La mostra è l’esito della ricerca condotta da Alessandra Bello, fotografa di paesaggio e architettura, e Gianluca Specia e documenta i segni che il paesaggio dolomitico porta ancora oggi delle antiche linee di fronte della Grande Guerra. L’idea che dà vita a questo progetto ha le sue radici nell’esperienza personale degli autori e nella consapevolezza del grande potere comunicativo insito nella fotografia, poiché questi luoghi vanno salvaguardati non perché luoghi di memoria del sacrificio, ma in quanto identitari di una memoria diversa. Il paesaggio racconta la vita, i timori, le speranze di quell’epoca ma non solo: ci parla anche di motivazioni storico-politiche, successi e fallimenti. Questo complesso simbolico/monumentale di rara importanza si unisce al valore geologico/naturalistico, già riconosciuto, aumentandone il valore. Le Dolomiti acquistano così anche una loro dimensione di identificazione di una collettività. L’indagine fotografica, condotta ad analisi della relazione che c’è fra storia e paesaggio, del valore simbolico che acquista il paesaggio nel portare la memoria di questa storia recente, si pone l’obiettivo di far comprendere che questi paesaggi sono la forma materiale della nostra storia e ci appartengono in quanto cittadini e vanno salvaguardati anche per questo motivo. Il concetto fondamentale che sottende tutte le immagini è che ‘Il paesaggio racconta’; attraverso i suoi teatri di roccia e ghiaccio, le sue forme, la sua morfologia e tutto ciò che lo abita e lo trasforma esso ci parla di noi e della nostra storia.
Italia Nostra
Bolzano: mostra fotografica “Dolomiti inaccessibili”
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