Italia Nostra

Data: 29 Dicembre 2021

Faenza: un’ Arena Borghesi schiacciata dal supermercato

Si allarga una ferita urbanistica di 40 anni fa. La retorica della restituzione alla città di «un’Arena Borghesi delle origini» che si avvale di annunci mirabolanti e di fuorvianti immagini virtuali è giunta al capolinea. I lavori in corso per l’ampliamento del supermercato Conad smascherano le illusioni e mostrano la realtà di un ingombrante fabbricato, già ben visibile dal viale, che invade la vera Arena delle origini. Non è più possibile aggirare o minimizzare l’evidenza di fatti esposti allo sguardo di tutti. Fatti che Italia Nostra e Legambiente avevano ripetutamente segnalato negli anni scorsi. Il nuovo volume commerciale svela il suo prevedibile impatto: occupa un quinto di superficie dell’Arena Borghesi, è un massiccio spazio chiuso che ha preso il posto di un arioso giardino alberato, schiaccia la platea e l’edificio del palcoscenico. Effetti che svelano perché da anni faccia “comodo” ridurre la conseguenza dell’espansione del supermercato al solo taglio dei singoli alberi; un modo goffo per sviare l’attenzione dal problema centrale del pesante impatto costituito dalla perdita di un intero spazio alberato di 300 metri quadri. Lo stato di avanzamento dei lavori dimostra in modo inequivocabile che una semplice fila di nuovi alberelli, piantati in una residuale striscia tra la platea e il nuovo muro del supermercato, non potrà compensare in alcun modo la perdita di un’ampia cornice paesaggistica che dava respiro al teatro. La nuova costruzione stravolge il rapporto unitario dell’Arena Borghesi con un viale ottocentesco, aggrava l’invasività di un corpo estraneo al contesto paesaggistico, compromette ulteriormente la relazione visiva che si ha dallo Stradone. Si allarga una ferita urbanistica creata nel 1981 con la costruzione del supermercato, andando ad aumentare ulteriormente l’impatto di un edificio di dimensioni già incompatibili con una densa zona residenziale e il contesto storico. Già il Piano Regolatore del 1996 lo classificò tra quelli “incongrui, fuori contesto, che con le loro dimensioni hanno stravolto il rapporto dimensionale con il tessuto storico circostante”.

 

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