Italia Nostra

Data: 25 Giugno 2020

Incalza la desertificazione, anche per l’uso improprio delle rinnovabili!

Il 17 giugno si è celebrata – purtroppo in sordina – la 25° “Giornata mondiale contro la desertificazione”; pochissime le testate di giornali e TV – nazionali e locali – che ne hanno parlato pur essendo il tema di primaria importanza che riguarda molte parti dell’Italia – tra cui  il Salento – in ragione dei cambiamenti climatici e del consumo e/o uso improprio del suolo (che scompare a vista d’occhio) reso sempre più infertile.

Non ci stancheremo mai di “alzare la voce” e di attenzionare l’opinione pubblica e gli esponenti istituzionali su questo gravissimo problema rispetto al quale, nonostante le catastrofi quotidiane, con i conseguenti danni ambientali, sanitari, economici e sociali, si continua a cementificare altri terreni e ad abbattere foreste come se nulla fosse.

Come dicevo, le cause di questo incalzante processo di desertificazione (declinato nei  vari aspetti) sono oramai conosciuti: dall’espansione urbanistica (di grandi città e piccoli comuni) alle infrastrutture stradali inutili o sovradimensionate, dalle aree industriali e commerciali megagalattiche alle attività estrattive, dalle seconde case ai villaggi turistici, dall’improprio smaltimento dei rifiuti all’uso scellerato della chimica in agricoltura, dal-l’emungimento incontrollato delle falde, all’inadeguata installazione di impianti di energia rinnovabile. 

Annualmente, con i vari Rapporti sullo stato dell’Ambiente redatti da organismi sci-entifici nazionali e internazionali (per i quali si impegnano ingenti risorse finanziarie), abbi-amo la possibilità di conoscere la dimensione del fenomeno a livello globale e locale ed a seguito dei quali – costantemente – si registrano i soliti proclami di “governanti” nazionali, regionali e locali che vanno affermando di voler perseguire gli obiettivi della sostenibilità ambientale, della tutela delle risorse, dell’economia green e della riconversione ecologica, salvo poi approvare interventi (pubblici o privati) che di “sostenibile” hanno spesso solo i nomi della società o del progetto, utilizzati così come “foglia di fico”!  

 Intanto il suolo (inteso come terreno naturale o agricolo) continua ad essere  considerato come una superficie su cui agire liberamente, applicando norme estranee al contesto ambi-entale,  ignorando le vocazioni territoriali ed i servizi eco-sistemici e dimenticando che – in primis – il suolo (insieme ad acqua ed aria) è una risorsa primaria per il quale può sussistere la vita.

 Da circa un ventennio in Italia, soprattutto in Puglia e nel Salento, per combattere la CO2 si è pensato di dare – giustamente – impulso alle energie rinnovabili ricorrendo alla tecnologia eolica e fotovoltaica. Per quanto tali tecnologie potevano e dovevano essere utilizzate, di fatto abbiamo assistito ad un loro indiscriminato utilizzo per cui, se da una parte hanno consentito una certa riduzione delle fonti fossili e delle emissioni di CO2, dall’altro hanno causato uno stravolgimento degli habitat territoriali, il consumo di risorse naturali ed una pesante alterazione del paesaggio, effetti che mal si conciliano con gli obiettivi della sostenibilità ambientale, economica e sociale, visto – tra l’altro – che tali impianti vengono finanziati con le bollette elettriche dei cittadini e che le aziende del settore (molte in odore di affare o di malaffare) non predispongono tali progetti per tutelare l’ambiente ma solo per fare business! 

In questo settore sono state adottate regole nazionali, regionali e locali a “maglie larghe” che non hanno saputo (o non voluto!?), magari per favorire le bobbies del settore,  tener conto degli effetti che avrebbe determinato un uso indiscriminato di tali tecnologie che appunto, in assenza una rigorosa valutazione energetica ed ambientale, si sono rivelate inadeguate, “sporche” ed impattanti, com’è avvenuto in Capitanata con l’eolico e nel Salento con il fotovoltaico.

Dopo queste esperienze pensavamo che il “fenomeno” si sarebbe fermato o che – fatto tesoro degli “sbagli”- si sarebbero adottate quelle soluzioni (possibili) in grado di non creare ulteriori danni all’ambiente e al paesaggio (l’installazione di una torre eolica di media/grande potenza  necessita uno scavo della profondità di circa 3.00 m. e del diametro di 20.00 m. e un impianto fotovoltaico da 1 MW occupa una superfice tra mezzo e un ettaro di terreno) oltre a tutta una lunghissima serie di altri impatti. 

La questione purtroppo da alcuni mesi si è ripresentata in Puglia ed anche nel Salento in maniera ancor più pesante: ci riferiamo soprattutto ad una serie di progetti di mega-impianti fotovoltaici da installare su terreni agricoli che – tra la fine dello scorso anno  ed i primi di questo – sono stati  presentati in Provincia di Lecce o in Regione Puglia per l’approvazione : ci riferiamo particolarmente a quelli che ricadono a Corigliano d’Otranto  (società “Sor-genia-Revewables“ srl – potenza 11 MW) che andrebbe ad occupare ben 17 ettari, di su-perfice agricola, quello di Guagnano (società “Sunnergy System” srl – po-tenza 10 MW) che occuperebbe altri 5 ettari, quello di Copertino (società “Solar Italy XII” srl – potenza 3 MW) che ne occuperebbe 1,5 ettari, quello di Nardò (società Tecno Energy  – potenza 46 MW ) che andrebbe ad occupare una superfice di 44 ettari, quello di Porto Cesa-reo (società “Porto De Cesareo” srl – potenza 6 MW) che occuparebbe una superfice di 3 ettari e quello di Galatina (società “Byopro DEV2” srl – potenza  42.000 MW) che andrà ad occupare una superfice agricola di ben 21 ettari e per i quali la Sezione Sud Salento di Italia Nostra si sta adoperando  per contrastare.

Se questi impianti dovessero esserre realizzati circa altrio 100 ettari di suolo agricolo verrebbero ad essere sacrificati e desertificati per un uso sconsiderato e speculativo dell’energia solare, che invece potrebbe trovare allocazione sulle abitazioni, sui capannoni industriali e sulle strutture pubbliche (come sui serbatoi dell’AQP presenti sulla collina di Parabita), impinati che andrebbo sicuramente a vantaggio dell’ambiente, dei cittadini e delle imprese locali, lasciando il suolo libero per l’agricoltura e per svolgere le sue funzioni vitali per l’ambiente e il paesaggio. 

Il problema – come da decenni affermiamo – è quello della inadeguta pianificazione energetica ed ambientale dell’energia, come e dove produrla e come utilizzarla, funzioni che spettano alle istituzioni (comunali, provinciali, regionali e nazionali) ma che quasi mai svolgono con rigore le funzioni cui sono demandate, lascando così spazio libero a quelle società che intendono trarne profitto sulla testa dei cittadini continuando a desertificare il territorio ed ad alterare il paesaggio, nonostante l’Art. 9 della nostra Costituzione. 

 

   Marcello Seclì

                Presidente Italia Nostra – Sezione Sud Salento

Desertificazione e rinnovabili

 

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