Italia Nostra

Data: 4 Maggio 2020

Fase 2 e rifiuti. Si teme la catastrofe in mare. Intervista a Silvio Greco

Sul problema della dispersione dei rifiuti in mare, abbiamo realizzato un’intervista al Prof. Silvio Greco, biologo marino, già dirigente di ricerca dell’ISPRA, attualmente direttore della sede romana e calabrese della stazione zoologica “Anton Dorhn” di Napoli.

Dopo il lockdown, il governo ha deciso la riapertura di alcune attività introducendo la Fase2. In questi giorni a tener banco sono le proteste delle attività commerciali che chiedono una riapertura generalizzata e le difficoltà logistiche per i 4,5 milioni di lavoratori che riprendono le proprie mansioni in ambito lavorativo. In nessun conto è stato tenuto l’allarme ambientale lanciato dalle associazioni e da esperti come il Prof. Silvio Greco.

D.) Prof. Greco, ci può illustrare quali sono gli esiti già visibili di alcuni comportamenti attuati dai cittadini in fase di “lock down” sull’ecosistema marino?

R.) Da giorni ormai i battellini pulisci mare rinvengono materiali come guanti monouso e mascherine in grande quantità. Bisogna considerare che questi rinvenimenti rappresentano solo una piccola parte dei rifiuti che probabilmente sono già finiti in mare e che si vanno ad aggiungere all’impressionante mole di plastiche presenti sui fondali. Il problema della dispersione di simili materiali aveva già evidenziato una situazione gravissima. Figuriamoci ora, con l’uso massiccio di dispositivi similari da parte dei cittadini in ogni parte d’Italia. D’altronde se dovessimo tenere in conto le prescrizioni d’uso dei dispositivi, per ognuno di noi si tratterà di indossare almeno tre mascherine al giorno, si capisce bene che la condizione dei rifiuti in generale, ed ancora di più di quelli dispersi in mare, diventerà insostenibile. Saranno miliardi di dispositivi da utilizzare e da gettare via dopo l’uso. Il rischio che finiscano in mare, da quanto già abbiamo potuto osservare, è altissimo! E i nostri mari non possono permettersi una tale catastrofe!

D.) Ricordiamo quali sono i rischi connessi alla dispersione di tali materiali in mare.

R.) Dobbiamo tener presente anzitutto la situazione attuale. I rifiuti in plastica che galleggiano sulla superficie del mare rappresentano una quantità indicata tra il 3% e il 5%. Moltissimi mari italiani, tra i quali figura certo il bacino Mediterraneo in generale, ma in particolare l’alto Tirreno e il Mar Ligure hanno già un serio problema di inquinamento da microplastiche. Il problema è che i rifiuti in plastica molto spesso vengono confusi dagli abitanti del mare con le loro prede abituali. Da qui, entrano a far parte della catena alimenatre dell’essere umano consumatore di pesce. In media noi ingeriamo circa 5 grammi di plastica a settimana. Con quesa ondata di nuova plastica il rischio molto serio è quello di arrivare ad un quantitativo pari a 7 grammi.

D.) Cosa possiamo fare allora per scongiurare questo drammatico epilogo?

R.) Anzitutto ci dobbiamo battere affinche’ i materiali utilizzati per i dispositivi di protezione personale siano costituiti o solo da polipropilene o solo da polietilene, escludendo così i materiali accoppiati che non sono riciclabili. In questo modo si potrà dar vita al riciclo dei materiali conferendo il rifiuto all’interno dei contenitori domestici per la plastica.

D.) E dal punto di vista ambientale?

R.) Noi dobbiamo chiedere che nella ripartenza economica siano apportate delle misure volte a cambiare quella stessa situazione che ci ha portato a vivere la pandemia. Siamo arrivati a questo punto perché per decenni abbiamo deforestato, imposto ritmi di produzione insostenibili sia con gli allevamenti intensivi, che sono estremamente inquinanti, sia con le industrie manifatturiere, travalicando i confini imposti da un ambiente naturale che per secoli aveva permesso un equilibrio tra le diverse specie viventi.

D.) Cosa possiamo fare noi nel concreto?

R.) Dobbiamo essere proprio noi i primi a fare. Dobbiamo muoverci, dal basso. Ogni azione è importante. Si può pensare che già solo un comunicato video arriva a moltissime persone. Il video che ho pubblicato recentemente ha ottenuto 40.000 visualizzazioni e lo continuano a condividere anche fuori dall’Italia. Il punto vero è proprio è questo: dobbiamo smuovere le coscienze e coinvolgere gli altri. Solo così potremo scongiurare una ripartenza altrimenti davvero dannosa e pronta a riproporre quei comportamenti che hanno permesso la diffusione della pandemia del COVID-19. Il rischio vero è dietro l’angolo…e si chiama COVID-20, COVID-21, ecc…E da questo rischio ci si protegge solo attuando comportamenti e pratiche che siano finalmente rispettosi degli ecosistemi e dell’ambiente in generale.

CHI E’ SILVIO GRECO:

Silvio Greco, biologo marino, è dirigente di ricerca della Stazione zoologica A. Dohrn, docente di Controllo delle produzioni agroalimentari e di Sostenibilità ambientale presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, membro della CSNA (Commissione scientifica nazionale per l’Antartide), membro della COI (Commissione oceanografica italiana), presidente del Consiglio scientifico ambiente e mare di Coldiretti e membro del consiglio scientifico del WWF e Marevivo. Ha effettuato campagne di pesca scientifica in quasi tutti i mari del mondo partecipando a sei campagne di ricerca in Antartide. Autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche in Italia e all’estero, ha scritto Guarda che mare con Cinzia Scaffidi (Slow Food Editore, 2007), Il pesce, illustrato da Sergio Staino (Slow Food Editore, 2015), e Un’onda di plastica con Raffaella Bullo (Manifestolibri, 2018). La Plastica nel Piatto (Giunti Editore 2020).

 

 

Per chi volesse leggere la lettera inviata dal Prof. Greco al Presidente del Consiglio, on. Giuseppe Conte:

Lettere Presidente Conte-convertito

Per chi volesse vedere il contributo video del Prof. Greco:

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