Italia Nostra

Data: 24 Marzo 2020

Padova: sull’ex Foro Boario in Prato della Valle si pronuncia l’Anac

Sul progetto di finanza dell’ex foro Boario in Prato della Valle a Padova si pronuncia l’autorità nazionale anticorruzione. Dando seguito ad un esposto del 2016 presentato dall’allora parlamentare, on. Alessandro Naccarato, l’Anac ha mosso vari rilievi al piano sottoscritto e autorizzato a quell’epoca dall’amministrazione Bitonci con privati investitori. “Vedremo come la faccenda evolverà – ha sottolineato Renzo Fontana, presidente provinciale di Italia Nostra – e se si pronuncerà anche la Corte dei conti, alla quale abbiamo presentato a nostra volta un esposto per danno erariale nel 2016, evidenziando gli immotivati vantaggi concessi ai privati dopo la cancellazione dell’oneroso autosilo sotterraneo a loro carico, cancellazione che ha fatto decadere l’interesse pubblico alla base del progetto di finanza. Privati che però continueranno a beneficiare per quarant’anni (pardon: trentanove) di ben l’86% degli introiti di uno dei più redditizi parcheggi di proprietà pubblica (un bel salasso per le casse comunali: vedasi i bilanci certificati dell’APS) e di quelli derivanti dagli esercizi commerciali ricavati nell’edificio, anch’esso – va sempre ricordato – di proprietà pubblica. Il Comune si è a tal punto auto-espropriato di un suo bene, che non è stato nemmeno in grado di ritagliarsi una stanzetta all’interno dell’immobile. L’unico spazio graziosamente concessogli è una sala usufruibile per soli 55 giorni all’anno (equivalenti al 14 %, contro il solito inscalfibile 86% dei privati). Senza contare che nell’accordo non ci pare sia stata inserita nessuna clausola che preveda la riconsegna dell’immobile debitamente risistemato dopo quarant’anni di utilizzo.”

Il progetto ha conosciuto un iter lungo e complesso. Prese le mosse nel 2004 e poi, attraversando varie amministrazioni, giunse, seppur privato di un suo elemento consistente dal punto di vista dell’equilibrio economico finanziario e dell’interesse pubblico della proposta, quale l’edificazione dell’autosilo nel sottosuolo, all’amministrazione Bitonci che lo licenziò. E le questioni sulle quali puntare l’attenzione non sono relative soltanto a questo aspetto. La qualità del restauro e la possibilità per il Comune di rientrare in possesso di un bene “usurato” da 39 anni di intensa attività non cessano di porre interrogativi.

“Tutto questo in cambio di lavori di “restauro” – prosegue Fontana – che di restauro hanno ben poco, trattandosi di una pesante ristrutturazione, confezionata a misura dei privati investitori, e guidata, anzi dettata con ogni evidenza, dalle esigenze di intensivo sfruttamento commerciale del monumento, che hanno prevalso sulle più scrupolose e corrette modalità d’intervento confacenti a un pregevole edificio progettato oltre un secolo fa dall’ing. capo del Comune, Alessandro Peretti, e caratterizzante il lato meridionale del Prato della valle. A nient’altro che a mere finalità commerciali risponde infatti l’impattante vetrificazione dell’ampio loggiato terreno, il quale ha perso la sua originaria permeabilità e la sua funzione di filtro fra il grande invaso del Prato e la retrostante Piazza Rabin.  Un monumento-chiave e punto di passaggio di migliaia di visitatori della città, stravolto e svilito a usi ordinari e scontati: un supermercato e una (futura) banca, più un paio di (futuri) caffè/ristoranti.”.

Dopo il pronunciamento dell’Anac, l’associazione attende anche il pronunciamento della Corte dei Conti.

“Ci chiediamo se un intervento come questo sia in tono con le ambizioni di una “città d’arte”. – conclude Fontana – O non fosse invece giusto, al posto di una destinazione commerciale incompatibile con la dignità del monumento, riservare l’immobile a usi culturali, in particolare come sede di un museo della città, tuttora purtroppo mancante, a differenza di altri centri, con relativo impianto didattico, biblioteca ecc., utile alle scolaresche, ai Padovani tutti, e ai turisti.Potrebbe essere questo il primo gesto di risarcimento nei confronti dell’edificio monumentale se, sulla scorta delle decisioni dell’Anac e della Corte di conti, il Comune potrà tornare, ci auguriamo presto, in pieno possesso del suo patrimonio.”,

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