Italia Nostra

Data: 2 Gennaio 2019

IN Melilli ricorda Giorgio Bassani e le radici di Italia Nostra: una storia di trame culturali

La pubblicazione: “Giorgio Bassani. Italia da salvare: gli anni della Presidenza di Italia Nostra 1965-1980” del Maggio 2018, a cura di C. Spila e D. Cola, Ed. Feltrinelli, monografia nella quale sono stati evidenziati l’impegno civile, i prodromi della produzione letteraria dell’intellettuale ferrarese ed il suo ruolo di presidente dell’Associazione, ha offerto alla Sezione IN di Melilli l’occasione per onorare la memoria di questa importantissima figura di Intellettuale che ha segnato la seconda metà del Novecento ed ha dato lustro ad IN.

L’evento si è svolto il 16 Dicembre scorso nella Sala dell’Ecomuseo “Monti Climiti”.

Il ricordo di Giorgio Bassani non può essere disgiunto dalla storia di IN. I relatori hanno pertanto ripercorso il prestigioso cammino dell’Associazione, dalla fondazione ai giorni nostri, incrociando anche un figlio di Melilli (quasi un segno del destino!), l’esimio storico dell’Arte Antica ed archeologo Giulio Emanuele Rizzo, il quale ebbe un ruolo determinante nella formazione culturale di Zanotti Bianco e di altri eminenti esponenti nazionali del tempo.

Durate l’incontro è stato anche posto in risalto il ruolo del secondo presidente Filippo Caracciolo (1963-1965), padre del Presidente Onorario Nicola, che seppe costruire una struttura efficiente contribuendo a consolidare il prestigio internazionale conseguito già dal primo  Presidente, Umberto Zanotti Bianco (1955-1963).

Amico di Antonio Fogazzaro, Gaetano Salvemini, Giovanni Semeria (solo per citarne alcuni), Zanotti Bianco fu allievo di Giulio Emanuele Rizzo, con quale si laureò nel 1923 in Archeologia Classica, peraltro con il supporto del grande Paolo Orsi, presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli.

Il sodalizio intellettuale tra Allievo e Maestro fu solidissimo (come testimonia la corposa corrispondenza epistolare tra i due (cfr. A. Giosi, Inventario del Fondo Umberto Zanotti Bianco, Roma 2009, p. 59).

Zanotti Bianco conseguì fama e onori giovanissimo già dal 1934 avendo scoperto, con Paola Zancani Montuoro (anch’ella allieva di G. E. Rizzo), l’Heraion alla Foce del Sele che è uno dei santuari più importanti della Magna Grecia, un’area sacra della quale fino ad allora non si erano trovati i resti, ma si conoscevano sono notizie dalle fonti. L’intervento di Rizzo fu determinante poiché suggerì ad entrambi dove cominciare ad effettuare le prime indagini, desumendo la sconosciuta posizione dell’Area Sacra solo dalle fonti letterarie.

Il clamore suscitato dalla scoperta dei primi resti degli antichi edifici fu sorprendente.

Nella sala gremita di un pubblico attento ed interessato, i relatori non hanno mancato di  sottolineare l’impegno civile di Zanotti Bianco che nel 1941 fu arrestato per aver definito il Fascismo “un tumore maligno nel corpo della Nazione“. Dopo la liberazione avvenuta nel 1944 si dedicò, insieme ad Elena Croce, a Pietro Paolo Trompeo, a Giorgio Bassani, a Desideria Pasolini dall’Onda, a Luigi Magnani e a Hubert Howard alla fondazione di un Organismo preposto alla salvaguardia del Patrimonio culturale italiano nelle molteplici declinazioni, di cui la Nazione è straordinariamente ricca.

Quell’impegno ispirato da ideali altissimi prese corpo nell’associazione che, col nome di ITALIA NOSTRA, fu formalmente costituita il 29 ottobre 1955.

