La scomparsa di Andrea Emiliani, ad 88 anni, priva il nostro Paese di una delle figure piĆ¹ rappresentative della tutela italiana dal dopoguerra ad oggi, un grande maestro per molti di noi, un vero combattente per la salvaguardia del patrimonio artistico e del paesaggio italiani, che dal momento del suo inserimento nei ruoli delle Soprintendenze ha saputo applicare la disciplina della storia dellāarte ad una amministrazione sul territorio oculata e sistematica, attenta alla conservazione ma proiettata verso una gestione dinamica e intelligente che nella ricerca e nella verifica costante dovesse trovare le ragioni per una autentica politica dei beni culturali a beneficio della collettivitĆ . Il titolo di una sua famosa pubblicazione curata nel 1971, āLa conservazione come pubblico servizioā, nel tratteggiare lāipotesi di un piano strategico di tutela territoriale, parlava chiaramente la lingua della necessitĆ della pianificazione per ogni azione di autentica conservazione richiamando al contempo la vera identitĆ dellāesercizio della tutela, quella di pubblico servizio. Per questo ricevette fra i primi il Premio Zanotti Bianco di Italia Nostra.
Romagnolo dāorigine, cresciuto in Urbino e UniversitĆ a Bologna dove il suo vero maestro fu Francesco Arcangeli, laureato poi a Firenze con Roberto Longhi, divenne prestissimo ispettore della Soprintendenza di Bologna retta allora da Cesare Gnudi (vi era entrato con la qualifica di salariato); da direttore della Pinacoteca Nazionale lavorĆ² con Gnudi al raddoppio degli spazi e alla riorganizzazione completa degli allestimenti iniziando dagli anni ottanta una densa attivitĆ espositivaĀ tesa alla rilettura dei grandi maestri della scuola pittorica bolognese ed emiliana, dai Carracci a Guido Reni, dal Guercino a Giuseppe Maria Crespi passando per il suo pittore preferito, Federico Barocci – solo per citare i maggiori -, continuando e rafforzando quella tradizione espositiva inaugurata a Bologna dalle Biennali dāarte antica, nate negli anni Cinquanta, che hanno visto la partecipazione di insigni studiosi italiani e stranieri. Bologna ĆØ stata per decenni, grazie ad Emiliani, una fucina di idee, in stretto rapporto con grandi musei europei e americani e i loro responsabili. Per lui la dimensione internazionale, nella ricerca come nelle relazioni, si ĆØ unita con lāattenzione al territorio inteso quale contesto naturale artistico e antropologico espressivo di civiltĆ . Altri tempi, in cui la fiducia nella possibilitĆ di un avanzamento concreto nella gestione del patrimonio attraverso la conoscenza e la corretta conservazione, unita a precisi obiettivi di crescita culturale nella scuola e nei musei, trasformava lāutopia di una societĆ migliore, perchĆ© piĆ¹ consapevole della ricchezza dei propri beni e della propria storia, in ipotesiĀ programmatiche di ampio respiro sapendo coniugare centralismo dello Stato e decentramento amministrativo in una unica visione strategica, complice una politica condivisa:Ā āuna politica dei beni culturaliā. In questo ambito Emiliani ha promosso e diretto le campagne di rilevamento e catalogazione dei beni culturali in Emilia e in Romagna dalla fine degli anni Sessanta segnando uno spartiacque fra passato e futuroĀ di censimento a tappeto del patrimonio culturale e demoantropologico della regione, con attenzione a quei patrimoni cosiddetti minori, alle espressione degli artigianati artistici, al territorio come museo, fondando, insieme a Lucio Gambi, lāIBC della regione Emilia Romagna, primo e per certi versi unico esperimento italiano di istitutoĀ preposto alla conoscenza e alla gestione decentrata del patrimonio naturale e artistico al servizio della programmazione territoriale e culturale degli enti locali. Dal sapere e dalla conoscenza doveva scaturire lāazione.Ā Ā Esemplari a questo proposito la collana dei Rapporti della Soprintendenza e le tante pubblicazioni dedicate alla conservazione e alla gestione dei patrimoni della regione con lāocchio vigile ai problemi dellāambiente antropizzato e del paesaggio nonchĆ© della cittĆ storica, ambito cui si ĆØ dedicato fino allāultimo.
Attento alla legislazione e alle sue norme applicative, ebbe ad inaugurare la stagione degli studi sulle antiche leggi dello stato italiano preunitario, per spingersi poi allāesame di quel travagliato periodo che contrassegna il nostro paese dopo le campagne napoleoniche, dal quale nacque il museo modernamente inteso nelle accezioni di nazionale e civico, questāultimo espressivo delle diverse virtĆ¹ cittadine dāItalia.
Consiglio Regionale Emilia Romagna di Italia Nostra
foto Marco Baldassari
Andrea Emiliani in lenta discesa della scala che unifica la Sala di Guido Reni ai Carracci nella Pinacoteca di Bologna. Foto diĀ Marco Baldassarri