Italia Nostra

Data: 3 Giugno 2020

Villa Romana detta Casa del Diavolo – Lavello (PZ): segnalazione per la Lista Rossa

Indirizzo/Località: Contrade San Francesco e Canalicchio  –  Lavello (Potenza)

Tipologia generale: area archeologica

Tipologia specifica: villa romana

Configurazione strutturale: resti di villa romana con, ben visibile, impianto termale

Epoca di costruzione: dal I secolo a. C. al tardoantico

Comprende:  dalle ultime indagini archeologiche si è desunto che la villa ha subito almeno tre fasi edilizie. I resti dell’edificio sono ben visibili, tra alberi di olivo, dalla strada Bradanica che conduce dopo pochi chilometri allo stabilimento Fiat-Sata di San Nicola di Melfi.

Uso attuale: il sito archeologico è in uno stato di abbandono e degrado, immerso nella campagna circostante senza una perimetrazione né una recinzione a salvaguardia, né cartelli segnaletici che ne indicano la presenza

Uso storico: villa rustica

Condizione giuridica: proprietà del Comune di Lavello, sito vincolato dalla Soprintendenza Archeologica per la Basilicata

Segnalazione: del 21 aprile 2020 – segnalazione della Sezione Vulture Alto Bradano di Italia Nostra – vulturealtobradano@italianostra.org

Motivazione della scelta: L’area archeologica è posizionata su una collinetta ad una altitudine di circa 200 metri s. l. m.

Allo stato attuale la zona è sottoposta a vincolo archeologico e con un accordo tra Soprintendenza e Comune di Lavello, l’intera area archeologica è stata acquisita dal Comune di Lavello.

La villa, dotata di terme, è datata, in base a vari elementi, dal I secolo a. C. al tardoantico. Molto probabilmente però la località denominata Casa del Diavolo ha avuto una frequentazione anche in età repubblicana o tardo-repubblicana. Dalle ultime indagini archeologiche si è desunto che la villa ha subito almeno tre fasi edilizie.

L’area archeologica non è molto facile da raggiungere a causa di un tracciato in sterrato che porta solo nelle vicinanze del sito. Non presenta cartelli o segnaletica di individuazione.

Il sito è caratterizzato da due collinette solcate da un canale di deflusso di acque piovane ed è poco distante dalla strada del Basso Melfese e i resti dell’edificio sono ben visibili, tra alberi di olivo, dalla strada Bradanica che conduce dopo pochi chilometri allo stabilimento Fiat-Sata di San Nicola di Melfi.

Per valorizzare l’area archeologica, che si estende su una superficie molto vasta, occorre una sistematica perlustrazione del sito con scavi archeologici regolari ed indagini approfondite. L’utilizzo di questi spazi, tra storia, archeologia e natura potrebbe riservare ai potenziali visitatori un richiamo didattico-culturale importante e una fruizione naturalistico-paesaggistica da non sottovalutare.

Ma l’elemento strategico della sua posizione, nel corso dei secoli, trova sostegno anche in altri elementi, come la provenienza da questi luoghi di numerose epigrafi latine e cippi miliari che attestano il transito nei paraggi della via Herculia. Inoltre la zona è circondata da numerose ville e fattorie di epoca romana che sono state edificate nei pressi del fiume Ofanto (a pochi chilometri dalla villa denominata Casa del Diavolo) e che insistono vicino a ruderi di un ponte romano (finora sconosciuto), denominato Ponte Rotto.

 

RIFERIMENTI STORICO-BIBLIOGRAFICI

  1. Volpe, La Daunia nell’età della romanizzazione, Bari 1990. A. Bottini, L’attività archeologica in Basilicata, in A.C.S.M.G., 2° vol. Taranto 1993. M. L. Nava – V. Cracolici – R. Fletcher, La romanizzazione della Basilicata nord-orientale tra Repubblica ed Impero, in A.C. P. P. S. D., San Severo 2005. G. Catarinella, Gli insediamenti rurali in età romana nel territorio di Lavello: una ricognizione storico-archeologica, Grottaminarda 2019.

 

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