Sembra essere giunta ad un tragico epilogo la lunga e tormentata vicenda dell’antica tenuta di Carditello e dello splendido complesso architettonico realizzato dall’architetto Francesco Collecini alla fine del Settecento, una delle “reali delizie” dei sovrani borbonici in provincia di Caserta, attualmente patrimonio del Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno.
L’Ufficio esecuzioni immobiliari del tribunale di S. Maria Capua Vetere, come si apprende dai giornali, ha nominato il Custode Giudiziario per il real sito, fissando il prezzo d’asta, 25 milioni di euro, per procedere alla vendita entro il mese di gennaio e soddisfare l’ente creditore, la Sga, società di recupero crediti del Banco di Napoli.
La preoccupazione maggiore non è solo che il manufatto possa essere acquistato da e quindi sottratto al “pubblico godimento” ma che per facilitare il recupero dei crediti si possa anche pensare al frazionamento della proprietà stessa.-
Per questi motivi intendiamo sollecitare ancora una volta le Istituzioni (Stato, Regione, Provincia, Comune). affinchè acquisiscano alla proprietà pubblica il complesso monumentale di Carditello e provvedano al suo restauro, sottraendolo al drammatico stato di degrado in cui attualmente versa, garantendone la fruibilità con l’inserimento di funzioni compatibili con la sua destinazione originaria come già è avvenuto in altre regioni d’Italia. (vedi l’esperienza del Piemonte e delle residenze Sabaude).
LA STORIA
La Reale Tenuta di Carditello, vasto territorio pianeggiante, compreso in gran parte nel Comune di S. Tammaro, a metà strada tra Napoli e Caserta, comprendeva una superficie di oltre 6.000 moggi (circa 2.070 ettari) di territorio boschivo, seminativo o a pascolo in funzione della attività prevalente del sito che era l’allevamento.
Quasi al centro della vasta area, all’incrocio dei quattro stradoni principali, nel marzo 1787 l’architetto Francesco Collecini (1724-1804), già allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli comincia i lavori di costruzione del fabbricato. Felice combinazione di diverse destinazioni d’uso: comprende, al centro, i locali destinati ai sovrani e, lateralmente, i corpi di fabbrica destinati alle attività gricole e agli allevamenti, gli alloggi del personale. L’area antistante, formata da una pista in terra battuta che richiama la forma dei circhi romani, abbellita con fontane, obelischi ed un tempietto circolare dalle forme classicheggianti, era destinata a pista per i cavalli.
Il corpo centrale è costituito dalla residenza reale a due piani sormontata da un’altana, a cui 8 torri a pianta quadrata e ottagonale si collegano tramite capannoni che si sviluppano simmetricamente sui due lati della palazzina con una disposizione a T.
Il fabbricato ha una lunghezza complessiva di 300 m. ed una larghezza di circa 175, preceduto dal vasto piazzale ellittico. Il complesso insiste su un’area di circa 80.000 mq oltre un’area libera circostante chiusa da mura di cinta e da mura perimetrali di corpi di fabbrica con uno sviluppo lineare di circa 1100 metri.
Il sito fu particolarmente caro a Ferdinando IV (1751-1825) che qui poteva soddisfare la sua passione per la caccia ed il piacere di partecipare alla vita agreste senza tuttavia indulgere in una visione arcadica della realtà
Nel 1920 gli immobili e i mobili passarono dal demanio pubblico all’Opera nazionale dei Combattenti e i 2070 ettari della tenuta furono lottizzati e venduti. Rimasero esclusi il fabbricato centrale e i 15 ettari circostanti, che nel secondo dopoguerra entrarono a far parte del patrimonio del Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno.
Attualmente, la Reggia di Carditello come ancora la chiamano le popolazioni locali, si trova in un’area circondata da discariche legali e illegali, in un drammatico stato di degrado e di abbandono, oggetto di atti vandalici e furti che hanno riguardato anche la parte centrale del complesso restaurata alcuni anni fa dal MiBac con i fondi del lotto, e priva di qualsiasi forma di custodia.
L’ente proprietario, mancando di risorse per la tutela e la valorizzazione del Bene, ha ritenuto opportuno metterlo in vendita.
Maria Rosaria Iacono
Consigliere nazionale