Da tutta Italia a Finale Emilia sono giunti ragazzi decisi a salvare, mattone dopo mattone, frammento dopo frammento, la Torre dei Modenesi, con quell’orologio rimasto a metà, diventato simbolo del drammatico terremoto del 20 maggio. Come gli “angeli del fango” dell’alluvione di Firenze, i “ragazzi della torre” sentono di dover partecipare a qualcosa di importante: la tutela del nostro straordinario patrimonio. Un segnale che ci dà speranze.
Leggi “La voce di Italia Nostra: no alle demolizioni!” di Alessandra Mottola Molfino (dal Bollettino n. 472 “La terra trema”)
Da Il Resto del Carlino (27.07.2012) di Stefano Marchetti:
C’È UN SOLE che spacca le pietre, ma i ragazzi della torre non hanno paura: loro, le pietre non le spaccano ma le accarezzano, le esaminano una per una e poi le sistemano ordinatamente, come se fossero gioielli. I mattoni interi vanno da una parte, i mezzi mattoni da un’altra, i frammenti di legno, le travi o il ferro in un’apposita cassa, e se spunta un pezzo decorato o istoriato viene subito messo al sicuro. ARRIVANO da tutta Italia, i ragazzi della torre. Si passano la parola su Facebook, lavorano ore e ore per raccogliere, separare e sistemare le pietre della Torre dei Modenesi di Finale Emilia. Quella che il terremoto della notte del 20 maggio ha affettato a metà, dall’alto al basso come con una mannaia, poi è crollata del tutto poche ore dopo. Quella dell’orologio mozzato che è finito anche su Time, simbolo del dramma e della distruzione di una nobile storia. LA TORRE avrebbe compiuto 800 anni proprio nel 2013: dei suoi 32 metri di altezza ora resta solo un mozzicone, con l’ingresso desolatamente aperto sul nulla, e un mucchio di macerie. Ed è tra queste pietre che decine di volontari si sono messi all’opera già da alcuni giorni: «Siamo venuti qui con qualche amico da Formigine», dice Maurizio. «Per noi significa sentirci parte di qualcosa di grande», aggiunge Luca, sudatissimo. Nel weekend sono tantissimi, dormono in tenda e si mettono all’opera di buon mattino: domani arriveranno anche gruppi da Erba e da Como. «Ricostruiremo la torre, ce la faremo — assicura Massimiliano Righini, appassionato storico e assessore alla cultura —. Per questo, non dobbiamo disperdere alcuna pietra»… (continua a leggere)
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