Documento del Patto Civico per Caravaggio – Siracusa
Per comprendere le ragioni che da diversi mesi accompagnano il dissenso di intellettuali, associazioni, oltre cinquemila cittadini firmatari di apposite petizioni, alla richiesta di prestito del celebre dipinto del Caravaggio raffigurante il Seppellimento di Santa Lucia, vanno analizzate alcune questioni. In primo luogo la richiesta stessa: priva di linearità concettuale, comprensiva di problematiche estranee al prestito poiché legate alla tutela, la conservazione e la corretta esposizione. Non si può chiedere in prestito un capolavoro della pittura del Seicento e motivarne lo spostamento all’altro capo dell’Italia con l’esigenza di un urgente restauro, giudicato peraltro non necessario proprio dalle valutazioni scientifiche svolte dai tecnici dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR). Parimenti una richiesta di prestito non può essere motivata dal fatto che si debba rimuovere un dipinto, per liberarne un altro da esso coperto, spostandolo dalla sua sede espositiva attuale, la Chiesa di Santa Lucia alla Badia di Siracusa. Che l’opera del Caravaggio fosse collocata in via provvisoria alla Badia, a Siracusa lo sanno anche le pietre. Ma chi avrebbe dovuto superare questo stato di provvisorietà, riportare l’opera nel suo luogo deputato, la Basilica del Sepolcro di Santa Lucia extra moenia per la quale il dipinto fu pensato e ambientato dal Caravaggio? Sicuramente il Fondo Edifici di Culto (Fec), che, fin quando non saranno chiariti i termini della proprietà, più volte sollevati dalla Curia Arcivescovile di Siracusa, ha la responsabilità diretta sulla Badia, sulla Basilica e quanto in esse contenuto. E chi doveva fare in modo che ciò accadesse? L’organo preposto alla tutela, la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa. Che c’entra dunque il Mart di Rovereto? Con quale ruolo, quale incarico, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che si sostiene con i contributi della Provincia Autonoma di Trento, si può sostituire al Fec e alla Soprintendenza? Lo spostamento dell’opera, la creazione di una teca, persino il risanamento della Basilica in vista di una definitiva collocazione, è stato detto, saranno economicamente sostenuti dal Mart, aggiungendo in sovrappiù una mostra con la scelta di opere da esporre, a simpatia dei curatori. Dunque la città non ha diritto di chiedere nulla, si tratta di una proposta munifica. Ma il Fondo edifici culto ha fatto presente che per risanare la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro sono necessari diversi milioni di euro? È stato chiarito che sin dai primi anni Settanta (già passati cinquant’anni!), si interviene per il risanamento ambientale e la ristrutturazione architettonica della Basilica senza venirne a capo? Se così non fosse perché il dipinto è stato accolto prima nelle sale della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo e in seguito nella chiesa della Badia? È interesse di tutti riportare il dipinto nella sua sede originaria, nel luogo della sua prima esposizione, ma ogni cosa deve avvenire con la massima sicurezza che richiede un progetto di restauro, l’impegno economico del Fec, la sorveglianza della Soprintendenza. Se ciò non bastasse giova ricordare le altre ragioni del dissenso, legate all’aspetto identitario dell’opera, alla sua fragilità, al clone in esecuzione, al continuo peregrinare cui è stata sottoposta per occasioni espositive varie. Il Seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio è l’unico dipinto di grandi dimensioni portato in giro per l’Italia, esposto in mostre di cui non è il caso rilevare il valore. Mai le opere maltesi sono state spostate da La Valletta; mai i dipinti di San Luigi dei Francesi sono stati mossi dalla loro collocazione per ragioni che non fossero strettamente connesse alla conservazione. Perché dunque il dipinto di Siracusa, così fragile perché grande quanto un vano abitativo (oltre dodici metri quadrati), deve essere dato ripetutamente in prestito? Senza volersi attardare sul fatto che già da alcuni lustri il mondo scientifico condanna il trasferimento di grandi opere d’arte, sia per evitare i rischi connessi con il viaggio sia per non svuotare d’interesse i luoghi originari di esposizione, come cittadinanza siracusana è doveroso ricordare che il Seppellimento di Santa Lucia non è “solo” un’opera d’arte; è ancor più una icona di fede, intorno alla quale, nell’arco di oltre 400 anni, si sono radicati i saldi principi della devozione a Santa Lucia. L’opera, commissionata e pagata dal Senato cittadino nel 