Il TAR della Sardegna ha accolto l’istanza della Regione, della Soprintendenza ai beni paesaggistici e di Italia Nostra, respingendo quella della società che vorrebbe costruire 270 mila metri cubi di abitazioni affacciate sulle tombe della necropoli di Tuvixeddu (VI secolo a.C.)
Leggi l’articolo di Francesco Erbani (La Repubblica, 16.01.2013):
Tuvixeddu, il Tar ferma il cemento: stop alle ville affacciate sulla necropoli
IL TAR della Sardegna ha scritto una parola forse definitiva sull’interminabile vicenda della necropoli fenicia di Tuvixeddu, nel cuore di Cagliari. Ed è un no al cemento che da anni minaccia di invadere, e in parte ha già invaso, questi colli dove dal VI secolo avanti Cristo si installò una città funeraria che durò fino all’Alto Medioevo. Un luogo di mirabile fascino, non solo archeologico, ma anche per il paesaggio che si è andato formando. Una vicenda fra le più tormentate della tutela in Italia. Il Tribunale amministrativo ha accolto l’istanza della Regione, della Soprintendenza ai beni paesaggistici e di Italia Nostra e respinto quella di Coimpresa, la società che vorrebbe costruire 270 mila metri cubi di palazzine e di ville affacciate sulle tombe.
La questione è molto tecnica e si inerpica fra ricorsi e controricorsi che vanno avanti da anni e si avvolgono in una spirale avvocatesca senza fine. In sostanza, il Tribunale amministrativo di Cagliari ha stabilito che il vincolo di inedificabilità assoluto posto su cinquanta ettari di Tuvixeddu dal Piano paesaggistico dell’amministrazione regionale di Renato Soru è valido e insormontabile. La prevalenza di quel vincolo era stata già stabilita da una sentenza del Consiglio di Stato del 2011, la quale a sua volta sembrava aver chiuso completamente al mattone. Ma i costruttori sostenevano che il vincolo non annullava un accordo di programma sottoscritto nel 2000 con il Comune (allora retto dal centrodestra), accordo che consentiva di edificare un quartiere di palazzine a ridosso delle migliaia di sepolture antiche. La sentenza emessa ora dal Tar sgombra il campo dagli equivoci: il vincolo annulla l’accordo di programma. Punto e basta. Teoricamente l’impresa costruttrice potrebbe di nuovo ricorrere al Consiglio di Stato, ma sembra inverosimile che il supremo tribunale amministrativo smentisca se stesso.
Dunque per Tuvixeddu si apre un futuro di tutela integrale, non solo nell’immediata vicinanza delle tombe, ma in un’area che raggiunge i cinquanta ettari e che garantisce ai reperti archeologici una zona di protezione sufficiente. I cinquanta ettari, inoltre, sono inclusi in un’area ancor più vasta – centoventi ettari – anch’essa vincolata dal Piano paesaggistico di Soru. Secondo il Consiglio di Stato, che si pronunciò nel 2011, “cura dell’interesse pubblico paesaggistico concerne la forma circostante, non le strette cose infisse o rinvenibili nel terreno con futuri scavi”. La questione viene giudicata fondamentale ed estensibile anche oltre la vicenda di Tuvixeddu. Dove, per altro, dopo l’accordo fra Comune e costruttori furono rinvenute diverse centinaia di nuove tombe che resero necessario l’allargamento dell’area da tutelare.
Il colle di Tuvixeddu, insieme al vicino colle di Tuvumannu, sorge nel centro di Cagliari, affacciato sullo stagno di Santa Gilla. Tutt’intorno è cresciuta disordinatamente la città e negli ultimi anni si sono alzati edifici altissimi che oscurano la vista dello stagno dai colli. Inoltre ai piedi di Tuvixeddu, lungo via sant’Avendrace, si è sviluppata nei decenni una cortina di palazzi, alcuni dei quali costruiti proprio sulle tombe. Tutta intera la necropoli è inaccessibile, se non intrufolandosi fra i palazzi e salendo carponi. Molte tombe sono abbandonate al degrado, usate come discariche. E tante altre sorprese potrebbe riservare il colle se solo si potesse avviare una campagna di scavo accurata.
Intorno a Tuvixeddu si è sviluppata da anni una battaglia che vede fronteggiarsi i costruttori e le associazioni di tutela, in primo luogo Italia Nostra. Esattamente un anno fa si è aperta una polemica fra gli ambientalisti e la nuova amministrazione comunale del vendoliano Massimo Zedda, che, eletto da un fronte che brandiva il vessillo della necropoli, aveva promosso una delibera giudicata da Italia Nostra quanto meno ambigua e che riguardava proprio l’estensione del perimetro di tutela integrale. Quella delibera, poi, è stata di fatto ritirata. Ma ora il Comune è chiamato a compiere un passo decisivo: la redazione di un Piano urbanistico (il Puc) che tenga conto, per Tuvixeddu, delle prescrizioni imposte dal Piano paesaggistico di Soru. E che dunque deve adeguarsi alle misure di tutela che lì sono indicate. La sentenza del Tar appena depositata e il Piano di Soru non dovrebbero lasciare al Comune molti margini di discrezionalità. E per Tuvixeddu potrebbe iniziare davvero l’epoca della salvaguardia e del godimento da parte di tutti.