Italia Nostra

Data: 8 Maggio 2017

Torino: la Cavallerizza Reale segnalata per la Prima Giornata nazionale dei Beni Comuni

Italia Nostra chiama ad una prima “Giornata nazionale dei Beni Comuni” il 14 maggio, per evocare un vigoroso aumento di consapevolezza sul valore del nostro patrimonio di beni culturali e del paesaggio e di come, nonostante continue dichiarazioni di attenzione e di cura e vigilanza attiva da parte dello stato, e anche significativi interventi di restauro da parte di privati, enorme sia l’entità di quanto non venga adeguatamente protetto e anche di quanto sia sostanzialmente ignorato. Una consapevolezza che non si tradurrebbe solo in un certo impressionante carico di doveri prima sottovalutati, ma nel godimento di una ricchezza spirituale che può veramente migliorare la qualità di vita.

A Torino in questa giornata Italia Nostra propone una visita guidata alla Cavallerizza Reale, già parte dell’Accademia Reale, un Bene Comune straordinario cui negli ultimi anni improvvide decisioni del Comune avevano assegnato un destino di privatizzazione con possibilità di fruizione pubblica estremamente limitate, e con verosimili pesanti manomissioni  edilizie per consentire il massimo di resa per un uso alberghiero di lusso, residenziale ecc. Ora da tre anni grazie all’“occupazione-presidio” di un gruppo di cittadini giovani e meno giovani l’attenzione della cittadinanza si è riaccesa su questo destino, ed il processo di privatizzazione si è momentaneamente arrestato, ma esistono ancora gravi rischi in questo senso per buona parte del complesso storico. Italia Nostra ha condotto in questi anni opera di studio critico e di sensibilizzazione, con numerosi interventi in sede locale e azione in sede nazionale presso il Ministero dei Beni Culturali. La visita guidata sarà condotta dai Prof.Arch. Anna Gilibert e Giovanni Lupo, già docenti del Politecnico di Torino, e da Luciano Viotto dell’Associazione Cavallerizza, che illustreranno il complesso nel suo profilo storico e storico-architettonico, e anche nelle sue possibilità come centro culturale a disposizione di tutta la comunità.

Inizio della visita alle 10.30 di domenica 14 maggio a partire dall’ingresso di via Verdi 9.

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Per approfondimento:

La Sezione torinese di Italia Nostra e il Consiglio Regionale del Piemonte, avevano già segnalato nel Convegno annuale del 2014 la situazione di secolare abbandono del complesso monumentale noto come Cavallerizza Reale di Torino, parte integrante della “zona di comando” della capitale sabauda, e come tale nucleo centrale del sistema di Residenze Sabaude riconosciuto nella Lista dei Beni UNESCO. Tutte le regge delle monarchie assolute hanno attribuito nel Seicento e nel Settecento grande importanza alle strutture per i cavalli, ma solo a Torino queste sono state costruite in contiguità con gli ambienti del governo, della cultura e della burocrazia. Con l’avvio del secondo ampliamento della città verso Po, l’architetto di corte Amedeo di Castellamonte nel 1673 ha tracciato questa catena di edifici, impressa nella memoria collettiva sia per le caratteristiche architettoniche sia per il ruolo nella formazione di ministri, generali e uomini illustri dell’Ancien Régime sabaudo, del Risorgimento e dell’Italia unita. Nonostante il degrado, l’insieme della Cavallerizza Reale risulta ancora riconoscibile nell’aspetto austero e nobile che si vede nel Theatrum Sabaudiae del 1682 e la planimetria generale delineata dal Castellamonte rimane rispettata.

Costruita nell’arco di tre secoli insieme agli altri edifici rappresentativi del potere – Archivio di Stato, Accademia Militare, Teatro Regio, Segreterie di Stato (ora Prefettura), Armeria Reale, Biblioteca Reale e Palazzo Reale – solo la Cavallerizza Reale non è stata periodicamente restaurata e oggi si trova in condizioni molto precarie. La disparità di conservazione appare evidente sia negli spazi interni, sia dai Giardini Reali dove il fronte lungo quasi trecento metri mostra un decadimento evidente verso il lato più lontano da Palazzo Reale. I corpi di fabbrica della Cavallerizza Reale, articolati su vari cortili comunicanti tramite portici e passaggi voltati, erano originariamente dedicati ad aule di istruzione e addestramento, maneggi, scuderie, alloggi e locali di servizio, residenze temporanee. Nella zona più interna, la grandiosa sala della vera e propria Cavallerizza di metà Settecento, di Benedetto Alfieri, sembra ancora integra, con le alte finestre a flabello, anche se negli ultimi anni è stata occupata da una struttura teatrale con gradinate e controsoffittature che ne impediscono la vista.

Quando si seppe che l’Amministrazione stava per alienare la Cavallerizza in tutto o in parte, un gruppo di operatori dello spettacolo, impediti nell’uso dei locali, decise di “occupare”, con l’intento di sventare la privatizzazione: da allora i locali sono aperti e frequentati da un pubblico eterogeneo; si svolgono attività culturali autonomamente gestite e riunioni di studio per individuare una soluzione sostenibile. Senza un sostanziale intervento a sostegno, di tipo teorico ed economico, la situazione rimane precaria: occorre portare all’attenzione di tutti questo caso che mostra carattere di urgenza per la salvaguardia di una serie di edifici molto studiati da Università, Uffici Tecnici dell’UNESCO e di Amministrazioni Locali ma non protetti né inseriti in alcun programma di recupero. A Torino come in altre città la lotta tra finanza e diritti non sembra ancora avviata a una soluzione. Nel caso in oggetto una gestione e una progettazione partecipate, insieme alla disponibilità di tecnici qualificati a formare al suo interno laboratori di autoformazione, potrebbero offrire un’opportunità eccezionale per un recupero a costo ridotto di un complesso monumentale di grande rilievo, e insieme per un uso innovativo e responsabile di un distretto culturale metropolitano.

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