Italia Nostra

Data: 18 Marzo 2020

Ricordo di un grande architetto

“Il disegno dello spazio tra le cose è importante quanto le cose stesse”

Vittorio Gregotti , Genova, 2011

Ricordo di un grande architetto

Italia Nostra ricorda il grande architetto Vittorio Gregotti, recentemente scomparso all’età di 92 anni.  Formatosi alla scuola del Movimento Moderno, è stato uno dei più importanti pensatori e teorici dell’architettura contemporanea. Ha contribuito all’elaborazione di una teoria sociale dell’architettura,  capace di intervenire sulla realtà e sul territorio per apportarvi miglioramenti. Consapevole della crisi della pianificazione territoriale, come delineata  e immaginata nel vecchio continente, era attento osservatore dello sviluppo delle grandi post metropoli sviluppatesi in Cina e nei paesi emergenti, di cui sottolineava le criticità.

«È stato protagonista, nel 2011, di un convegno (Città In Evoluzione) che abbiamo organizzato al Palazzo Ducale di Genova su città storica e città del futuro,» ricorda Giovanni Spalla, architetto, docente in pensione della Facoltà di Ingegneria di Genova.  «Straordinario professore, architetto, teorico, saggista, polemista, intellettuale impegnato politicamente e grande professionista, le sue ricerche teoriche e architettoniche dovranno essere tramandate alle generazioni future.»

Lo studio Gregotti Associati, fondato con Pierluigi Cerri, Pierluigi Nicolin, Hiromichi Matsui e Bruno Viganò, nel 1974 ha disegnato e realizzato moltissimi progetti, tra cui gli edifici dell’Università di Palermo, di Firenze e della Calabria a Rende. Affiancava al lavoro anche l’attività accademica, prima a Venezia all’IUAV, poi al Politecnico di Milano e a Palermo e infine in giro per il mondo come visiting professor.

«È morto uno dei miei più preziosi professori », dice Michele Campisi, architetto e storico dell’arte. «Una persona straordinaria, una mente fina e coltissima. Era mio professore al primo anno dell’Università di Palermo. Le sue lezioni interminabili duravano dalle dieci del mattino fino alle sei di pomeriggio. Parlava, raccontava, spiegava come un grande maestro. É così che mi sono innamorato dell’architettura. Da lì in poi ho cambiato vita. Il fascino delle sue lezioni ci avvolgeva tutti, centinaia di studenti e tutti gli altri professori venivano. Mi ricordo che eravamo incantati dai racconti: di quando disegnava nello studio di Rogers e dei viaggi che faceva per incontrare Le Corbusier, Gropius. Ci raccontava dello ZEN di Palermo e del progetto dell’Università delle Calabria.»

Negli anni ’90 ha progettato a Lisbona il Centro Culturale de Belém, con Manuel Salgado, e  lo stadio Luigi Ferraris di Genova. Tra i vari interventi ricordiamo anche la nuova sede regionale in Campania della Protezione Civile a Scampia e la sede della Regione Marche, con interessante inserimento nel contesto paesaggistico preesistente. Ha curato il rifacimento della storica sede del Corriere della sera (di cui era stato anche collaboratore) in Via Solferino a Milano, la riconversione dell’ex area industriale Bicocca e il recupero della Fabbrica Alta di Schio. È stato anche progettista del PUC di Avellino e del PRG di Torino.

https://palazzoducale.genova.it/audio/2011/cittaevoluzione/20111003_gregotti.mp3

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