non aggiungere anche aeroporti, porti, spiagge, etc.  L’Onorevole Zanda, bontà sua, spiega anche che gli unici beni esclusi sarebbero i beni culturali come il Colosseo e la Fontana di Trevi, perché “mica siamo in un film di Toto”!

E di grazia, si può sapere per che cosa verrebbero spesi i fondi ottenuti a sì caro prezzo?  Proviamo a fare alcune ipotesi:

  • Per sperperare risorse in progetti faraonici ed inutili per cui già si ipotizzano decreti per facilitare la cementificazione del Paese?
  • Oppure verranno dati ai soliti boiardi di Stato, che entrano ed escono con lauti compensi dalle porte girevoli delle Fondazioni e dalle vari aziende a capitale pubblico, lasciando sempre bilanci in rosso?
  • Oppure sovvenzioneranno certi asfittici settori privati, abituati a rendite di posizione e non a piani industriali credibili e sostenibili?

Sorge spontanea una seria considerazione: se, come risaputo, non siamo capaci di spendere i fondi che già abbiamo (quelli Europei, per esempio), perché indebitarsi ulteriormente quando sappiamo che i finanziamenti, su cui dovremo pagare gli interessi, rimarranno sottoutilizzati?

Come riportato dal Sistema Nazionale di Monitoraggio (SNM), al 28 febbraio 2019 lo stato di avanzamento dei pagamenti dei programmi operativi nazionali e regionali (PON e POR 2014-2020) è fermo al 21,64%. Anche quando i fondi vengono spesi dalle regioni virtuose, questo avviene spesso nella forma di sussidi, cioè senza creare innovazione produttiva e maggiore inclusione sociale. Basti pensare ai fondi destinati all’agricoltura, i cosiddetti Piani di Sviluppo Rurale (PSR), che altro non sono che contributi alle aziende.

Oltre a ciò, le Amministrazioni Pubbliche hanno accumulato negli anni un ritardo strutturale nel pagamento dei debiti con le imprese, un fenomeno grave che causa problemi alle aziende italiane in tutti i settori.

A parte le politiche regionali di sviluppo dei distretti industriali del Nord Est, i governi degli ultimi decenni hanno spesso scelto di erogare sussidi – Berlusconi con i 1000 euro di pensione, Renzi con gli 80 euro in busta paga, quota 100 e reddito di cittadinanza del governo giallo-verde – e tagliare servizi essenziali. L’esempio della sanità pubblica è sotto gli occhi di tutti in questi giorni, con il caso eclatante delle ricercatrici dello Spallanzani, prime al mondo a isolare il virus ma inquadrate con contratti precari e sottopagate da uno Stato miope.

Preoccupa ora sentire da più parti levarsi un coro di richieste di sussidi a pioggia e di grandi opere infrastrutturali, come se ciò potesse salvare le sorti produttive del Paese. I fondi dovrebbero arrivare alle PMI italiane che hanno dimostrato in questo decennio resilienza, creatività, imprenditorialità e dinamicità. Oltre a sussidiare chi ha perso il posto di lavoro, va incoraggiata una seria politica di formazione, educazione e reinserimento nel lavoro di questi cittadini. E la PA dovrebbe pagare i debiti che ha accumulato con le imprese.

E infine è venuto il momento di finanziare la tutela dell’ambiente e del Patrimonio Culturale, la riduzione del rischio idrogeologico, città meno inquinanti, agricoltura capace di produrre cibo sano, Green Deal che non sacrifichi il paesaggio a tecnologie di fatto insostenibili, servizi essenziali come la sanità efficienti … ma non a parole, nei fatti.

Quindi, prima di impegnarsi la camicia e sperperare fondi, oggi più che mai sarebbe bene ottimizzare le risorse.

ITALIA NOSTRA

 

Per saperne di più sul Monitoraggio dei pagamenti dei Fondi europe:i:

http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/attivita_istituzionali/monitoraggio/rapporti_finanziari_ue/monitoraggio_politiche_di_coesione_2014-2020/2019-02-28/Monitoraggio-Politica-di-Coesione_Situazione-al-28-febbraio-2019.pdf

 

 

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