Sono stati anche ricordati i rapporti tra la famiglia Croce e G. E. Rizzo in ordine alle vicende legate alla ricostituzione dell’Accademia dei Lincei, di cui Rizzo e Croce erano stati  protagonisti  ed artefici; nonché gli incontri con molti tra gli intellettuali antifascisti più autorevoli avvenuti fra il 1943 e il 1944 nelle abitazioni romane di Croce in via Trinità Maggiore e di Rizzo in via Palestro.

E’ stato anche ricordato che, tra gli archeologi, solo Rizzo e Zanotti Bianco sottoscrissero nel 1925 il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” di Benedetto Croce.

Non è stato naturalmente tralasciato il ruolo di Elena Croce e di Giorgio Bassani nelle vicende del libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa “Il Gattopardo”. Rifiutato sia da Arnoldo Mondadori, sia da Einaudi per il giudizio negativo espresso da Elio Vittorini, il manoscritto pervenne nelle mani di Elena Croce la quale lo affidò per una recensione a Marguerte Gaetani, che infine lo passò a Giorgio Bassani.

Bassani, al tempo Direttore editoriale della Feltrinelli, nel 1958 accettò di farlo pubblicare anche perché fu colpito dalla vena liricamente disillusa del romanzo; vi ritrovò lo stesso spirito di alcuni suoi racconti che impregnerà anche il celeberrimo “Il giardino dei Finzi-Contini” da cui fu tratto un altrettanto celebre film.

Bassani contribuì alla sceneggiatura del film; nello stesso anno della pubblicazione Goffredo Lombardo della Titanus, acquistò i diritti del romanzo affidando la regia del film prima a Mario Soldati, poi ad Ettore Giannini (entrambi sollevati dall’incarico) e infine a Luchino Visconti; con quest’ultimo Bassani aveva già collaborato nel 1954 per la sceneggiatura di “Senso“.

A tale vicenda si lega anche l’individuazione, ormai consolidata da un robusto filone storiografico (F. Mosino, V. La Rosa, C. Voza, G. Immè), di G. E. Rizzo nel prof. Rosario La Ciura,  protagonista  dell’altra  “opera  principe”  di  Giuseppe  Tomasi  di  Lampedusa,   la   novella “Lighea” o “La Sirena”.

L’attenzione è stata infine rivolta ai suoi rapporti con Bacchelli, Longanesi e Morandi ed alla sua raffinata scrittura, a partire dalle prime produzioni letterarie quali “Nuvole e Mare” e “I mendicanti”, nonché alla redazione della rivista “Botteghe oscure”.

E’ stato anche ricordato che nel 1956, con la pubblicazione di “Cinque storie ferraresi”, poi confluite nell’edizione definitiva de “Il romanzo di Ferrara” del 1980, Bassani vinse il Premio Strega. Consolidata l’amicizia con Pasolini, Bassani si cimentò anche in rielaborazioni cinematografiche, sceneggiature per Mario Soldati e collaborazioni con lo stesso Pasolini, tra cui “Ricotta” del 1963.

È del 1962 il suo romanzo più noto che lo consacra, in vita, tra gli autori italiani più celebri “Il giardino dei Finzi Contini” dal cui testo fu tratta la sceneggiatura dell’omonimo film di Vittorio De Sica.

Alla conclamata fama sarebbe subentrato lentamente un inesorabile oblio, parzialmente affievolito dalla lodevole scelta del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) di proporre agli Esami di Stato 2018 un brano tratto da “Il giardino dei Finzi Contini“, tra le tracce di analisi e comprensione del testo.

I vari momenti dell’interessante e gradito appuntamento sono stati intercalati da filmati ed audiovisivi d’epoca.

In conclusione, è stato  possibile  soffermarsi  stricto sensu su  diverse  opere  di  Bassani,  di Tomasi di Lampedusa, di Rizzo e di Croce.

L’evento ha trovato la sua naturale completezza nella contestuale esposizione di edizioni rare delle opere degli illustri Autori oggetto dell’esposizione dei relatori Giuseppe Immè, Alberto Limoli, Alessandra Privitera.

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