Lo storico Giustino Fortunato (1848-1932), “il più grande e illuminato studioso del Meridione” secondo Indro Montanelli (che lo aveva conosciuto nel 1930) aveva definito la Calabria “uno sfasciume pendulo sul mare”. A distanza di due secoli, possiamo ritenere superata la definizione di Giustino Fortunato?
E’ noto come il territorio calabrese, per caratteristiche geologiche, strutturali, morfologiche, climatiche, sia particolarmente esposto ai pericoli di dissesto idrogeologico, la cui entità e frequenza, specie negli ultimi decenni, risultano assai preoccupanti. Dissesto che interessa gran parte dell’Italia, ma che vede il meridione e la Calabria coinvolti per almeno il 30% del loro territorio.
Più di 7000 frane all’anno rilevate su colline e montagne, rischio alluvioni su molte centinaia di ettari di pianure, dovute per lo più ad una estesa e diffusa deforestazione anche in aree protette, come nei parchi nazionali della Sila e del Pollino, con tagli “autorizzati” e/o abusivi che stanno riducendo il manto vegetale, rendendo fragile la stabilità dei soprassuoli.
Senza dimenticare la piaga degli incendi boschivi, quasi sempre dolosi, uniti all’abbandono delle campagne, spesso incolte e prive di manutenzione. Altra nota dolente, le fasce litoranee. Su 700 chilometri di costa calabrese, alcune centinaia presentano gravi fenomeni di erosione costiera. Com’è noto, le spiagge e le dune sabbiose costiere e subcostiere e gli ambienti umidi retrodunali e litoranei rappresentano ecosistemi tra i più vulnerabili e più seriamente minacciati. Sfortunatamente, nei tempi recenti, questi delicati ecosistemi sono stati esposti a molteplici fattori di pressione antropica, quali l’inquinamento delle acque costiere, la crescente urbanizzazione, gli incendi ed infine lo sfruttamento turistico, industriale, commerciale (attività portuali) estrattivo (cave di sabbia). Nella regione, il problema dell’abusivismo lungo le coste è talmente diffuso, quasi endemico, che ha raggiunto numeri insostenibili, anche perché tali abusi riguardano persino aree protette, siti di interesse comunitario ed aree archeologiche.
Per non parlare delle pianure, spesso ricoperte da squallide ed impattanti cementificazioni, mega parcheggi bitumati, rigorosamente privi di vegetazione, enormi e sproporzionate rotatorie e svincoli stradali, con conseguente distruzione di migliaia di ettari di suolo agricolo, barbaramente consumati. Tra questi, particolarmente preoccupante il fenomeno della cementificazione anche di oliveti secolari sotto la pressione di insediamenti industriali (spesso cattedrali nel deserto), fenomeno aggravato anche da un crescente commercio clandestino. Continuando con questo dissennato modo di procedere, in Italia si potrebbe arrivare ad un consumo di suolo agricolo di ben 75 ettari al giorno nei prossimi 20 anni, corrispondente ad una superficie di circa 100 di campi di calcio al giorno. Un dato impressionante.
Nessuna meraviglia se su questo territorio, instabile e fragile, sfregiato da cementificazione, abusivismo, deforestazione e scarsa manutenzione, un evento piovoso più forte del normale (come avviene sempre più frequentemente in tutto il Paese in questi ultimi anni) causa dissesti immani e perfino lutti.
Rimane sempre vivo, nonostante siano trascorsi tanti anni, il dramma vissuto a Crotone il 14 ottobre 1996, quando l’esondazione del fiume Esaro ha causato sei vittime e danni ingenti al territorio.
Esperienza drammatica replicata proprio in questi giorni, questa volta senza vittime, il 21 novembre 2020, quando per una bomba d”acqua di inauduta violenza si sono riversati in città e nel territorio più di 280 mm di acqua. La città, irriconoscibile, diventata una immensa laguna tra mare in tempesta e fiumi esondati, un ponte crollato, un altro chiuso per danni. Un vero incubo, che ha messo in ginocchio un territorio già provato dalla grave emergenza sanitaria da Covid-19.
Non è stata l’unica tragedia in Calabria causata da eventi alluvionali e/o da rischio idrogeologico, purtroppo. Rispetto alle conseguenze di questi eventi, nessuna programmazione e/o pianificazione adeguata per prevenire e fronteggiare le emergenze da parte delle Istituzioni preposte. Queste emergenze “ambientali”, vecchie e nuove, oltre alla sicurezza dei cittadini, coinvolgono le attività umane dall’economia alla salute e alla cultura. E’ stato calcolato che la mancata prevenzione è costata all’Italia, solo dal 2009, oltre un milione di euro al giorno, senza contare la perdita di vite umane, di beni personali, di patrimonio naturale e culturale, di paesaggio.
