Italia Nostra

Data: 6 Ottobre 2011

Quale sviluppo… quale crescita

Lettera aperta di Alessandra Mottola Molfino

Presidente nazionale di Italia Nostra

Sentiamo in questi giorni continuamente parlare di sviluppo e di crescita: parole che lasciano noi ambientalisti molto perplessi. Quale sviluppo, quale crescita ? Quelli che ci hanno portato a questa crisi, alla  distruzione  dell’ambiente e a togliere i vincoli che proteggono il patrimonio culturale ?

Ponti, autostrade, grandi opere che distruggeranno quanto ancora resta del nostro territorio ? Mentre la vera grande opera pubblica sarebbe per l’Italia la manutenzione del territorio (1 miliardo all’anno contro i 4/5 del Ponte di Messina): contro il dissesto, le frane, i crolli dei monumenti; per il restauro dei centri storici e il recupero del territorio agricolo; manutenzione che darebbe lavoro a tanti, a tante piccole imprese e non solo alle poche grandi imprese e alla criminalità del  “movimento terra”.

In questi ultimi 50 anni abbiamo tutti goduto di un benessere mai visto prima nel mondo sviluppato. Ma a che prezzo !!

Mezzo secolo di consumismo irrefrenabile, di sprechi, di rapine, di distruzioni. Tutto questo è avvenuto a spese dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale.

Il modello di sviluppo finora perseguito dal mercato, dal consumismo, dalla mancanza di etica e di regole condivise ha consumato (per non dire distrutto) tanti beni comuni, senza preoccupazioni verso le generazioni future: per l’ambiente, l’energia, la cultura, il paesaggio, gli assetti urbani e delle infrastrutture, i paesaggi agrari; perfino le risorse comuni di tipo cognitivo, estetico, motivazionale sono state svalorizzate.

Per uscire dalla crisi oggi si vorrebbero togliere (a colpi di leggi e semplificazioni) perfino i vincoli e le tutele costituzionali. Da almeno 10 anni è in corso parallelamente la distruzione del MiBAC e dei suoi organi periferici, le soprintendenze.

Combattere questi modelli di sviluppo e di crescita è, per noi di Italia Nostra, un obiettivo epocale: quello di contribuire in modo determinante a un nuovo modello di sviluppo umano per il nostro Paese, fondato sulla conoscenza, sulla sostenibilità e la creatività, sul nostro patrimonio culturale quale nostro primario “bene comune”.

Noi di Italia Nostra lavoriamo per l’economia della conoscenza, della cultura e della creatività.

In America filosofi ed economisti parlano ormai dell’economia dell’abbastanza: una economia più gentile, con meno lavoro e più tempo libero, più attività creative e più relazioni umane. Cresce il desiderio della veridicità, dell’autenticità, della spiritualità, insomma, dei VALORI etici. Cresce il bisogno di salvaguardare i “beni comuni”. Noi di Italia Nostra vogliamo estendere la protezione (che i referendum italiani di giugno 2011 hanno sancito) anche ad altri beni comuni ormai da tutti sentiti come tali: il patrimonio culturale (che comprende il paesaggio) e i musei.

Il patrimonio culturale sopravviverà alla crisi in quanto saremo capaci di dargli un ruolo sociale per le nostre comunità.  Solo il nostro patrimonio culturale può servire a un nuovo sviluppo umano (che non sia più  quello finanziario, industriale e cementizio, e nemmeno spettacolare e solo turistico). Servire a progettare il cambiamento del nostro modello economico su tempi lunghi; a restituire fiducia ai futuri cittadini; per proteggere i diritti delle generazioni future; per imparare a consumare senza distruggere. Occorre cambiare subito i nostri stili di vita: consumare meno, lavorare senza fretta, non sprecare energia; tutti devono lavorare insieme per un nuovo modello di sviluppo economico che sia soprattutto un nuovo sviluppo umano: una nuova crescita, diversa da quella che speculatori ed economisti “sviluppisti” vorrebbero continuare a praticare.

Cosa propone invece il governo ?

Gli investimenti pubblici in cultura sono scesi del 15% negli ultimi 4 anni, e si prevede di arrivare a meno 30%. Nell’ultimo anno le famiglie italiane hanno, invece, aumentato la propria spesa in cultura del 5,8 % . Federculture ha dato queste cifre: +13,49% per il teatro; + 5,94% per i concerti di musica classica; + 3,82% per mostre e musei…. – 40,52% per gli spettacoli sportivi. L’unico PIL che cresce in Italia è quello della cultura (è il 5% della ricchezza prodotta = 68 miliardi; dà lavoro a 1,5 milione di persone, cioè al 6% dell’occupazione nazionale; l’occupazione nel settore cresce dell’  1% negli ultimi anni (più dei settori della meccanica e dei trasporti); ha avuto una crescita tra 2007 e 2010 di 10 volte maggiore dell’economia italiana nel suo complesso).

Come risponde il governo a questa chiara scelta degli italiani ? Tagliando sull’unica industria in crescita che può dare ancora maggiore crescita. Si sa che ogni euro investito in cultura ne rende da 4 a 10. La proposta del governo è invece quella di incentivare le “grandi opere” le “grandi imprese” che minacciano di distruggere il nostro bene comune più prezioso: la bellezza dei nostri paesaggi. Dimostrando ancora una volta come la politica economica del governo sia arretrata e inadatta alla storia e alla cultura del nostro Paese.

Ottobre 2011

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