La lettura del Paesaggio non può prescindere dalla conoscenza della struttura geologica e di come questa struttura si è formata e si andrà a trasformare. Osservare un territorio solo con l’occhio del progettista equivale a vedere le cose solo da un unico punto di vista, senza cogliere la visione globale, nell’ottica della sua mutabilità nella dimensione Spazio/Tempo, la quale è regolata dall’evoluzione dinamica degli equilibri naturali.
In questa ottica la cartografia geologica dell’Italia è un primo strumento utile per comprendere i fenomeni naturali e che, solo affinando l’osservazione degli eventi naturali si stimola la sete del “Sapere”, la quale rappresenta “immagine stessa dalla conoscenza”. Solo, quindi, interrogandosi sul “perché delle cose” si riesce a “leggere” nell’apparente immenso disordine in cui si mostra ogni paesaggio, dove ogni “cosa” sembra essere regolata dal “caso” e da eventi accidentali e non dall’armonia della Natura.
L’importanza della lettura geologica del territorio
Gli studi geologici, a differenza di quelli storici, cercano di proiettare nel Tempo le proprietà fondamentali dell’Universo allo scopo di coglierne le reali strutture storiche, predeterminarne le verità fuori del tempo rendendo, così, possibile l’individuazione di un ordine né contingente né arbitrario.
La geologia si può concepire, quindi, sia come una scienza naturale sia come una disciplina storica, per tale motivo risulta essere l’anello di congiunzione tra le scienze naturali e quelle storico-sociali. La memoria storica, infatti, se analizzata per determinare le verità fuori del tempo, sarà proiettata alla ricerca dei fenomeni che regolano gli equilibri naturali, finalizzati all’individuazione degli sviluppi futuri nel divenire delle cose. I fenomeni naturali sono mutabili nel tempo e nello spazio.
In parole semplici, in Natura nulla è statico ed immutabile, ma tutto si trasforma a diverse velocità, per tale motivo, anche forme o equilibri, all’apparenza statici, sono in realtà oggetto di trasformazioni anche imponenti, ma con una scala di misura temporale diversa da quella umana e quindi non percepibile dai nostri sensi.
Il paesaggio
Il Paesaggio, come tutto in natura, è inserito in questa struttura mutabile e quindi il progettista paesaggista dovrà inserire, nell’impostazione metodologica del progetto la variabile “Spazio-Tempo” ed indirizzare le scelte alla “gestione” secondo le leggi fondamentali della Natura e giammai pensare di “costruire ambienti innaturali” solo per soddisfare le esigenze economico-finanziarie e le mode del momento senza aver analizzato preventivamente cosa si può fare e cosa non si deve fare.
L’evoluzione della ricerca scientifica oggi è in grado di ricostruire il senso che precede, ordinare e teorizzare le evoluzioni future delle forme con le quali si presenta il paesaggio con sempre maggior precisione a seconda della raffinatezza e della capacità di lettura tra le righe del libro della “Natura logica”.
La Valutazione d’Impatto Ambientale
La Valutazione d’Impatto Ambientale è quella Scienza, sconosciuta ai più e/o male interpretata e attuata, che valuta se una qualsiasi azione e/o la sommatoria di azioni antropiche siano compatibili o meno con la dinamica degli equilibri naturali del territorio. Lo Studio d’Impatto Ambientale deve:
- Individuare principalmente quali sono i fattori che regolano l’evoluzione naturale dell’Ambiente in cui si opera;
- Valutare come si sono evoluti nella dimensione Spazio-Tempo;
- Quale sarà la fisionomia futura;
- Quale l’Impatto antropico sugli equilibri mutati e se tali mutamenti si porranno in armonia oppure in contrasto alla tendenza evolutiva dell’equilibrio armonico tra Ambiente Naturale e Territorio Antropizzato.
Troppo spesso, dopo un evento naturale, passata l’emergenza, ci si affretta ad eseguire, con l’istituto della somma urgenza, lavori che contrastano l’effetto indesiderato, alterando ulteriormente la dinamica degli equilibri ambientali. Con tale approccio metodologico, dopo pochi anni, tutti gli interventi si riveleranno dannosi perché non agendo sulla rimozione delle cause che hanno generato l’evento indesiderato ma solo incrementando gli elementi di contrasto si aumenta il rischio e si espongono i territori a nuovi e peggiori dissesti.
Riccardo Caniparoli, geologo, consigliere nazionale di Italia Nostra

