Italia Nostra

Data: 24 Maggio 2019

#INheritageweek – Quale recupero per i centri storici del maceratese colpiti dai terremoti del 2016?

Lo scorso 11 maggio si è svolto il sopralluogo al centro storico di Visso ed al suo territorio, nell’ambito della SETTIMANA DEL PATRIMONIO CULTURALE di Italia Nostra. Tra le finalità di questa iniziativa vi è sempre stata quella di attirare l’attenzione su beni in stato di abbandono, bisognosi di urgenti interventi di recupero. Da qui la scelta di Visso, triste simbolo del generale abbandono in cui sono rimasti tutti i borghi dei territori appenninici del maceratese, così duramente colpiti dal sisma di quasi tre anni fa.

Il sopralluogo ha toccato il centro di Visso ed il complesso del santuario di Macereto, ma si son tralasciate, per il poco tempo a disposizione, tante altre perle: le prime che vengono in mente, limitandosi al territorio di Visso, sono la chiesa di Santa Maria Assunta a Fematre, completamente ricoperta dagli affreschi di Paolo da Visso, oppure la pieve di Santa Maria Annunziata a Mevale dove Fabio Angelucci e Ascanio Poggini, nel sec. XVII, dipingono uno stupendo Giudizio Universale sulla sua controfacciata. Tutto questo è oggi inagibile e si è potuto solo avvicinarlo da fuori. Costruzioni antiche in pietrame ed edifici moderni in cemento armato realizzati a partire dagli anni settanta del secolo scorso (tante seconde case e qualche insediamento produttivo) son li abbandonati, ravvivati solamente dal passaggio occasionale dei pochi residenti originari a cui son state assegnate, dopo quasi due anni di attesa, le Soluzioni Abitative di Emergenza (le famigerate SAE). Tutto ricoperto dalla stessa polvere, tutto affrontato dalla stessa normativa.

Ecco, siamo alla normativa, che appare la questione da risolvere in questa ricostruzione, con le leggi emergenziali che si sovrappongono a quelle ordinarie, quasi sempre senza sostituirle, troppe volte in maniera contraddittoria. Da qui le lungaggini che tutti denunciano con procedure che, paradossalmente, devono essere conformi a due legislazioni anziché una.

Il DL 189 del 17/10/2016 stabilisce per la ricostruzione tempi decisamente serrati e una scelta specifica per i centri storici: tutti gli interventi che ricadono al loro interno potranno realizzarsi solamente dopo l’approvazione di piani attuativi che riguardino tutta la loro area. I tempi previsti sono i seguenti: 30 giorni per definire, da parte delle regioni, i perimetri di questi centri; 150 giorni, per i singoli comuni, per redigere i piani attuativi.

Le successive ordinanze n. 25 del 23/05/2017 e la n. 39 del 08/09/2017 fissano, la prima, i criteri per definire le perimetrazioni e, la seconda, i principi di indirizzo per la pianificazione. Nell’ordinanza n. 39, tra le varie cose, si parla del trasferimento delle costruzioni crollate e si stabilisce che: qualora i perimetri approvati dalle Regioni …. contengano zone edificate suscettibili di grave instabilità dinamica in fase sismica …. , classificate dalle autorità competenti come zone non più utilizzabili per motivi di pubblica e privata incolumità, i piani attuativi sono predisposti con la finalità di: … definire l’assetto urbanistico del nuovo insediamento, esterno al perimetro, in grado di ospitare gli edifici ricostruiti, i quali conservano, in generale, la destinazione d’uso e le dimensioni originarie. Praticamente si è deciso che oggi, 2019, non sappiamo ricostruire in un luogo dove si viveva da più di un millennio.

Appare evidente, già a questo punto, lo scenario di riferimento con il quale è stata scritta la norma, scenario conseguente alla prima ondata di scosse sismiche iniziate dal 24 agosto del 2016 e che avevano devastato, quasi radendoli al suolo, i centri di Accumoli, Amatrice ed Arquata del Tronto.

Ma a Visso, Castel sant’Angelo sul Nera, Ussita e negli altri borghi del maceratese la situazione è decisamente diversa, con gli edifici antichi gravemente danneggiati e inagibili ma, quasi sempre, ancora in piedi, permasi alle scosse del 26 ottobre, di intensità ancora maggiore delle precedenti e con l’epicentro prossimo proprio a quelle zone. Questo, appare utile rammentarlo, per merito anche degli interventi di recupero realizzati dopo il sisma che colpì Marche e Umbria nel 1997.

Per queste zone è quindi più giusto parlare di piani di recupero, non abbastanza definiti dalla norma appena evocata, in cui si parla invece sempre in termini di ricostruzione. Fare un piano di recupero di un nucleo antico non significa ragionare solamente in termini di coerenza e di unitarietà di immagine ma porta ad analizzare tutto il centro anche in termini strutturali, analizzandone le tecnologie costruttive e mettendosi nelle condizioni migliori per valutarne le criticità ed i possibili interventi migliorativi, considerando tutte le singole parti come componenti di un organismo unitario. Approvare un piano di recupero siffatto significa inoltre creare le condizioni migliori per velocizzare poi la valutazione dei progetti dei singoli interventi che potrà limitarsi, di fatto, ad una verifica della loro congruenza con le scelte già approvate contenute all’interno del piano stesso.

A questo vuoto normativo va a sommarsi una previsione della tempistica per le varie fasi poco credibile. I tempi prima evocati per la definizione delle perimetrazioni e per la stesura dei piani attuativi partono dall’uscita dell’ordinanza 25, cioè dal 23 maggio del 2017. Per Castel sant’Angelo, che è il primo comune delle Marche a raggiungere il risultato, la regione ha autorizzato le perimetrazioni con un atto del 28/12/2017, cioè dopo oltre 200 giorni. Il commissario speciale del governo ha inoltre trasferito nelle casse del comune i fondi per la redazione degli otto piani lo scorso 21/03/2019, cioè dopo altri 15 mesi. Per Ussita la regione ha solamente individuato le perimetrazioni, con atti dell’USR del 02/04/2018, ma non le ancora autorizzate. Anche per Visso le perimetrazioni erano state solo individuate, ma visti i tempi lunghi per la loro approvazione regionale e per l’avvio della pianificazione, il comune ha scelto, con delibera di consiglio del 30/07/2018, di cancellare le perimetrazioni e permettere ai vari soggetti di intervenire con interventi diretti.

Certo fa specie osservare pezzi differenti dello Stato che dovrebbero muoversi e agire in maniera solidale e consapevole e che invece non lo fanno per mancanza di una visione credibile da parte di chi dovrebbe coordinare il tutto. Chi vincerà la scommessa e riuscirà ad intervenire per primo? Ai posteri l’ardua sentenza…

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