Italia Nostra

Data: 22 Novembre 2017

Il “piano attuativo” del Consorzio Le Fornaci ad Impruneta, una speculazione immobiliare

IL “PIANO ATTUATIVO” DEL CONSORZIO “LE FORNACI” AD IMPRUNETA. UNA SPECULAZIONE IMMOBILIARE A FORTE RISCHIO IDROGEOLOGICO E A SICURO E PERMANENTE DANNO DELLA QUALITA’ DELLA VITA DEGLI ABITANTI DELL’AREA

Italia Nostra Onlus – Sezione di Firenze ricorda di avere più volte rivolto fermi appelli al Consiglio Comunale di Impruneta, tra luglio e settembre 2017, perché non venisse approvato il piano attuativo del Consorzio “Le Fornaci” per la realizzazione di una mega-lottizzazione sul versante a ripida pendenza della collina imprunetina, in prossimità del centro abitato, previa la demolizione delle due obsolete fornaci “Cotto REF” e “Pesci” – da tanti anni ormai integrate nell’ambiente e nel paesaggio, anche per la relativa leggerezza dei materiali costruttivi e della larga presenza di tettoie e bassi depositi –, con conseguente loro trasformazione, per lo più, in abitazioni residenziali e con realizzazione altresì di una nuova strada di accesso da via Cappello a via Fornaci e di varie altre opere pubbliche (strade di lottizzazione, parcheggi e giardini).

Come è bene emerso dalle assemblee pubbliche e dalle osservazioni di cittadini e associazioni al “Piano Attuativo” poi approvato, è assai diffusa una forte preoccupazione circa l’impatto macroscopico generale, in termini paesistici, ambientali, urbanistici e socio-culturali, di una simile lottizzazione (ben 42.871,63 metri cubi per 14.288 metri quadri di fabbricati residenziali ovvero almeno 130 alloggi, e per un’edificazione artigianale di 3000 mq di SUL): che – anziché contribuire al rilancio della produzione del cotto e dell’occupazione operaia del comparto, come si legge nel “Piano” e negli atti amministrativi che lo preparano e lo approvano, obiettivi che appaiono sempre più aleatori – va, invece, interamente a vantaggio della speculazione privata e va a compromettere, per di più, i delicati equilibri idrogeologici dell’ambiente, anni fa già gravemente lesi per quanto riguarda le vicine aree edificate di Via Fornaci, Presura e Ho Chi Minh, abitate da tante decine di famiglie.

Dai documenti esaminati è emerso che l’area collinare individuata per la lottizzazione è soggetta a diversi vincoli urbanistici: a partire da quello paesaggistico (D.L.vo 42/2004: per il territorio boschivo e per quello contermine ai corsi d’acqua e ai laghi), e da quello idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/23 e L.R. 39/2000, e per essere l’area attraversata dal metanodotto e investita da frana stabilizzata artificialmente-progetto generale per il piano di bonifica consolidamento della Presuria ai sensi della L. 21.11.1985 n. 662 (porzione a nord di via Fornaci). Oltre a ciò, nella procedura amministrativa seguita, non si è tenuto conto che una parte dell’area (quella nella parte alta della collina, denominata area UMI 1) non rientra nel perimetro urbano, ma è classificata come agricola nello strumento urbanistico vigente: per tale ragione, gli interventi edilizi ivi previsti sono in contrasto con le prescrizioni dell’art. 8, comma 8.3, lettera g) dell’Elaborato 8B del Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana.

La bocciatura delle osservazioni sull’impatto ambientale del “Piano attuativo”, proposta dal Dirigente dell’Ufficio Urbanistica arch. Paola Trefoloni e approvata definitivamente dal Consiglio Comunale, si è basata esclusivamente sul parere fornito dal geologo fiorentino libero professionista Eros Aiello, abitualmente utilizzato dal Comune come tecnico di fiducia. Aiello – forte di un monitoraggio svolto per un quinquennio – garantisce con estrema sicurezza l’idoneità della collina interessata alla lottizzazione, essendo essa fatta di terreni “di natura coesiva” (e quindi, a suo dire, con “condizioni di stabilità del versante”) che, sostiene sempre il tecnico, non debbano essere paragonati a quelli delle altre aree contermini gravemente dissestate anni or sono. Aiello arriva anche a sostenere che il problema dei “sistemi lesivi presenti negli edifici esistenti” nelle aree disastrate (e soltanto lì) non sono dovuti “a movimenti di versante, ma alla presenza nel sottosuolo di argille smectiche, rigonfianti per assunzione d’acqua nei periodi di maggiore alimentazione meteorica”. Al riguardo, Italia Nostra ha espresso nelle osservazioni al “Piano”, e torna qui ad esprimere, perplessità sull’interpretazione data dal geologo: sia perché la presenza delle argille smectiche su versante sembra rappresentare, inequivocabilmente, un fattore di propensione alla instabilità (non un elemento alternativo alla instabilità!); e sia anche alla luce di quanto osservato dal Consigliere Comunale Roberto Viti nell’Osservazione 9 – osservazione elusa da Trefoloni con la motivazione non essere essa “pertinente” –: che, cioè, “possa esservi un conflitto di interessi posto che il prof. Dott. Eros Aiello ha redatto, su incarico del Comune, l’indagine geologica del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico, e, su incarico del Consorzio, ha redatto l’indagine geologica, geotecnica e sismica e di fattibilità del Piano Attuativo (su incarico del Comune ma a carico del Consorzio)”. Per questo fatto che può effettivamente configurare un conflitto di interessi, Italia Nostra ha chiesto allora, e continua a chiedere oggi, un monitoraggio da svolgere con modalità di trasparenza assoluta da geologi indipendenti rispetto ai ragguardevoli interessi in gioco (magari, investendo del problema il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, istituzione pienamente abilitata): e ciò, per rassicurare adeguatamente la popolazione direttamente interessata, soprattutto quella residente nell’area adiacente, sul futuro delle loro residenze e della loro vita familiare.

Oltre al sopra riferito fattore del rischio geologico che costituisce, senza ombra di dubbio, un pregiudizio per la sicurezza degli immobili già presenti e per quelli che si dovranno costruire, Italia Nostra avanza qui le sue preoccupazioni relativamente all’altrettanto incontrovertibile detrimento degli equilibri e delle qualità di vita nell’area interessata dal “Piano attuativo” (che, in larga misura, si presenta ora come campagna sgombra di fabbricati e di infrastrutture) sotto i profili del godimento del paesaggio e del panorama, da una parte, e della possibilità di svolgere in essa, in modo regolare, le molteplici e ordinarie funzioni delle relazioni urbanistiche, dall’altra. E’ evidente, infatti, che tale pregiudizio colpirà non solo il patrimonio paesaggistico-ambientale ma anche la popolazione imprunetina, e specialmente quella residente nell’area circostante la zona di lottizzazione del “Piano attuativo”, sia durante la lunga fase della cantierizzazione e sia, in forma durevole, a nuovo quartiere edificato. Il prezzo da pagare è oggettivamente prefigurabile, e sarà dato dalla minore qualità panoramica, ambientale e paesaggistica dei fabbricati vecchi e dei cittadini ivi residenti, che si troveranno fronteggiati da nuovi insediamenti residenziali con tutti i consequenziali riflessi in tema di spazi occupati da opere infrastrutturali strumentali all’edificazione, di aumento significativo del carico urbanistico e di accrescimento del traffico veicolare e del relativo inquinamento atmosferico e acustico: a tutto detrimento della qualità della vita e del valore monetario degli immobili storicizzati.

 

Il Presidente Prof. Leonardo Rombai

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