Italia Nostra

Data: 29 Luglio 2011

Un ricordo di Mario Manieri Elia

Il 26 luglio scorso è venuto a mancare l’architetto Mario Manieri Elia.

Architettura-Storia-Progetto è il nome del Master istituito nel 2003 presso l’Università di Roma Tre, di cui Manieri Elia era direttore. Questi tre termini, che egli non a caso ha scelto per caratterizzare una delle sue più recenti iniziative, come una sorta di “testamento spirituale” ben riassumono e identificano i cardini attorno ai quali si è sviluppata la sua vicenda culturale e professionale.

Nato a Roma nel 1929 da famiglia originaria di Nardò (Lecce), subito dopo la laurea nel 1954 diviene assistente volontario di Leonardo Benevolo, con Italo Insolera, Arnaldo Bruschi e Vittorio Franchetti. Fin dagli inizi è attivo nell’INU (l’Istituto Nazionale di Urbanistica) e, dal 1958, in Italia Nostra: ricordiamo in particolare che Manieri Elia è stato tra gli animatori e i protagonisti dello storico Convegno Nazionale per la Salvaguardia e il Risanamento dei Centri Storici (Gubbio 17-18-19 settembre 1960) e tra gli autori, insieme ad Antonio Cederna, della celebre “Carta di Gubbio” presentata alla fine del convegno.

L’attività progettuale – iniziata nello studio di Ugo Luccichenti, proseguita nel 1966 con la fondazione del gruppo STASS con Giorgio Ciucci, Massimo D’Alessandro e Maurizio Morandi, poi coltivata con collaborazioni eccellenti lungo tutta la sua carriera, fino agli ultimi lavori che stava seguendo in questi giorni per il progetto vincitore (capogruppo Francesco Cellini) del concorso per la riqualificazione di Piazza Augusto Imperatore a Roma – è sempre evoluta di pari passo alla riflessione storica.

La storia è stata una presenza costante, una continua ricerca rigorosa che ha prodotto riflessioni rimaste dei capisaldi per originalità e profonda capacità intuitiva e analitica, rivolte in particolare all’architettura della sua terra d’origine, il Barocco leccese, poi al  Contemporaneo e al mondo americano in particolare, e infine alla sua città, Roma. La storia era una passione che riusciva a trasmettere con entusiasmo ai suoi collaboratori e ai suoi numerosi allievi, prima nella facoltà romana di Ingegneria, poi a Venezia, nel 1968 – dove formò uno dei gruppi di ricerca, internazionalmente più riconosciuti, assieme di nuovo a Giorgio Ciucci, Francesco Dal Co, Massimo Cacciari, sotto la guida di Manfredo Tafuri – poi di nuovo a Roma, prima alla Sapienza poi a Roma Tre di cui concorse alla nascita nel 1992 portando un contributo fondamentale.

Studio del passato e progetto nel presente si sono incrociati nella ricca attività dedicata al restauro e all’intervento nelle aree archeologiche. Membro della Commissione per il Restauro del Colosseo nel 1992, presidente nel 1994 dell’Associazione per il Recupero del Costruito, ARCo (da lui fondata con Antonino Giuffrè, Giorgio Croci e Paolo Marconi), nei suo numerosi studi sull’argomento e negli interventi progettuali (tra i quali si ricordano i restauri a Villa Adriana, al Museo della ceramica di Deruta e alla Rocca Pia di Tivoli, oltre al progetto per l’area archeologica di largo Argentina a Roma), Manieri Elia ha sviluppato un’idea dell’archeologia e della testimonianza storica lontana sia dalla filosofia del “conservare e ripristinare com’era-dov’era”, sia agli interventi insensibili al contesto e spesso gratuiti delle “archistar” chiamati sull’onda della loro fama planetaria.

Architettura, Storia e Progetto si sono sempre fluidamente intrecciati, superando i rigidi steccati disciplinari, in una visione che grazie a questa capacità di sintesi e contaminazione ha prodotto risultati dirompenti e originali nel rapporto dinamico tra conoscere e agire.

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