1608, sostituiva le sue spoglie, che la città aretusea non è mai riuscita ad ottenere. E il tema della sepoltura, dipinto nel luogo del martirio, avrà richiamato alla mente del Caravaggio il suo corpo deposto, la reliquia visitata a Venezia nel ricordo della madre Lucia. Il valore spirituale dell’opera, il suo profondo legame con la devozione cittadina, sono stati felicemente ricordati nella nota del 26 giugno inoltrata al Fec dall’Arcivescovo di Siracusa Mons. Salvatore Pappalardo e dal Vicario Generale Mons. Sebastiano Amenta. Una lettera attraversata in ogni espressione dalla difesa dei valori che il dipinto rappresenta, che avrebbe dovuto bloccare ogni iniziativa legata al prestito. La Curia faceva anche notare che, venuta meno l’esigenza del restauro, esprimeva parere contrario allo spostamento dell’opera da Siracusa. La devozione popolare non può essere privata neanche per un giorno dal rapporto con l’icona di Lucia. In questa direzione la città aveva salutato con entusiasmo l’idea che gli studi sull’opera e la sua pulitura continuassero a Siracusa, in una sorta di cantiere aperto, così da consentire ai visitatori di assistere a procedimenti conservativi di alto valore scientifico. E invece, nulla di fatto. Ciò che altrove è possibile, a Siracusa è impraticabile. L’ICR, come altri Istituti di Restauro, portano strumentazioni ed esperienza professionale in tutte le parti del mondo, lo stesso si sarebbe potuto fare per il quadro del Caravaggio siracusano, tanto più che la stessa relazione redatta dei tecnici dell’Istituto centrale del restauro a seguito del sopralluogo svolto nella chiesa della Badia tra il 22 e 24 giugno 2020, non rilevava alcuna situazione emergenziale, viceversa uno stato conservativo “discreto” con una condizione generale dell’opera sostanzialmente immutata. Dunque il paventato intervento di restauro, il danno e le patologie invasive denunciate, venivano, proprio dall’ICR derubricate “ad una ipotesi fortunatamente inconsistente”. Anche nell’ambito dei restauri è finito il tempo dei viaggi della speranza: non sono più le opere che circolano ma gli strumenti ed i tecnici. Ciò poteva valere innanzitutto per il caso aretuseo dove, esclusa la necessità di un restauro, si dovevano solamente concludere le analisi intraprese in loco. Ma tornando al prestito e alle operazioni ad esso arbitrariamente connesse. Giova sottolineare, infine, un ulteriore aspetto di inaudita gravità che, allo stato attuale, il Fec e la Soprintendenza non hanno recepito. In una fase iniziale era stata proposta la realizzazione di una copia in digitale dell’opera, con la probabile finalità che servisse ad acquisire ulteriori dati di studio e di ricerca. Adesso, dopo i rilevamenti effettuati da una azienda specializzata per l’esecuzione di copie, apprendiamo che sarà eseguito un clone del dipinto, cioè una replica in scala 1:1. Dunque il dipinto del Caravaggio avrà un suo doppio, con le conseguenze che ciò può causare. La Chiesa di Santa Lucia la Badia, prima del Covid 19, accoglieva ogni giorno fino a tremila visitatori. Si può ben comprendere il valore in termini turistici per Siracusa dell’esposizione di un’opera che mantiene la sua sublime unicità. È pur vero che in passato, come icona devozionale, ne furono realizzate diverse riproduzioni, ma si trattava di copie evidenti, di minori dimensioni, che non ledevano l’unicità dell’opera caravaggesca, anzi ne ampliavano e ramificano il messaggio, diffondendo il culto della Sepoltura di Lucia. Il Patto Civico per Caravaggio, costituitosi grazie all’intesa operativa di sei associazioni (BCSicilia Regionale, Italia Nostra Sicilia, SiciliAntica, Ortigia Sostenibile, Dracma, Amici del Caravaggio), ha avviato ricerche per dimostrare come la scena della Sepoltura, ancor prima che il Caravaggio giungesse a Siracusa, era particolarmente sentita dai Siracusani costretti a pregare una martire dinanzi un sepolcro vuoto: speriamo non si debba aggiungere anche un altare spoglio. La Prefettura faccia valere le osservazioni e il parere negativo della Curia, ascoltando le tesi delle associazioni costituitesi in Patto Civico. La Soprintendenza distingua la manutenzione dell’opera dalla richiesta di prestito e faccia lo sforzo di far giungere a Siracusa sia i tecnici del restauro e sia la strumentazione utile. Se servissero fondi la città e il territorio, nelle varie espressioni imprenditoriali, consortili e associative, sono pronte ad intervenire.
PATTO CIVICO PER CARAVAGGIO – SIRACUSA
Italia Nostra Sicilia, SiciliAntica, BCSicilia Regionale, Ortigia Sostenibile, Dracma, Amici del Caravaggio