All’indomani del FridayForFuture, Italia Nostra Melilli, da sempre sensibile ai temi ambientali e spesso parte attiva nella difesa del territorio, affronta lo spinoso e importante tema dell’emergenza idrica con l’incontro Idrografia degli Iblei e miti fluviali.
«L’incontro – sostiene la prof.ssa Nella Tranchina, presidente IN Melilli – rappresenta un momento di riflessione che si rende necessaria oggi, poiché il surriscaldamento globale e la conseguente siccità mettono a dura prova le riserve idriche di tutto il mondo. Ancora una volta IN Melilli punta la lente di ingrandimento su un tema rilevante di interesse trasversale perché l’azione di ciascun individuo, in termini di rispetto della risorsa, è importante quanto l’azione governativa in termini di leggi e decreti».
Per tale scopo sabato 16 marzo alle 18, presso la saletta dell’Ecomuseo “Monti Climiti”, la prof.ssa Liliana Gissara, Consigliere Nazionale e vice presidente di Italia Nostra Regione Sicilia, ha legato la geomorfologia iblea ai cambiamenti del territorio nei secoli, esaminando non solo il territorio e il suo paesaggio ma anche le vicende storiche ed economiche dell’area sud orientale sicula. Non una semplice rassegna dei tredici fiumi che attraversano la provincia siracusana e parte di quella ragusana, ma una disamina attenta e precisa di tutti i fattori che hanno contribuito a generare le condizioni in cui attualmente versano i fiumi siracusani.
«Gli Iblei – afferma la prof.ssa Gissara – rappresentano in Sicilia il bacino idrico più ricco e rigoglioso: ciò garantisce al territorio un alto tasso di naturalità nelle zone più impervie e alti indici di biodiversità che consentono il proliferare di vite animali e vegetali molto differenti tra di loro».
Su quali aspetti ha focalizzato la sua ricerca scientifica?
«Non possiamo parlare del sistema idrico ibleo senza conoscere le caratteristiche geografiche (fonte originaria, lunghezza, portata) di ciascun fiume per molteplici motivi: per gli aspetti più curiosi, che stimolano l’interesse anche dei non addetti ai lavori. Penso, per esempio, all’Anapo le cui acque serpeggianti in meandri tortuosi e le cui rive ricoperte di fitta vegetazione lo rendono nascosto anche dall’alto: nasce dalle sorgenti di Guffari sul Monte Lauro, antico vulcano spento, la cima più alta dei monti Iblei, un tavolato a strati calcarei inciso da valloni profondi, famosi in epoca greca per i loro cespugli di timo selvatico e quindi per il miele; attraversa poi le gole tortuose di Pantalica scavate nel calcare dove scorre profondo; scende quindi per la piana di Siracusa attraverso il Pantano Magno, ora prosciugato, ritenuto l’antica palude Syraka dalla quale potrebbe derivare il nome della città di Siracusa, per sfociare nel Porto Grande.
E non va dimenticato che l’aspetto idrogeografico di ogni fiume ha determinato la storia e l’economia del territorio su cui scorre: un esempio per tutti è il fiume San Leonardo, decisivo per lo sviluppo della piana di Lentini».
Quando ha cominciato la sua ricerca sull’idrografia iblea?
«Da sempre l’acqua è stata per me un elemento di forte attrazione: dalle pozzanghere, agli stagni, ai fiumi, ai mari. Negli anni ’60 esploravo Cavagrande quando ancora solo gli studiosi ne conoscevano conformazione e bellezza. Qualche tempo fa, poi, percorrendo in treno buona parte della Sicilia orientale, la condizione dei nostri fiumi, che ho potuto osservare dai finestrini, ha suscitato il mio interesse per la conformazione cangiante che hanno da monte a valle e per lo stato in cui versano; aspetto, quest’ultimo, da tenere in grande considerazione per la tutela del valore che ha il nostro territorio».
Quanto idrografia e archeologia si compenetrano nel nostro territorio?
«La storia dei nostri fiumi è la storia dei popoli che si sono succeduti nell’antropizzazione del nostro territorio: le rive dei corsi d’acqua dolce degli Iblei sono costellate di insediamenti preistorici, protostorici e greci. Ho lanciato al prof. Giuseppe Immè, vice presidente di IN Melilli, la proposta di una collaborazione a quattro mani che affianchi la mia ricerca naturalistica alla sua storica e archeologica. Confido nella possibilità di realizzare questo progetto già l’anno prossimo».
Quali sono le iniziative di Italia Nostra per la tutela del patrimonio idrogeografico?
«L’attenzione di Italia Nostra per l’ambiente, il territorio e il paesaggio è costante grazie, innanzitutto, al monitoraggio dei disegni di legge e delle attività proposti dalle commissioni parlamentari di riferimento. Non mancano, poi, i momenti di confronto – come quello organizzato a Melilli – per la sensibilizzazione alle questioni ambientali: nei mesi scorsi, ad esempio, è stato organizzato un convegno sul delta del Po».
«Come corollario all’intervento della prof.ssa Gissara – conclude Nella Tranchina – IN Melilli ha strizzato l’occhio al mito che ha sempre trattato l’acqua come divinità: storia, geografia e mito si fondono a testimoniare, attraverso le antiche leggende e gli amori metamorfici legati alle acque, a fiumi sotterranei, a fonti limpide, fredde e profonde, sbucate dalla terra come un dono, anche l’importanza dell’acqua dolce nel territorio siciliano accidentato e riarso, e la loro sorprendente caratteristica, dovuta ai fenomeni carsici, di affiorare o sparire oppure sgorgare imprevedibilmente.
Addetto stampa
Alessandra Privitera
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