Italia Nostra

Data: 23 Luglio 2018

Un Castello Maniace per il dottor Spock

Questa vicenda della Piazza d’armi di Castel Maniace, a Siracusa,  ci fa capire tante cose, ma la prima, la più epidermica, la più sconcertante è che essa appare come un esempio di amnesie tattiche o disturbi bipolari, se solo ascoltiamo le dichiarazioni del sindaco Italia, secondo cui l’attuale amministrazione comunale non risponde dell’operato della precedente. Per chi non fosse siracusano: l’attuale sindaco Francesco Italia era il vicesindaco nell’ultima amministrazione, cui si deve la co-approvazione del progetto. Ma quale progetto, quale valorizzazione dell’area e perché?
Del progetto, giudicate dalle foto dei lavori in corso. Sul perché, vige il mistero.

Cosa pretendere infatti di valorizzare in un’area di rispetto del monumento, che già svolge da sola, così com’è, una funzione nobilissima, quella della veduta e del lento camminare verso il Castello, e per questo è già valorizzata di suo?

Grazie a queste foto della prof.ssa Pina Cannizzo, componente del Direttivo di Italia Nostra – Sezione di Siracusa, si può avere un’idea chiara dello stato di fatto dell’area.

Hanno fatto forzatamente ricorso a una norma economica, l’art. 3 bis del D.L. n. 351/2001 che disciplina le valorizzazioni di fabbricati demaniali in disuso al fine di affidare all’imprenditoria privata “interventi di recupero, restauro, ristrutturazione”. Tuttavia, non era questo il caso della Piazza d’Armi del Maniace, sia perché è appunto una mera superficie aperta e non un fabbricato, sia perché è tutt’altro che degradata, come essi vogliono far credere e come invece smentiscono in primo luogo le guide turistiche che giornalmente la percorrono. Se degrado esiste in quella piazza, lo si trova, sotto forma di rifiuti, solo successivamente agli eventi festaioli che tanto piacciono al sindaco Italia e che hanno ridotto il centro storico in una discarica di bottiglie di birra e avanzi di fritturine.

Ma vediamoli, ora, quali vincoli assoluti di legge gravano sul sito:
1) in primo luogo, la Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali, con Deliberazione 3 giugno 1963 n. 26 incluse l’intero territorio di Ortigia ai sensi della L. 1497/1939;
2) con Decreto del Presidente della Regione siciliana 11 aprile 1968 n. 625 l’intera isola di Ortigia, con punto di riferimento iniziale e finale il Castello Maniace, viene dichiarata di notevole interesse pubblico (L. 1497/1939);
3) con Decreto dell’Assessore ai Beni Culturali della Regione siciliana 30 settembre 1988 n. 2340, viene apposto il vincolo paesaggistico-culturale
all’intero Porto Grande e alla Fascia costiera, partendo dal Castello Maniace fino al Plemmirio (“l’intero arco del porto è coronato da monumenti di eccezionale valore storico-artistico ed archeologico […] partendo dal Castello Maniace”);
4) con decreto dell’Assessore ai Beni Culturali della Regione siciliana 20 ottobre 2017 n. 5040, è stato definitivamente approvato il Piano Paesaggistico della provincia di Siracusa, nel quale è dato leggere che “l’approvazione del Piano Paesaggistico comporta l’obbligo per i proprietari, possessori o detentori, a qualsiasi titolo, degli immobili ricadenti nelle aree dichiarate di notevole interesse paesaggistico e quindi sottoposte alla disciplina del piano, di eseguire soltanto le opere conformi alle previsioni di detto strumento e di acquisire preventivamente
la relativa autorizzazione della competente Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali”;
5) Inoltre, le prescrizioni dell’art. 52 del D.Lgs. n. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali) – primi destinatari i Comuni e le Soprintendenze – che disciplinano e limitano le installazioni nei siti culturali sensibili. Nel caso specifico, risulta disattesa anche la Direttiva 10 ottobre 2012 del Ministero dei Beni Culturali nella quale è chiaramente stabilito che “le piazze, vie, strade e altri spazi aperti, se di proprietà pubblica, sono da considerarsi automaticamente vincolati qualora realizzati da oltre 70 anni con il divieto, quindi, del loro utilizzo per fini non compatibili”. Peraltro, precisa anche il Ministro, per le aree “costituenti la cornice ambientale di beni culturali direttamente tutelati, si dovrà impedire che, specie mediante l’installazione di banchetti o strutture che dir si voglia, sia pregiudicata la visuale dei beni direttamente vincolati”.
6) Dichiarazione di interesse storico-culturale (art.12 del Codice dei Beni Culturali) trascritta nei registri immobiliari.

