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Ex Lanificio Florindo Martino a Sepino (CB)

Data aggiornamento12/06/2021
Denominazione beneEx Lanificio Florindo Martino a Sepino (CB)
RegioneMolise
ProvinciaCampobasso
ComuneSepino
LocalitàRione Pantano
IndirizzoVia Guglielmo Marconi
Indirizzo di georeferenziazione (da Google MAPS) 41.404545, 14.619496
CategoriaBeni culturali
Categoria specialistica bene culturaleFabbrica
Inserire immagine sepino-1.jpg
Descrizione immagineVista dell'ex Lanificio Florindo Martino
Inserire immagine Dettaglio-del-pilastro.jpg
Descrizione immagineDettaglio del pilastro metallico della pensilina (foto: De Vincenzi F., 2010, p. 36)
Inserire immagine sepino-2.jpg
Descrizione immagineViste di alcune macchine ancora conservate all'interno del Lanificio
Descrizione generale del beneL’ex Lanificio Martino sorge presso il Comune di Sepino (CB), in un luogo che, per diversi secoli, ha rappresentato un importante nodo di scambio per i traffici mercantili e, allo stesso tempo, una fiorente area produttiva. L’antica fabbrica si trova, infatti, non lontana dal Ponte San Rocco che, fin dal medioevo, costituiva un punto di passaggio obbligato per i mercanti che attraversavano questi territori. Inoltre, in una rappresentazione della città, risalente al 1853, Filippo Cirelli mostra la presenza di una particolare opera idraulica che, attraverso un canale di adduzione e una condotta forzata a cielo aperto, alimentava con le acque del torrente una serie di strutture utili alla macinazione delle derrate, alla fabbricazione della carta e alla trasformazione della lana. Si può, quindi, intuire che lo stesso stabilimento Martino sia nato dallo sviluppo di una di queste preesistenti officine ad alimentazione idraulica.

L’attività del Lanificio ha inizio nel 1886 e, in questo periodo, così come riportato dal Masciotta, la produzione doveva basarsi sull’utilizzo di macchinari mossi da un generatore alimentato mediante un gas povero. Il sistema organizzativo della fabbrica prevedeva l’intera filanda al piano terra, mentre i macchinari per la tessitura erano posizionati al piano superiore. L’edificio, così come quello attuale, si sviluppava intorno ad una corte centrale, attraverso una sequenza di ambienti a pianta rettangolare. Mancavano, però, alcuni corpi di fabbrica, riconducibili ad una fase successiva, e il piano superiore di uno dei saloni principali (gualchiera).

Tali ampliamenti risalgono ad un periodo compreso tra il 1905 e il 1930 quando il sistema di produzione fu trasformato e adattato ad una più efficiente alimentazione idraulica. In particolare, furono aggiunti i due corpi adiacenti al cancello di ingresso, ossia quelli che, nella nuova organizzazione aziendale, fungevano, al piano terra, da uffici amministrativi. A questi si somma il piccolo volume che attualmente sporge dal corpo principale ingombrando parzialmente lo spazio della corte.

Le due diverse fasi, legate essenzialmente ad aspetti funzionali dettati dai due sistemi di alimentazione della produzione, sono facilmente riconoscibili sia grazie alla diversa tessitura muraria dei corpi addossati all’edificio originale sia per i diversi caratteri stilistici delle finestrature presenti su una stessa facciata. Inoltre, quello che oggi costituisce il muro divisorio tra quelli che abbiamo definito come ambienti di seconda fase e il grande salone della gualchiera, mostra tutti i segni del suo essere stato un prospetto principale. È, infatti, chiaramente leggibile la presenza di un portale d’accesso e una serie di finestre, mai tamponate, riconducibili, per stile, a quelle della prima fase.

A questa seconda fase deve risalire anche il pilastrino in lega metallica che sorregge la pensilina posta al centro della corte e che, con le sue forme neoclassiche, richiama componenti strutturali tipiche della “Grande Industria” europea di fine Ottocento.

Da un punto di vista strutturale il fabbricato è composto, essenzialmente, da murature in blocchetti di pietra posizionati secondo filari regolari allettati con malta cementizia. Le coperture, a capanna, sono rette da capriate lignee, a vista in alcuni ambienti, mentre i solai interpiano sono costituiti da un tavolato in legno retto da un sistema di travi e pilastrini metallici.

La fabbrica fu dismessa nel 1970 e, ad oggi, risulta in stato di abbandono. La maggior parte dei tetti sono crollati e, i detriti derivanti da tali crolli, hanno aumentato in maniera eccessiva il carico gravante sui solai interpiano provocando, in alcuni casi, anche il loro cedimento.

