Italia Nostra

Data: 4 Dicembre 2017

Premio “Umberto Zanotti Bianco” 2017: intervista a Angelo Cambiano

Si pubblica l’intervista a cura di Leandro Janni, presidente del CR Sicilia di Italia Nostra, ad Angelo Cambiano, ex sindaco di Licata, che ha ricevuto una Menzione speciale durante la cerimonia del Premio “Umberto Zanotti Bianco” tenutasi il 24 novembre 2017 a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato della Repubblica).

1) Alle scorse elezioni regionali siciliane Lei ha accettato la designazione ad assessore da parte dei 5Stelle, da parte di Cancelleri che aveva parlato di “abusivismo di necessità”. Come spiega questa scelta?

La scelta di accettare la designazione ad Assessore Regionale da parte del Movimento cinque stelle è stata una scelta consapevole che è arrivata dopo un serio confronto sul tema dell’Abusivismo edilizio con il candidato alla Presidenza della Regione. Un fenomeno così complesso e radicato come quello dell’abusivismo edilizio non può essere affrontato né con slogan, né con battute sulla carta stampata o sui social network. Se per “abusivismo di necessità” si intende la responsabilità condivisa di chi ha costruito abusivamente e di chi ha permesso compiacentemente che tutto ciò avvenisse, potremmo allora parlare di “agire politico di necessità”. In questa terra è difficile far comprendere che lo sviluppo dei territori passa soprattutto per il rispetto delle regole. La politica però, purtroppo, è alla ricerca del consenso elettorale e non delle soluzioni ai problemi. Ci si è concentrati sulle dichiarazioni di Cancelleri. Ma gli altri candidati alla Presidenza della Regione che annoveravano tra le loro fila operatori politici ed ex consiglieri comunali, alcuni anche titolari di immobili abusivi edificati entro i 150 mt dalla battigia che hanno “lavorato” alla mia sfiducia, cosa pensano? Cosa vorranno fare delle centinaia di migliaia di pratiche di sanatoria edilizia che giacciono nei comuni da decenni e dei relativi immobili fantasma? Non vorrei che insieme all’ “abusivismo di necessita”, espressione infelice se decontestualizzata, possa esistere l’“informazione di necessità”. Ho incontrato i leader del M5S e mi sono confrontato con loro, come ho fatto con le altre forze politiche e con tutti coloro che me lo chiederanno per parlare del presente e del futuro della Sicilia. I partiti sono fatti di persone. Per cambiare la Sicilia occorre che cambino prima le persone. Ma è chiaro che quando a volere il cambiamento è una sola persona, fa la fine che è toccata a me, quella di essere “cacciato”.

2) Cosa pensa dell’esito delle recenti elezioni regionali che hanno visto il successo di Musumeci e del centrodestra?

Più di dirle cosa penso le posso dire cosa spero. Spero nell’affermazione della buona politica ed in questo faccio mio l’appello di Papa Francesco. Basta raccomandazioni che generano illegalità e corruzione”, è l’appello che Papa Francesco ha rivolto durante l’udienza in Vaticano davanti a 20mila membri del Movimento cristiano lavoratori. Per Bergoglio nel mondo del lavoro, ma in ogni ambiente, è urgente educare a percorrere la strada luminosa e impegnativa dell’onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni. Qui sotto c’è la corruzione. Ci sono sempre queste tentazioni, piccole o grandi, ma si tratta sempre di compravendite morali, indegne dell’uomo: vanno respinte, abituando il cuore a rimanere libero. Altrimenti, ingenerano una mentalità falsa e nociva, che va combattuta: quella dell’illegalità che porta alla corruzione della persona e della società. L’illegalità, è come una piovra che non si vede: sta nascosta, sommersa, ma con i suoi tentacoli afferra e avvelena, inquinando e facendo tanto male. Mi riconosco appieno in queste affermazioni e credo nel forte ruolo educativo svolto dalla Chiesa.

3) Cosa avrebbe fatto se fosse diventato assessore regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica?

Gli enti locali ed i loro amministratori spesso sono abbandonati al loro triste destino. Io ne sono la testimonianza vivente. I sindaci rappresentano l’avamposto delle istituzioni nei territori, territori che hanno bisogno di risposte e sindaci ed amministratori che non riescono a fornirle perché non hanno gli adeguati strumenti per amministrare. Riforma delle province, annunciata e mai portata a compimento, personale precario, bilanci degli enti locali, trasferimenti finanziari e spese per investimento, riorganizzazione personale regionale sono alcuni dei temi che ci ripromettevamo di affrontare nell’immediato. Bisogna dunque agire su più fronti contemporaneamente e non permettere ad esempio che i Comuni per mancanza di progetti esecutivi non riescano ad intercettare i fondi europei per la riqualificazione dei territori e per l’innovazione tecnologica.

4) Cosa farà adesso?

Per certo, sono tornato a fare l’insegnante di matematica e per certo mi dedicherò di più alla mia famiglia ed ai miei affetti che ho trascurato in questi anni. Come ripeto da settimane, la politica è servizio, la politica è passione e la passione non scema da un giorno all’altro. C’è tanta delusione ma anche la consapevolezza di aver toccato con mano le esigenze, i bisogni, le aspettative ed il grande desiderio di cambiamento della mia cittadinanza e dei siciliani che non vogliono rassegnarsi alla mediocrità ed alla politica della clientela.

5) A causa della sua lotta all’abusivismo edilizio nel territorio di Licata Lei ha subito minacce, attentati e infine è stato sfiduciato dal Consiglio Comunale. Rifarebbe ciò che ha fatto? E perché lo ha fatto?