Dalla verifica delle leggi Bottai fino al Codice dei Beni Culturali, insomma, pare tutto un fiorire di dubbi pesanti sulla legittimità di tali autorizzazioni. Se questi sono i chiari vincoli gravanti ex lege sulla Piazza d’Armi di Castel Maniace (lo riconosce anche l’Agenzia del Demanio), ci domandiamo con quali creative motivazioni abbia potuto la Soprintendenza autorizzare, già in corso di gara, il progetto e, indi, la costruzione di tale mostro edilizio che sfigura la veduta d’insieme del monumento. E ci domandiamo la stessa cosa per la Commissione Unica per Ortigia, che deliberò il sì al progetto, mentre era presieduta dall’allora vicesindaco Italia, e ce lo chiediamo pure per gli uffici urbanistico-edilizi sempre del Comune, attesa la chiara norma di cui all’art. 15 della Legge regionale n. 78 del 12 giugno 1976, che vieta tassativamente le nuove costruzioni entro 150 metri dal mare e consente
solo la ristrutturazione degli edifici esistenti senza alterazione dei volumi già realizzati.

Peraltro, al di là delle preoccupazioni relative ai vincoli e alla preservazione del patrimonio storico-culturale della città, chiediamo alla Giunta e ai nuovi amministratori comunali: qual è la vostra visione del centro storico? Quale la vostra idea di valorizzazione e attualizzazione dello straordinario patrimonio di Siracusa? E’ questo giocattolone da Star Trek la vostra idea di valorizzazione?

Come infatti già intuibile dalla struttura in costruzione, l’impatto visivo del volume specchiante finale confonderà e sovrasterà la perfetta geometria del Castello che ha fatto la storia dello skyline di Ortigia. Adesso, questo volgare segno contemporaneo autorizzato dalla Soprintendenza resterà alla
storia come il più grande specchietto per le allodole di un turismo di consumo di beni non culturali ma prandiali (cibo e bevande). Dando infine
il segno tangibile, anche dal mare, di cosa sia diventata Ortigia sotto l’amministrazione Italia. Se invece siete veramente “nuovi” amministratori, ordinate lo stop ai lavori, almeno per non fare incorrere tutti noi cittadini siracusani in un danno irreversibile e Voi in un danno di immagine.

In realtà, ci sembra che, se un intervento di qualche tipo si fosse inteso fare nella Piazza d’Armi, si sarebbe dovuto trattare di un’idea dal forte spessore culturale: un auditorium senza struttura invasiva, un centro espositivo, un piccolo museo all’avanguardia che raccontasse la storia del monumento.
Avremmo infatti preferito una Piazza d’Armi come una infrastruttura culturale dedicata alle richieste di un turismo non puramente “ricreativo”, ma desideroso di apprendere i luoghi della visita e collegato ad una visione della città innovativa e integrata nella contemporaneità e nella diffusione di cultura e di culture. Ancora una volta, l’occasione si è persa, puntando su un progetto che non è idoneo alla radice culturale di quel monumento e che rischia di trasformare il sito storico-architettonico in un contenitore di massa, al momento persino gravemente privo di un progetto editoriale di come intendano riempire per i prossimi 12 anni della concessione.

Salvo Salerno, avvocato • Rosario Andrea Lo Bello, parroco • Flavia Zisa, docente di Archeologia Classica • Francesco Santalucia, architetto, ex dirigente Beni Culturali – Regione Siciliana • Claudio Ternullo, docente di Filosofia • Leandro Janni, presidente Italia Nostra Sicilia

 

 

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