Appare opportuna, quindi, un’azione di restauro e recupero di tale esempio di archeologia industriale al fine di arrestare i meccanismi di degrado e dissesto e, allo stesso tempo, promuovere un suo riuso attraverso l’inserimento di una nuova attività compatibile con i suoi caratteri tipologico-funzionali.
Presenza di elementi di pregioAll'interno dell'edificio si riscontra la presenza di un pilastrino in lega metallica che sorregge la pensilina posta al centro della corte. Questo presenta forme neoclassiche tipiche dell'architettura industriale europea di fine Ottocento.
Interesse culturale del bene (c.d. vincolo)
Tipo interesseIl bene presenta un interesse culturale dichiarato con apposita "Dichiarazione di vincolo" riconducibile al D.L.VO 490/1999 art. 2 del 5 Aprile 2004.
Interesse pubblico del beneIl bene rappresenta un interessante esempio di archeologia industriale che, a differenza di altri manufatti di questi tipo presenti sull'area, non possiede una matrice prettamente rurale o artigianale, bensì un carattere riconducibile alle grandi industrie europee di fine Ottocento. Infatti, nonostante derivi dalla sovrapposizione di più fasi, appare comunque come una struttura omogenea composta da un'armonica sequenza di capannoni con copertura a capanna che richiamano molto le grandi fabbriche dell'epoca.

Essa, inoltre, caratterizza in maniera forte il paesaggio circostante ed è simbolo di un'area che, per secoli, ha avuto un forte carattere produttivo ed è stata punto nodale dei traffici mercantili.
Periodo di realizzazioneXIX secolo
Funzione in passatoIl bene a partire dal 1886 e fino alla sua dismissione, avvenuta nel 1970, ha avuto la funzione di lanificio, ossia di un centro di lavorazione e trasformazione della lana.
Elementi di rilievo dal punto di vista storico-documentaleIl bene rappresenta un esempio di edificio industriale tipico della seconda metà del XIX secolo.  E', quindi, testimonianza di un' architettura di stampo produttivo la cui conformazione è strettamente legata alla sua funzione e all'organizzazione della produzione.

Conserva, inoltre, alcune macchine un tempo utilizzate per la lavorazione della lana.
Nome autoreFrancesco
Cognome autoreDe Vincenzi
TitoloFlorindo Martino: manifattura della lana a Sepino
Anno2010
Casa editriceAssociazione Culturale ArcheoIdea
Codice ISBN2036-3028
InArcheoMolise
Sito/URLhttp://vincoliinrete.beniculturali.it
Stato di conservazionePessimo
Motivazioni del degradoAspetti strutturali (crolli), Aspetti strutturali (mancanza di tetto), Generali (abbandono)
Descrizione dello stato di conservazioneL'antica fabbrica appare fortemente danneggiata a causa di una serie di crolli che hanno fortemente compromesso la sua stabilità. La maggior parte delle coperture risultano essere crollate e, con loro, anche alcuni dei solai interpiano hanno subito gravi danni dovuti proprio all'aumento dei carichi.
ProprietàSoggetto privato
Tipologia soggetto privatoPrivato cittadino
Funzione attuale del beneIl bene è attualmente in stato di abbandono.
Eventuali proposte di riutilizzo:Il bene, in forte stato di degrado e dissesto, dovrebbe essere sottoposto ad azioni di restauro volte al consolidamento della struttura, al restauro delle sue superfici e al recupero degli antichi macchinari ancora custoditi al suo interno e soggetti, a causa del crollo delle coperture, all'azione degli agenti atmosferici.

Contestualmente si potrebbe ipotizzare un suo riuso attraverso l'attribuzione di una nuova destinazione d'uso compatibile con i caratteri tipologico-funzionali dell'architettura industriale.
E’ raggiungibile da una strada?
E’ raggiungibile da un sentiero?No
E’ possibile avvicinarsi?
E’ possibile accedere all’interno?No
IndicazioniIl bene è raggiungibile dal centro di Sepino proseguendo verso sud lungo Via Roma e poi lungo Vico Storto Santa Maria. Da qui, svoltando su Via Guglielmo Marconi, si arriva al cancello che rappresenta il punto di accesso al sito di archeologia industriale.

Il complesso non è, però, accessibile sia perché soggetto a dissesti statici sia perché il cancello, unico ingresso, è chiuso.
E' aperto al pubblico?No
Altre noteArch. Angela Lato

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