Italia Nostra

Data: 26 Settembre 2023

“Anna” di Marco Amenta: perché è una Storia Nostra, perché il patrocinio di Italia Nostra!

Dietro le parole sviluppo, ricchezza, lavoro, c’è sempre un inganno. C’è la costruzione retorica di una società che ha seminato povertà, si è appropriata dei beni pubblici e ha creato falsi bisogni nelle popolazioni, in contrasto con gli interessi sociali diffusi, facendo regredire le comunità a gruppi del “grande consumo”.

I “non luoghi” sono divenuti i simboli di questa epoca. Ormai si trovano ovunque, persino sulle aree archeologiche e nei centri storici; per non parlare delle coste. Restauri incongrui, ciclovie attrezzate, scale mobili e gli immancabili fast food. Non c’è etica in questa rincorsa della “felicità” che annienta le comunità, cancella la storia e manomette il paesaggio facendolo regredire ad una delle tante borgate delle nostre “megalopoli”. Città infinite, senza argini e regole, che cancellano campagne, borghi e alberate. È la “grande bruttezza” con cui ci si impossessa del territorio. Il Diritto è sostituito dall’urbanistica contrattata. Contano solo gli affari personali, il bene comune non esiste più.

Anche per questi motivi Italia Nostra ha aderito con convinzione alla proposta di “Patrocinio” del film di Marco Amenta, “ANNA”. Dal lontano 1955 – anno in cui la nostra associazione fu fondata da un gruppo di filosofi e letterati interessati alla difesa del patrimonio culturale – donne e uomini della nostra associazione combattono, con misurate risorse e grande passione e competenza, contro la distruzione del paesaggio e delle persone che li animano. Questo film è una “Storia Nostra”. Sono le vicende legate a una lunga “battaglia” sul diritto degli abitanti a conservare il proprio stile di vita, a “resistere” nei loro territori all’insidiosa aggressione degli speculatori turistici che hanno sconvolto le coste sarde. E noi vogliamo sostenere il coraggio di chi riesce a vedere il futuro di povertà culturale, ma anche sociale ed economica, che si cela dietro l’apparente ricchezza generata da nuovi interventi edilizi. Contratti di lavoro precari per qualche euro, luoghi autentici cancellati da scatole piene di folla sbraitante.

Tutto inizia a Capo Malfatano, un posto meraviglioso dove un nucleo di abitanti, in prevalenza agricoltori e allevatori, vive la stessa vita da generazioni. Ovidio è uno di questi. Ha rifiutato di cedere il suo furriadroxu, la casa colonica dove è sempre vissuto, all’ennesima speculazione edilizia. “I soldi vanno, la terra resta”, ha sempre risposto. Purtroppo, non è bastato a conservare la sacralità di quei luoghi, l’arroganza dei costruttori non si è fermata e sono sorti i primi, orrendi edifici. Ma Ovidio ha vinto una battaglia giudiziaria. E Italia Nostra ha ottenuto la vittoria definitiva, confermata dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite, che ha sancito l’illegittimità dell’intervento edilizio. L’impresa non si arrende, spera in una sanatoria, impossibile secondo le leggi vigenti. Noi speriamo che la giustizia, finalmente trionfi e Malfatano confermi il significato del proprio nome, restando il Luogo della Speranza.

 

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