Italia Nostra

Data: 8 Ottobre 2010

Sfacelo Pompei: ecco le foto dello scempio

“Incuria, sciatteria, inefficienza”: questi i termini usati sul Corriere della Sera a proposito della situazione di degrado in cui versa Pompei, il sito archeologico più importante d’Italia. È quanto Italia Nostra va denunciando da oltre un anno: il sito campano soffre da molto, troppo tempo di disfunzioni organizzative, amministrative, finanziarie che ne minano progressivamente non solo l’attrattività turistica, ma lo stesso livello della tutela e quindi, in prospettiva, la sopravvivenza futura.

A questa situazione la risposta del commissariamento, come Italia Nostra sottolineò da subito, rischiava di dimostrarsi non solo inutile, ma pure pericolosa.

Ad esperienza conclusa, i fatti ci hanno dato ragione: tutti i problemi organizzativi sono rimasti, incancreniti; il patrimonio monumentale, non solo non è migliorato in termini di stato di conservazione, ma ha subito danni in taluni casi irreversibili, come dimostrano le foto che riportiamo a testimonianza dell’uso improprio di strumenti quali ruspe ed escavatori in piena area archeologica (e non è che mancasse l’esperienza: in anni passati nella stessa Pompei, nell’area del foro e sulla via dell’Abbondanza con ben altro metodo erano stati fatti i lavori di elettrificazione): scorciatoie improvvide, stigmatizzate dal mondo scientifico internazionale e sotto indagine della magistratura.

In termini di fruibilità il saldo è addirittura negativo se si pensa che per la visita (fortemente contingentata) di due solo domus (Casti Amanti e Giulio Polibio), riaperte a cura del commissario, il visitatore è costretto a pagare una cifra extra superiore al biglietto di ingresso dell’intera area di Pompei.

E da ultimo, come sottolineato in più occasioni dalla Corte dei Conti, i poteri in deroga concessi al commissario non hanno certo agevolato quelle caratteristiche di trasparenza che a Pompei, proprio per il delicato contesto sociale, dovrebbero essere il primo obiettivo di qualsiasi azione amministrativa.

Il sostanziale fallimento di questa operazione lascia intatti (e forse peggiorati) i problemi. Ma l’importanza di Pompei è tale da non consentire nè “mascherature” mediatiche, nè rinunce: al contrario occorre ripartire dagli errori sin qui commessi per rifondare un’operazione di rilancio di uno dei siti simbolo del nostro patrimonio culturale.

Italia Nostra è convinta che non si tratti tanto o solo di investimenti finanziari (Pompei è Soprintendenza autonoma, dotata di fondi non esigui), ma che occorra ripartire da solide competenze culturali e manageriali, facendo appello alla comunità scientifica internazionale (da sempre presente, a vario titolo, sul sito).

Stravagante, in questo senso, appare la composizione del Comitato ristretto creato dal Ministero beni culturali che in queste settimane sta elaborando l’ipotesi di Fondazione, immaginata per la futura gestione del sito campano: neppure un archeologo, nè tanto meno il Soprintendente sono stati chiamati a ragionare del destino del sito archeologico più importante d’Italia…

M.P. Guermandi

Leggi l’articolo del Corriere della Sera


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