Italia Nostra

Data: 18 Novembre 2019

Breve storia d’un nuovo immigrato sul Mar Piccolo di Taranto

Per quanto riguarda il problema dibattuto della tutela dell’ambiente e della conservazione (e l’incremento) della biodiversità, le minacce più gravi restano ancor oggi la continua distruzione degli habitat e il riscaldamento globale. Negli ultimi anni la difesa delle specie animali e vegetali ha assunto un’importanza sempre maggiore, soprattutto (lo dobbiamo ammettere…) grazie agli sforzi dell’UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Su segnalazione di Fabio Millarte, lodevole Responsabile WWF Taranto, quest’anno mi son trovato per la prima volta a tu per tu con uno “straniero”, un ospite (questa volta “desiderato”) che svolazza leggero in estate in Palude La Vela: il Danaus chrysippus L., al secolo il “Monarca africano”.

Sapete bene che gli Insetti sono componenti fondamentali degli ecosistemi naturali, e tra questi le farfalle (Lepidotteri Ropaloceri), oltre ad essere molto belle, rappresentano preziosi elementi d’equilibrio ambientale e di sopravvivenza, solo al secondo posto per importanza dopo le api nel magico, gioioso quadro dell’impollinazione dei fiori.

Che importa, allora, che la nostra risulti tossica e indigesta per il fine palato dei predatori, uccelli e rettili che siano, cosa importa che sia diventata una “immigrata clandestina”, proveniente dal Maghreb e dintorni, e che abbia trovato un territorio finalmente tutelato dove vivere e riprodursi stabilmente? Ma c’è dell’ altro: i suoi “bruchi” non arrecano alcun danno alle economie umane, cibandosi nientemeno che d’una Asclepidacea (Cynancum acutum), vegetale pregno di composti tossici che poi loro, come perfetti biochimici, trasmettono all’insetto adulto in tutta sicurezza… pervicace furbizia della natura! A tal punto questa farfalla è brava a far “marameo” ai predatori, che altre consorelle (questa volta commestibili…) si son date un gran da fare ad imitarla nella forma e soprattutto nei colori, questo specie nelle regioni tropicali e subtropicali del globo.

Anche questo nuovo elemento microfaunistico, giunto clandestinamente sui patri lidi del Mar Piccolo, può rappresentare un serio motivo ecologico per difendere con forza l’Ecomuseo “Palude La Vela” e il territorio del Mar Piccolo della nostra Città;  questi provvedimenti, però, pur lodevolissimi, sono destinati ad un relativo successo se non sono accompagnati da una “robusta” opera d’educazione e persuasione sull’importanza della difesa degli habitat e diversità dei viventi nell’equilibrio ecologico.

Valentino Valentini
per la Sezione di Taranto di Italia Nostra

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