Italia Nostra

Data: 21 Giugno 2020

La prossima emergenza di Venezia

L’emergenza dell’epidemia e la crisi economica conseguente non devono far passare in secondo piano un’altra emergenza che Venezia sta già vivendo e che nei prossimi anni si inasprirà: la variazione eustatica dovuta al riscaldamento globale. Dopo il picco mareale di 187 cm dello scorso novembre e lo stillicidio di acque alte sino a Natale – con 3 eventi di 150 cm in soli 6 giorni, quando mai si era verificato più d’un evento nello stesso anno e la permanenza del livello del mare sopra i 110 cm per 50 ore, durata anch’essa mai registrata prima (fonte: Ispra, Cpsm, Cnr-Ismar) – , ecco il 4 giugno un’alta marea di 116 cm, anomala per l’estate, un’avvisaglia del prossimo autunno.

La proposta di aumentare le resistenze idrauliche nelle bocche di porto con cassoni removibili auto-affondanti (intervento che avrebbe tutelato efficacemente la città sin dal prossimo autunno) è caduta, dal momento che in una riunione in Prefettura, a gennaio, i commissari del Mose avevano annunciato che sarebbe stato possibile mettere in funzione il Mose a partire dal 30 giugno (scadenza slittata al 10 luglio).

Si sta discutendo tuttavia a che quota sollevare le barriere in questa fase provvisoria, e si ipotizza solo a fronte di maree di oltre 130-140 cm, garantendo l’accessibilità al porto ma sacrificando la città. Pensare inoltre di mettere in esercizio per la prima volta in condizioni estreme un’opera del cui funzionamento non si hanno sufficienti garanzie, fa tremare: da oltre 20 anni fonti autorevoli hanno ipotizzato la possibilità che in particolari condizioni di mare il sistema entri in risonanza e possa addirittura collassare (nessuna risposta alla nostra richiesta – reiterata per anni – di una valutazione ‘terza’ dell’affidabilità dell’opera).

Sembra manchi la consapevolezza di quel che ci attenderà il prossimo autunno: secondo l’Ispra, nel nord Italia la situazione è grave in quanto la temperatura media e aumentata di +2,03°C (a fronte di un aumento globale di ‘soli’ +0,98 °C), superando il limite prefissato nel 2015 da Cop21 di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. È noto che il rischio di un cambiamento irreversibile si accresce se il riscaldamento supera i 2°C (o anche 1,5°C). Ma la ripresa economica dopo la crisi sanitaria allenterà le tutele ambientali e le emissioni aumenteranno.

A fronte di una situazione così grave, la preoccupazione di far ripartire la croceristica con i vecchi progetti di Marghera, destinati al fallimento, appare anacronistica: sappiamo tutti che il porto endolagunare, anche commerciale, ha gli anni contati.

La miopia della politica, preoccupata del momento e del consenso immediato, sgomenta.

Vogliamo rivolgerci alle istituzioni, ai candidati alle prossime elezioni, ma soprattutto ai cittadini perché si uniscano a tutti coloro che temono per la sopravvivenza della città. La situazione esige interventi e risposte immediate che non sono il Mose. Bisogna innanzitutto attuare rapidamente il progetto che mette in sicurezza Piazza San Marco con un sistema di valvole e restaurando il sottosuolo, progetto risolutorio rispetto a quello preoccupante delle “lastre di vetro” a conterminazione del nartece. È necessario attuare la proposta lanciata dal professor Stefano Boato di un grande piano per il riequilibro della Laguna attraverso un credibile Aggiornamento del Piano Morfologico, non più affidato al Corila (il cui precedente Aggiornamento era stato bocciato dal Ministero dell’Ambiente) bensì a enti pubblici quali Ispra, Cnr etc.

Stiamo correndo verso il baratro: secondo il Cnr il 12 novembre abbiamo rischiato i 240 cm di picco di marea e il fenomeno estremo potrebbe ripetersi.

Il consiglio direttivo della Sezione di Venezia di Italia Nostra

 

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