Italia Nostra

Data: 8 Giugno 2011

Sulle “scandalose” sentenze del Tar e del Consiglio di Stato sul cementificio di Monselice e sulla centrale elettrica di Porto Tolle

Secondo la Costituzione la nostra Repubblica, fondata sul Lavoro, tutela i Beni Culturali il Paesaggio e la Salute dei Cittadini (artt. 9 e 32). Si presume pertanto che proprio sulla base di questi principi, a tutti i livelli, si legiferi in materia di gestione del territorio e si elaborino gli indirizzi per lo sviluppo economico e sociale del Paese compatibili con la tutela ambientale. Non vi è dubbio comunque che ciascuno di questi strumenti, in cui vengono codificate norme cogenti per tutti, sia il frutto di un serrato confronto, sulla base di scenari diversi e alternativi progetti di sviluppo.

In riferimento ai due recenti casi di vittoria delle “tesi ambientaliste” in campo di giustizia amministrativa che hanno sollevato un coro di dissenso in cui si sono sprecati aggettivi che vanno dall’ “inaspettato” allo “scandaloso” e si sono agitati scenari apocalittici tipo “Nessuno vuole rivivere la miseria prealluvionale”, vogliamo solo ricordare che con le leggi istitutive dei Parchi dei Colli Euganei (1981) del Delta del Po (1997) la Regione Veneto ha riconosciuto la particolare eccellenza di questi territori, celebrati in una serie infinita di pubblicazioni patinate, dettando norme per tutelarne la delicata vulnerabilità, al fine di perseguire uno sviluppo compatibile che si riverbererà in modo positivo anche sulle future generazioni.
Nei Colli Euganei la presenza dei cementifici è dichiarata incompatibile e se ne prevede la dismissione “dolce” favorendo e stimolando l’attivazione di progetti e attività alternative compatibili con la Salute dei cittadini e la Tutela del Paesaggio.
Per quanto riguarda la centrale elettrica di Porto Tolle, si attende da quindici anni l’applicazione della norma che ne consente l’attività a patto che i prodotti della combustione siano uguali o meno inquinanti di quelli del gas.

Queste sono le “regole certe e ragionevoli” oggi (e da tempo) in vigore. E’ successo che a Monselice invece si è voluta forzare la mano con la proposta di un nuovo sistema produttivo, mentre a Porto Tolle si è scelta la conversione a carbone invece di quella a gas, malgrado la possibilità di utilizzare quello messo a disposizione dal recentissimo e vicinissimo rigassificatore marino (il più grande del mondo).

Certo le norme si possono cambiare, come qualcuno ha già suggerito, ma si dovrebbe dimostrare che cementifici e centrali termoelettriche a carbone non danneggiano in alcun modo la salute e l’ambiente di vita e di lavoro, che sono elementi qualificanti e la cui tutela non può venir meno, specialmente nei parchi naturali.

Ribadiamo con forza che le azioni intraprese dai Comitati e dalle Associazioni Ambientaliste per il rispetto delle norme previste per la tutela del Paesaggio e della Salute dei Cittadini non sono atti “antidemocratici”, ma sono l’ultima, faticosa e disperata risposta al totale diniego al diritto alla partecipazione che è prevista sia dalla Legge Urbanistica Regionale sia dalla Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta anche dall’Italia.

Le norme gli obbiettivi legislativi sono chiari, ci si dovrebbe attenere ad essi e non cercare di aggirarli con astuzie e raggiri puntando sul ricatto del lavoro che ancora una volta è usato in modo strumentale da quanti, sospinti da interessi non sempre confessabili, non hanno capacità di progetti veramente innovativi a favore del territorio e del futuro delle nuove generazioni.

In realtà ci eravamo illusi, proprio perché il Veneto è uno fra i territori più degradati e inquinati d’Europa, che lo sviluppo di rapina fosse un’idea superata nella coscienza collettiva e che la crisi ci avesse insegnato che il progresso di un’area non si misura dal numero di capannoni. Invece in questi giorni sembra di essere tornati agli anni Settanta quando, al solo ventilare l’ipotesi di chiudere le cave dei Colli Euganei, si dipingevano apocalittici scenari futuri di un territorio in ginocchio: in realtà nei Colli Euganei, con produzioni agricole di qualità ed uno straordinario sviluppo turistico, si è riusciti (nonostante taluni interventi discutibili) a conciliare lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente naturale.

Le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato offrono la straordinaria occasione per un ripensamento del modello di sviluppo del Veneto: un ritorno al passato con insediamenti dal pesante ed irreversibile impatto ambientale ed economico-sociale, o il proseguimento sulla strada dello sviluppo davvero sostenibile e coerente con le vocazioni del territorio e con le finalità delle sue aree più importanti e delicate, protette e valorizzate dai parchi naturali?
Questi sono i due scenari alternativi che abbiamo di fronte.
Ed è questo dunque davvero, a nostro avviso, un momento storico in cui è necessario saper leggere la realtà della crisi attuale, per essere in grado di approntare lungimiranti e condivise azioni progettuali.

Consiglio regionale veneto

la Presidente

Maria Letizia Panajotti

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