Italia Nostra

Data: 2 Dicembre 2022

Il Ministero della Cultura restituisce voce al paesaggio italiano e ai territori

Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il suo Sottosegretario, Vittorio Sgarbi, giustamente affermano che non si può pensare di distruggere il paesaggio per assicurare autonomia energetica al Paese. Italia Nostra, la prima associazione a comprendere quale devastante impatto avrebbero avuto le pale eoliche, concorda con l’impostazione di buon senso espressa dal MiC. Italia Nostra sostiene la transizione energetica e ritiene che possa essere conseguita contemperando interessi e esigenze diverse, tutte ugualmente importanti per l’Italia.

Attualmente giacciono presso la Commissione di VIA nazionale ben 517 progetti eolici, 264 impianti fotovoltaici di grandi dimensioni che in maggioranza dovranno essere installati su terreni agricoli e altri 195 impianti agro voltaici. Una enormità che è solo una parte di quanto programmato per la transizione ecologica. Affrontare questo cambiamento senza una riflessione sul rapporto costi/benefici delle FER, sui rendimenti effettivi (non drogati dagli incentivi), sulle tecnologie migliori per il nostro Paese, è follia. Non tenere in debita considerazione attrattività turistica del nostro paesaggio, sapendo quanto PIL e lavoro dipendono dal settore, è altrettanta follia. Lo stesso dicasi per i terreni agricoli, risorsa preziosa che non può più essere sacrificata, senza attenta riflessione, alla produzione di energia fotovoltaica.

Il costo di produzione delle diverse tecnologie è estremamente vario. L’elemento determinante è la capacità produttiva rispetto alla potenza installata: a causa della scarsità e della variabilità del vento le pale eoliche in Italia producono metà dell’energia prodotta dalle pale eoliche collocate sui mari del Nord e la costa atlantica d’Europa. Dati incontrovertibili certificano che l’Italia è inadatta all’eolico e presenta valori di produzione molto bassi rispetto a quelli delle pianure tedesche e dei mari del Nord che si attestano su circa 3000 ore anno, con punte di 3700 (esempio: l’impianto Thor in Danimarca (1000 MW) è in costruzione senza incentivi puntando a una 4600 ore/anno). Tutto questo mentre le ore annue di produzione in Italia si attestano a 1720. Questi dati parlano da soli. Viene allora spontaneo chiedersi perché si programma di installare altri 10 GW di eolico On Shore in Italia.

L’insolazione italiana, al contrario, consente al fotovoltaico una capacità produttiva eccellente a livello europeo: i 33 GW di pannelli fotovoltaici previsti dal PNIEC per il 2030 richiedono circa 50.000-60.000 ettari di area adatta, pari a 500-600 kmq. Meglio metterli su spazi meno pregiati: i tetti dei capannoni industriali (circa 700.000 secondo il WWF); le aree degradate da bonificare, corrispondenti a circa 9.000 kmq; i tetti degli edifici pubblici e privati al di fuori dei centri storici, circa 760 kmq; cui vanno aggiunte tutte le aree di manovra, parcheggio e stoccaggio. Con ciò si darebbe una redditività diffusa al territorio, alle famiglie e alle PMI, non concentrata nelle mani dei grandi operatori internazionali.

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