Indirizzo/Località: Via Santa Chiara, 49 – Squillace (Catanzaro)
Tipologia generale: edificio di culto
Tipologia specifica: monastero
Configurazione strutturale: complesso monastico di pregio la cui costruzione risale alla fine del ‘500, composto da edifici conventuali e relativa chiesa, situato nei pressi della cattedrale di Squillace, nel centro storico del borgo
Epoca di costruzione: sec. XVI
Comprende: la sola chiesa di Santa Chiara è stata schedata nel Catalogo Generale dei Beni Culturali, il resto del complesso è rappresentato dal massiccio edificio conventuale
Uso attuale: il bene attualmente non è accessibile. I primi lavori di restauro, terminati nel 2010 e mirati alla conservazione e al consolidamento delle strutture di tutti gli edifici del complesso monumentale, sono stati interrotti per esaurimento fondi.
Uso storico: il complesso monasteriale ebbe un ruolo fondamentale per la crescita urbana della città e della diocesi di Squillace. Nel corso dei secoli si articolò in diversi corpi edilizi, e fu punto di riferimento tanto che meritò il nome delle Minniti, in quanto in esso numerose erano le converse appartenenti a quella famiglia.
Condizione giuridica: proprietà pubblica
Segnalazione: del febbraio 2020 – segnalazione della Sezione di Catanzaro di Italia Nostra – catanzaro@italianostra.org
Motivazione della scelta: L’area che un tempo ospitava la Chiesa di Santa Chiara, di cui oggi restano i ruderi, occupa una superficie di 530 m² su pianta rettangolare. Il lato sud-est, tutte le volte, e gli archi del livello superiore, sono attualmente completamente distrutti. Resta ancora abbastanza definita la facciata principale, la torre campanaria e i muri perimetrali del primo livello sul lato nord, nord-ovest con gli archi che sostengono il primo ballatoio. La facciata principale raggiunge al timpano l’altezza di 16,15 m, mentre la torre campanaria arriva ad un’altezza di 21 metri fuori terra.
La superficie reale del Bene, occupata dai ruderi e dall’edificio conventuale si può delimitare ad un’area di circa 960 m²; i lati sud-est e nord-ovest danno sulla strada principale di accesso al paese a pochi passi dalla Cattedrale. Tale strada da sud sale adiacente ai ruderi della chiesa per poi curvare e portarsi in direzione opposta adiacente al lato nord-ovest del monastero. Questo tornante circoscrive un’area semicircolare adibita a piazzetta davanti alla facciata principale della Chiesa di S. Chiara. Il corpo Monastero si sviluppa su una superficie di 310 m² su 4 livelli di cui uno quasi completamente interrato. L’edificio, a forma di “L”, è sostanzialmente costituito da due blocchi, uno a pianta pressoché rettangolare unito con il lato corto al lato lungo dell’altro blocco, avente pianta trapezoidale.
Sul lato nord-ovest sono presenti gli ingressi ai tre livelli del Monastero di cui quello per l’ultimo livello è realizzato tramite una passerella sostenuta da un arco in pietra alla quale si accede da una piccola area-giardino situata a monte del complesso. I restanti due lati del monastero danno sulla parte interna tra Monastero e area ruderi a formare una corte. L’altezza delle facciate è di circa 15 metri. Su tutte le facciate del Monastero sono presenti aperture e vani finestre.
Il bene attualmente non è accessibile.
Il complesso conventuale è ubicato in borgo di notevole pregio che vanta storia millenaria, sede vescovile antichissima, Squillace. Il paese possiede un bel castello restaurato, numerose chiese antichissime e palazzi nobiliari.
Inoltre il borgo di Squillace è attiguo alla zona archeologica di Scolacium, a pochi chilometri dalla Costa Jonica e ai siti Cassiodorei anch’essi oggetto di grande interesse per la loro futura valorizzazione.
I lavori iniziali, terminati nel 2010 e mirati alla conservazione e al consolidamento delle strutture di tutti gli edifici del complesso monumentale, sono stati interrotti per esaurimento fondi.
Per evitare che l’edificio cada nuovamente in abbandono e si vanifichino le risorse già impiegate, occorre che si punti nuovamente il riflettore e si stimolino tutti gli organi competenti al fine di intercettare nuove risorse quali ad esempio quelle messe in campo per i borghi, per il definitivo completamento dei lavori e la restituzione dello stesso alla comunità.
Il recupero definitivo di questo complesso completerebbe e valorizzerebbe un contesto già di grande valore artistico e culturale nonché turistico, raro in una regione che ha visto gran parte del suo patrimonio artistico distrutto dai terremoti.