Si dovrebbe investire in un piano nazionale per la manutenzione e messa in sicurezza del territorio, con conseguente, positiva ricaduta occupazionale diffusa, a ragione della maggiore quantità di microimprese coinvolte. Italia Nostra ritiene che questo modello occupazionale porterebbe ad un impiego di manodopera, anche qualificata, di gran lunga superiore a quella generata dall’attuale modello basato su “Grandi Opere”. Lo stesso Umberto Zanotti Bianco, partecipando a Milano – nel 1957 – ad un convegno nazionale sul rischio idrogeologico del Paese, aveva ricordato la estrema fragilità del territorio calabrese, soggetto a continue frane, alluvioni e ad eventi sismici altrettanto devastanti, per prevenire i quali era doveroso programmare manutenzione e cura costante del territorio regionale!!!
Per quanto riguarda la programmazione per la prevenzione del rischio idrogeologico in Calabria, essa è stata sottovalutata dalla politica che per tanti anni ha gestito il territorio con ben altre finalità. Una conseguenza visibile nel territorio calabrese: il proliferare di vaste discariche per i rifiuti, dovute alla mancata attuazione di un adeguato e moderno piano regionale, grossi impianti industriali per la produzione di energia “falsamente” rinnovabile, come le centrali a biomasse, gli impianti eolici e quelli fotovoltaici a terra, che hanno comportato un forte consumo di suolo agricolo e pesante impatto paesaggistico ed ambientale, senza produrre ricadute positive in termini di economia e di occupazione, con l’arricchimento di pochi soggetti e la perdita di patrimonio comune (salute, sicurezza, paesaggio, ambiente).
Tutto ciò purtroppo accade, nonostante siano in vigore strumenti legislativi in materia, come il Piano per l’Assetto Idrogeologico della Calabria, approvato nel 2001, che non ha certo rappresentato – per le amministrazioni locali – un adeguato modello di riferimento, ma piuttosto un ostacolo da superare.
Davanti a questa “crisi” della politica, (che è anche crisi etica), che si ostina colpevolmente a trascurare se non ad ignorare, a tutti i livelli, la manutenzione e la messa in sicurezza dell’ambiente, intervenendo solo nelle emergenze, a disastro ormai avvenuto, con conseguenti costi elevatissimi in termini di danni materiali e di vite umane, non ci si può meravigliare che si siano aggregati spontaneamente dei cittadini all’interno di associazioni di volontariato, per svolgere l’indispensabile opera di supplenza a causa della conclamata inadeguatezza delle Istituzioni preposte.
Succede così che Italia Nostra, associazione nazionale costituita nel 1955, sostenga le ragioni di alcuni coraggiosi cittadini che si oppongono alla devastazione del loro territorio intraprendendo azioni anche legali, a volte trovando come controparte le stesse Istituzioni preposte alla difesa.
Situazioni davvero paradossali, con le quali la politica dovrà confrontarsi, riflettendo sulle continue emergenze ambientali che stanno devastando il nostro Bel Paese, un tempo definito Giardino d’Europa*.
A questo punto, non c’è tempo da perdere e non ci sono più alibi: la politica e le Istituzioni pubbliche dovranno finalmente decidere se continuare a perseguire una gestione colpevolmente inadeguata del territorio, ovvero se mettersi al servizio della “polis”, della collettività, dando risposte concrete ai cittadini in termini di sicurezza, salute, ambiente, cultura.
In particolare, per la Calabria, Italia Nostra auspica che si apra una pagina nuova per la regione, non più uno sfasciume pendulo sul mare, ma quella splendida terra ricca di natura, storia, cultura ed arte ereditata dai nostri Padri!
Crotone, 22 novembre 2020
Teresa Liguori
Vice presidente nazionale Italia Nostra
* “Un’Italia che frana e si sbriciola non appena piove impone alla nostra attenzione il problema di fondo ed il più trascurato dalla politica italiana: la difesa dell’ambiente, la sicurezza del suolo, la pianificazione urbanistica. I disastri arrivano a ritmo accelerato: e tutti dovremmo aver capito che ben poco essi hanno di naturale poiché la loro prima causa sta nell’incuria, nell’ignavia, nel disprezzo che i governi dimostrano per la stessa sopravvivenza fisica del fu Giardino d’Europa e per l’incolumità dei suoi abitanti”.
(Antonio Cederna, Corriere della Sera, 3 gennaio 1973)
per ulteriori informazioni:
DISSESTO IDROGEOLOGICO Calabria 23 NOV. 2020
La cronaca di questi giorni:
Crotone: Italia Nostra esprime gratitudine a tutti i soccorritori e i volontari che si sono prodigati in questi giorni drammatici:
Allarme di Italia Nostra per l’antico Oratorio bizantino di San Marco a Rossano:



















