Italia Nostra

Data: 4 Marzo 2021

Dopo la fallimentare gestione del porticciolo turistico è la volta della spiaggia di  Co’e Cuaddus

Lo scorso mese di gennaio la RE.NO. Srl di Portoscuso ha presentato domanda per sottoporre a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) la richiesta di concessione mineraria per l’emungimento di acqua termale in località “Co’e Cuaddus” nell’isola di  Sant’Antioco. Leggiamo nella scheda di valutazione dell’impatto ambientale (all. A3 del progetto) che l’acqua emunta “… sarà un giorno mandata ad un centro termale che sarà realizzato nelle vicinanze e ancora da definirsi…”. Inutile dire che la procedura di VIA deve riguardare l’intero progetto e non può essere presentata per lotti “da definirsi”, come tra l’altro confermato da numerose sentenze. 

Ancora una volta, a scadenza annuale, si ripropone il progetto edificatorio in prossimità della spiaggia più tutelata e salvaguardata dell’isola,  Co’e Cuaddus.

È dal lontano 2010 che la Gead immobiliare srl, rappresentata da un imprenditore del territorio, ha presentato un progetto per la realizzazione di un cosiddetto “centro termale”, in pratica un residence turistico a poca distanza dalla spiaggia. Poco importa se l’area è tutelata sotto il profilo paesaggistico, se è all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria e di una Zona di Protezione Speciale per la tutela della biodiversità, se l’insediamento è in aperto contrasto con il PUC del comune di Sant’Antioco e con lo stesso Piano Paesaggistico Regionale. 

Infatti lo stesso Direttore generale della pianificazione urbanistica della Regione Sardegna, ne ha dichiarato l’inammissibilità per incompatibilità col PPR. Parere negativo supportato poi da due successive sentenze del Consiglio di Stato: dell’8 giugno 2016 e dell’11 ottobre 2017.

L’imprenditore torna alla carica lo scorso anno e chiede all’Assessorato Regionale dell’Industria una concessione mineraria, per una superficie di 595 Ha e un perimetro di 11,4 km, per emungere acqua minerale per la balneo-fangoterapia da distribuire poi a “tutti gli operatori presenti sul territorio, privilegiando le strutture curative”, si legge nella relazione tecnico-scientifica che accompagna la richiesta.

Per preservare la spiaggia da queste ripetute aggressioni Italia Nostra Sardegna ha presentato, lo scorso Aprile 2020, motivate Osservazioni al Servizio attività estrattive dell’Assessorato Regionale dell’Industria e al sindaco di Sant’Antioco chiedendo l’improcedibilità dell’istanza per manifesta inammissibilità e il rigetto della richiesta di concessione mineraria, mentre nei giorni scorsi analoga richiesta è stata presentata al Servizio Valutazione Impatti della Regione perché respinga il progetto assoggettato a VIA in quanto non proponibile e non accettabile. 

Elemento non secondario dell’intera vicenda è che la RE.NO. srl e la GEAD Immobilare srl sono le stesse società che hanno gestito in maniera fallimentare il porticciolo di Sant’Antioco dal 2016 e che qualche mese fa lo hanno lasciato in uno stato di degrado, con la presenza di importanti quantità di rifiuti pericolosi incustoditi e abbandonati. 

L’isola di Sant’Antioco è già stata deturpata dai numerosi villaggi turistici che dagli anni ’60 “valorizzano” il paesaggio e la fascia costiera e la sua comunità è ancora in attesa del benessere e delle centinaia di posti di lavoro promessi e mai ottenuti dal cosiddetto “sviluppo turistico”.

Sant’Antioco 03 marzo 2021

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