Italia Nostra

Data: 8 Aprile 2013

Nuove indagini della Dia sull’“affaire eolico”

Vito Nicastri, “signore del vento”, re degli impianti eolici da Roma in giù, si vantava di essere un self made man, e soprattutto un imprenditore che avrebbe ridato speranza al Mezzogiorno d’Italia attraverso l’energia pulita. Secondo le indagini della Direzione investigativa antimafia, invece, Nicastri sarebbe stato solo uno spregiudicato manager al servizio dell’ultimo grande latitante di Cosa nostra siciliana, Matteo Messina Denaro.

Così, il tribunale misure di prevenzione di Trapani ha disposto una confisca senza precedenti per il signore del vento: ammonta a un miliardo e 300 milioni di euro, tanto valgono le 43 società di capitali che Nicastri utilizzava per gestire i suoi affari nel settore dell’eolico e del fotovoltaico. E’ stata una proposta della Dia, diretta da Arturo De Felice, a far scattare il provvedimento, firmato la settimana scorsa dal collegio presieduto da Piero Grillo. Nicastri era quello che in gergo si chiama lo “sviluppatore”: realizzava e vendeva, chiavi in mano, parchi eolici, con ricavi milionari. Da Trapani a Messina, da Enna a Catania, il cinquantaseienne imprenditore originario di Alcamo (Trapani) non aveva rivali nel campo dell’energia pulita. Le indagini del centro operativo Dia di Palermo, coordinato dal colonnello Giuseppe D’Agata, svelano che Nicastri avrebbe potuto contare sulla protezione di Cosa nostra. Gli investigatori parlano di “contiguità”, che si sarebbe tradotta in:  “Comunanza di interessi, una lunga attività di fiancheggiamento e di scambio di reciproci favori, una rapporto fondato sulla fiducia e sui vicendevoli vantaggi che ne possono derivare”. In ogni piazza d’investimento Nicastri avrebbe trovato un partner criminale: da Matteo Messina Denaro, nella provincia di Trapani, a Salvatore Lo Piccolo nel Palermitano, agli ‘ndranghetisti di Platì, Africo e San Luca. Non è mai emerso nulla di decisivo che potesse far scattare un arresto per l’imprenditore. Adesso, però, tanti piccoli tasselli di molte indagini hanno portato alla confisca di un impero economico.

L’indagine della Dia conferma ciò che noi di Italia Nostra abbiamo sempre sostenuto: ovvero che la pervasiva, indiscriminata affermazione dell’eolico in Sicilia, nel Mezzogiorno d’Italia, ha costituito negli ultimi anni una delle più potenti speculazioni affaristico mafiose, un ulteriore, grave elemento di degrado, di depauperamento del paesaggio e dell’identità nazionale.

Leandro Janni

Presidente del Consiglio Regionale Italia Nostra Sicilia

Coordinatore nazionale dei Consigli Regionali di Italia Nostra

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