Foto del giorno

Veneri, desideri e imprevedibili accostamenti nei Musei

23 Luglio 2020

«L’arte sempre accende le luci del paradiso che, la tetra mano dei non artisti, torna ogni volta a spegnere» – ha scritto Savinio.
Nei giorni scorsi, la notissima influencer Chiara Ferragni si è fatta fotografare – audace, bionda e sbarazzina – di fronte al celebre dipinto di Botticelli Nascita di Venere. Nella superba Galleria degli Uffizi, a Firenze. La foto, resa pubblica, ha scatenato una serie infinita di analisi, di peculiari commenti esegetici. E d’altronde Chiara Ferragni è un‘icona, una Venere. Un mito del nostro tempo. C’è poco da fare. Uno dei temi, degli interrogativi posti è questo: è il dipinto botticelliano, e con esso il Museo, a guadagnare visibilità e visitatori dalla immagine della Ferragni, oppure è la Ferragni a guadagnare ulteriore visibilità e lauti guadagni da questa speciale location fotografica?

Facciamo uno sforzo di analisi e di studio. Può essere utile. Siamo di fronte a un caso, a un’immagine in cui il rapporto figura-sfondo assume significati e valenze davvero particolari, pregnanti. Ma di cosa stiamo parlando, vi chiederete. Stiamo parlando di uno degli elementi fondamentali nella composizione ma anche nella lettura di un’immagine: il rapporto tra figura e sfondo. Nello specifico, si tratta di una serie di processi percettivi che applichiamo durante la lettura di un’immagine o di un’opera d’arte, assegnando inconsciamente alla figura il ruolo primario e allo sfondo un’importanza meno rilevante.
Innanzitutto per “figura” si intende quell’elemento – o insieme di elementi – delimitato da un contorno che, all’interno di un’immagine, attira la nostra attenzione. Per “sfondo” si intende la parte dell’immagine che avvolge la figura, e che ci appare più lontana e indefinita (per questo il nostro occhio la considera come parte secondaria dell’insieme). La Gestaltpsychologie (psicologia della forma) – più comunemente definita Gestalt –, è un orientamento della psicologia della percezione sorto in Germania all’inizio del Novecento. I teorici della Gestalt hanno dato vita a una serie di leggi, dette “leggi di organizzazione percettiva o della configurazione”. Ecco cosa ci dicono del rapporto figura-sfondo: 1) la superficie o le forme più piccole tendono a essere lette come figure, quelle più grandi come sfondo; questo perché le prime sembrano possedere una densità maggiore rispetto alle seconde; 2) le forme chiuse, più nitide e definite, vengono generalmente percepite come figure, mentre quelle aperte come sfondo; questo perché le prime sembrano possedere maggiore densità rispetto le seconde; 3) la forma più semplice, significativa o pregnante tende a prevalere su una più complicata, risultando come figura, mentre quella più elaborata come sfondo; 4) le forme simmetriche – più pregnanti e semplici –, vengono percepite come figure, mentre quelle asimmetriche e irregolari vengono percepite come sfondo; 5) le forme convesse tendono a prevalere sulle forme concave, pertanto vengono lette come figure; l’occhio e il cervello tendono quindi a considerare come sfondo o “buco” le forme dai profili concavi; 6) la parte inferiore di un’immagine viene letta generalmente come figura, mentre la parte superiore come sfondo. Questo deriva dal fatto che, inconsciamente, associamo la parte bassa alla materialità della terra, e quella alta allo spazio vuoto del cielo. Importante, infine, è sottolineare che figura e sfondo non possono essere letti contemporaneamente, poiché il cervello deve necessariamente selezionare i numerosi stimoli che riceve. Essi non possono essere osservati insieme, con lo stesso grado di attenzione, poiché la visione della prima esclude necessariamente l’altra.

Spero davvero che queste note relative alla psicologia della forma possano aiutare a sciogliere dubbi e interrogativi suscitati dal gesto e dalla foto della bella Ferragni. Ma, a conclusione di questa breve dissertazione, non posso fare a meno di mostrare un’altra immagine davvero speciale: Sophia Loren posa davanti alla Gioconda di Leonardo da Vinci, al Museo del Louvre di Parigi. Una splendida foto in bianco e nero del 1964. Un’immagine – mutatis mutandis – analoga a quella di Chiara Ferragni agli Uffizi. Che altro dire? Siamo comunque inevitabilmente confusi e persino storditi di fronte a tanta bellezza. Ma è sempre meglio essere confusi e storditi dalla bellezza, che dalla avvilente, pervasiva mediocrità.

POSCRITTO
Nella pioggia di polemiche e repliche sullo “scandalo” Ferragni agli Uffizi, arriva la pronta risposta di Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma, che afferma. «Le opere nei musei non sono avulse dal mondo. Anzi, è normale e giusto identificarsi. L’arte e l’archeologia raccontano storie di persone come noi, non sono intoccabili, non sono reliquie da tenere nascoste e tirare fuori solo per la festa del santo patrono». E lancia una nuova sfida: #AccostamentiNeiMusei. Protagonista del primo paragone è Marilyn Manson, vicino alla testa di Gorgone proveniente dal Santuario di Portonaccio a Veio di fine VI secolo a.C.. «Gli influencer sono persone che agiscono stimolando i desideri altrui – conclude Nizzo. E anche i musei hanno questo obiettivo: dovrebbero generare il desiderio di conoscere, di approfondire, di trovare nuove chiavi di lettura del mondo. Il desiderio è la chiave di tutto, e i musei purtroppo hanno smesso di generarli».

Prof. Leandro Janni, Presidente di Italia Nostra Sicilia

 

Veneri, desideri e imprevedibili accostamenti nei nostri musei_2020