Rifarei ciò che ho fatto, perché ho fatto semplicemente il mio dovere. Un amministratore normale in una terra normale dovrebbe fare il proprio dovere. E forse quello che è mancato alla nostra terra sono gli amministratori normali che rispettano le regole e le fanno rispettare. È stata perorata la causa della legalità e scelto di stare dalla parte della legge, perchè c’erano delle sentenze di demolizione passate in giudicato da portare avanti. Il risultato? Avversione, un conflitto sociale (disordini, gravi atti intimidatori a mio carico: sono state bruciate 2 abitazioni di famiglia; al Dirigente dei LL.PP., è stata data alle fiamme l’auto, occupazione dell’aula consiliare, arresti, feriti, lesioni personali a carico del Dirigente della P.S., istituzione di scorte e vigilanze e un clima rovente che è stato causa di una insopportabile pressione psicologica), che è diventato politico-amministrativo e che ha portato alla mia sfiducia di Sindaco, votata da Consiglieri Comunali con case proprie, o di parenti prossimi, abusive.

6) Si sente a disagio a Licata?

Vivere sotto scorta nella città che ti ha dato i natali ed in cui hai scelto di vivere e di mettere su famiglia non è per niente facile e per niente bello. La mia vita è stata stravolta così come quella della mia famiglia. Non fa sicuramente piacere leggere negli occhi di alcuni concittadini il disprezzo verso chi pensano li abbia privati… della loro seconda casa al mare. Alcuni di questi cittadini avrebbero dovuto “urlare” la loro rabbia verso parte di quella classe politica che ha generato tale situazione e che puntualmente come nell’ultima competizione elettorale promette soluzioni al problema dell’abusivismo. Alcuni degli operatori politici “padrini” della mia sfiducia sono stati candidati alle scorse elezioni regionali e sono stati anche eletti. Staremo a vedere cosa accadrà. Quello che mi conforta è che ci sono tante persone e tanti giovani che hanno apprezzato la mia attività di amministratore e che mi esortano ad andare avanti.

7) Chi ha maggiori responsabilità, secondo Lei, per ciò che è accaduto?

L’abusivismo a Licata, così come in tutta Italia, è proliferato a dismisura negli anni ’80 e ’90, quando era diventata quasi una moda costruire ed investire nel mattone. I tre condoni del 1985, 1994 e 2003 hanno sanato diversi illeciti, consolidando la mentalità diffusa di “oggi costruisco e poi chiedo la sanatoria”. Era diventata una prassi: accanto alla richiesta di licenza edilizia c’era la richiesta del condono edilizio, sembrava quasi di poter scegliere, l’una o l’altra. E’ chiaro che prima o poi si doveva mettere un punto e che tutti i nodi dovevano venire al pettine. Io ho solo fatto il mio dovere e rispettato delle sentenze passate in giudicato. Certa classe politica e certa magistratura hanno sicuramente le loro responsabilità. Si doveva intervenire per tempo e non a distanza di trenta anni.

8) Cosa bisognerebbe cambiare per non lasciare i sindaci come Lei soli ed esposti a gravi rischi nella lotta all’abusivismo, nell’affermazione dei valori della Costituzione?

Di sicuro un organo sovracomunale potrebbe facilitare l’attuazione delle sentenze deresponsabilizzando in parte i sindaci. E poi necessita che ognuno faccia la propria parte. I comuni con le attuali competenze di controllo del territorio e rispetto delle leggi vigenti, la Regione con capacità di portare avanti gli adempimenti sanzionatori in termini di abusivismo edilizio penalizzando quegli amministratori e quei comuni inadempienti. In Sicilia abbiamo dovuto aspettare circa dieci anni affinchè si insediasse il Comitato regionale per le demolizioni propedeutico all’utilizzo del genio militare che avrebbe dovuto effettuare le demolizioni dei manufatti abusivi.

9) Lei pensa che Licata possa puntare ad un modello di sviluppo fondato sulla qualità dell’ambiente e del paesaggio, sull’agricoltura, sulla tutela e la valorizzazione della sua costa, del suo patrimonio storico-artistico?

Lo spero. Purtroppo nel corso degli anni ha prevalso l’egoismo personale ed il bene comune è andato a farsi benedire. Licata ha 24 km di costa sul mediterraneo con posti incantevoli. Ha testimonianze barocche in tutto il centro abitato, possiede un parco delle ville Liberty, è stata la prima città liberata luogo dello sbarco anglo-americano, l’impianto arabo del quartiere principale del centro storico (La marina) le conferisce una fascino unico. L’intera regione siciliana dovrebbe puntare su nuovi modelli di sviluppo del territorio e valorizzazione del patrimonio storico artistico ed archeologico della Sicilia che costituisce il 25% di quello italiano, il quale è, a sua volta, il 50% di quello mondiale.

10) Di cosa ha bisogno la Sicilia per cambiare, andare avanti? Per essere veramente “bellissima”?

Necessita un cambio culturale. L’uso discrezionale del potere in Sicilia, così come le raccomandazioni, fanno parte di un modo di vivere e di attuare la politica, che non viene vista al servizio della collettività ma che si pensa debba garantire gli pseudo diritti dei parenti, degli amici e degli amici dei parenti e dei parenti degli amici. Mi sono battuto per implementare un nuovo modo di fare politica, ritenendo che l’antipolitica non sia e non debba essere la soluzione alla cattiva politica. Io credo nella buona politica.

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