Italia Nostra

Data: 24 Giugno 2021

Ascoli Piceno: la sfida tra il Sistema Centro Periferico e il Sistema Policentrico

Al Dott. Marco Fioravanti

Sindaco di Ascoli Piceno

Alla Dott.ssa Ebe Giacometti

Presidente di Italia Nostra-Roma

Al Dott. Maurizio Sebastiani

Pres.Cons. Reg. Marche di Italia Nostra-Ancona

Alle Associazioni Culturali e di Tutela-Ascoli Piceno

Agli Organi d’informazione

 

Ascoli Piceno: la sfida tra  il  Sistema Centro Periferico e il Sistema Policentrico.

 

E’ noto che le metropoli, colpite dalla virulenza della pandemia del Corona Virus , hanno dovuto ripensare il loro modello di sviluppo che generalmente concentrava tutti i servizi  e le funzioni importanti nel centro della città lasciando in una condizione di sostanziale abbandono le immense periferie  condannate alla funzione di anonimi dormitori.

Di fronte alla sostanziale crisi di questo sistema  le città più aperte e sensibili alle spinte del cambiamento  sono corse ai ripari. Così Milano e Parigi  per prime hanno  deciso di abbandonare il sistema centro periferico per passare a quello policentrico, prevedendo la realizzazione di quartieri quasi autosufficienti dove poter fruire di ogni servizio spostandosi a piedi in non più di 15 minuti.

Certamente Ascoli non è una metropoli e quindi non dovrebbe soffrire di queste criticità. E invece anche se in piccolo  la nostra città vede la  concentrazione dei servizi e delle funzioni più importanti nella parte centrale della città.

E così nel Centro Storico, dove peraltro risiede un numero veramente limitato di abitanti, per giunta in gran parte di età avanzata, sono concentrati tutti i servizi e le funzioni più importanti da quelli rappresentativi a quelli culturali compresi i luoghi d’ incontro e intrattenimento.

Ma il Centro, che per questo motivo dovrebbe  esplodere di vitalità, non sembra  che goda di una perfetta salute.  Prova ne sia la continua moria di attività commerciali e la progressiva chiusura al culto di un numero imponente di chiese e l’abbandono al degrado di prestigiosi edifici e palazzi storici.  E certamente non è sufficiente per invertire il senso di marcia  il progressivo incremento del numero di locali che, nelle ore serali , occupano progressivamente ogni angolo delle piazze e delle strade, per l’ormai sempre più diffuso rito dell’aperitivo, che richiama nel centro specie i giovani residenti per lo più nelle aree periferiche della città. Senza volere condannare queste nuove abitudini, riteniamo che ben altre dovrebbero essere le iniziative da intraprendere per ridare il ruolo e la funzione che le spetta al Centro Storico di Ascoli. In primo luogo recuperando tutti gli edifici in condizione di abbandono per riequilibrare il suo peso residenziale  rispetto a quello  ben maggiore dei quartieri periferici. Ma in pari tempo prevedendo la riutilizzazione innovativa del tanti contenitori che  nobilitano la struttura architettonica della città per la creazione di  laboratori, botteghe artigianali, centri di studio e ricerca così come indicato analiticamente nella nostra proposta del Parco Culturale ed Ambientale di Ascoli Giardino di Pietra Si consentirebbe in questo modo  lo sviluppo di un  turismo innovativo, fatto non di veloci visite di tipo escursionistico, bensì tale da incrementare la presenza stabile sul territorio di ospiti pronti ad avviare un proficuo processo di scambi culturali e di esaltanti esperienze.

Per quanto riguarda invece  le zone di espansione dover pure risiede  gran parte della popolazione è veramente strano che queste risultino sostanzialmente prive  di  servizi collettivi, di luoghi di incontro, di  locali dedicati agli scambi ed all’erogazione di servizi  culturali e di intrattenimento  (cinema, teatro, biblioteche, impianti sportivi).

Si può a titolo di esempio  citare la condizione del Quartiere di Porta Maggiore dove pure  risiede un numero consistente di abitanti che risulta privo sostanzialmente  di questi luoghi di incontro, di intrattenimento e di scambi culturali.

E anche quando si è deciso di sviluppare ulteriormente il sistema delle costruzioni , come è previsto per Viale Indipendenza, non si è pensato certamente di prevedere la destinazione almeno di qualche scampolo di costruzione  a questi servizi ed attività. Quindi non un briciolo di biblioteca di quartiere , un sala per incontri, un luogo per spettacoli. Niente di niente. Solo abitazioni, locali per uffici e  come luogo d’incontro eventualmente un nuovo centro commerciale.

Non parliamo poi del quartiere di Monticelli. Qui prevalgono  le strade di scorrimento, i parcheggi, qualche centro commerciale, e come punto d’incontro e di aggregazione l’Ospedale.

Senza dimenticare, per tutta la città, il problema della sostanziale mancanza di verde e di un parco degno di questo nome.

Per quanto riguarda il verde, quando e se sarà possibile realizzare quanto previsto, il Piano Regolatore, si limita ad indicare l’utilizzazione dell’alveo dei due fiumi che circondano la città. Si tratterà certamente di qualcosa di bello e romantico, sempre che si riesca ad utilizzare i terreni alluvionali contigui  ai due corsi d’acqua che da tempo immemorabile sembrano occupati da privati. Ma la fruizione del Parco, se mai verrà realizzato,  certamente sarà limitata  ai super dotati, probabili novelli Tarzan che raggiungeranno il Parco con robuste  liane.

E invece,  come è noto, un Parco degno di questo nome deve essere di facile accesso, realizzato su un terreno pianeggiante, ricco di viali alberati, di campi di fiori, magari di un piccolo laghetto con i cigni. Proprio quello che si sarebbe potuto realizzare nell’area di Pennile di Sotto, ampliando il prezioso piccolo  Parco dell’Istituto Tecnico Agrario.

Ma  questo  era probabilmente solo un sogno, che è svanito come la neve al sorgere del primo sole.

Ed ora aspettiamo con con ansia che si realizzi almeno il parco previsto  nell’Ex Area Carbon.

Ma, ci chiediamo, lo vedremo mai?  

  Il Presidente della Sezione

 (Prof. Gaetano Rinaldi)

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