Italia Nostra

Data: 2 Luglio 2018

Mondeggi (Bagno a Ripoli, Firenze) e gli indios Guaranì

Sarà che mi piace il cinema, sarà che le fantasie restano ma la mia passeggiata nella Fattoria di Mondeggi, nella campagna di Bagno a Ripoli (Firenze), e gli incontri con residenti e frequentatori mi hanno immediatamente riportato a Mission, il capolavoro di Roland Joffé. Chi legge si chiederà che diavolo ci entra la resistenza al Trattato di Madrid del 1750 degli Indios Guaranì con qualche centinaio di donne, uomini e bambini bianchi di diversa età che oggi vivono e curano quelle terre sulle colline di Grassina in abbandono dal 2004.

 

Storia e fatti degli ultimi tre lustri della Fattoria di Mondeggi sono ampiamente documentati in https://tbcfirenzemondeggi.noblogs.org/ https://mondeggibenecomune.noblogs.org/ mentre il valore paesaggistico, storico e artistico del complesso podere, fattoria, villa è certificato in tante pubblicazioni così come nei diversi interventi della nostra Associazione.

Mi limiterò così a rammentare che fino al 2004 fattoria e terreni erano gestite da una SRL che aveva come socio unico la Provincia di Firenze (adesso Città Metropolitana). La società aveva accumulato debiti per più di un milione di euro, condizione che ha portato, dopo anni di incerta e limitata gestione delle potenzialità agricole, alla liquidazione della società nonché all’abbandono e al progressivo degrado di edifici e terreni (circa 200 ettari agricoli).

Passati poco meno di dieci anni giovani e meno giovani della zona (oggi la libera comunità accoglie agricoltori, artisti, produttori biologici e biodinamici, attivisti dei Gruppi di Acquisto Solidali, studenti, tecnici, professionisti e giovani laureati) hanno avviato nel 2014 un percorso istituzionale con la Provincia e con il Comune di Bagno a Ripoli che si è risolto, nonostante l’opposizione di Sindaco e Giunta Comunale dei tempi, con la decisione di alienare il bene.

Ciononostante e da allora, nel ripetersi di aste per la vendita, la fattoria ha letteralmente ripreso vita (l’anno scorso un bambino vi è stato partorito). Ai circa 20 residenti si accompagnano centinaia di frequentatori giornalieri che si dedicano all’agricoltura, o si impegnano nella scuola contadina, nell’istruzione e nella presa di coscienza ambientalista, in passeggiate di istruzione dedicate al riconoscimento e alla conoscenza delle erbe selvatiche, nella cooperazione tra agricoltori biologici e biodinamici, nei seminari tenuti da professori e studiosi su tematiche agronomiche ed ecologiche, nel cineforum e nelle rappresentazioni teatrali, nelle presentazioni di libri, nei percorsi di approfondimento sulla autogestione e prevenzione alla salute tramite tecniche e medicine complementari (medicina tradizionale cinese, erboristeria, etc.).

Vi sono infine circa 120 lotti di terreno ove si pratica la coltivazione degli ulivi. La maggior parte degli assegnatari ha deciso di condividere la produzione dell’olio ma il MO.T.A (Movimento Terreni Autogestiti ovvero l’assemblea che, tra l’altro, regola le assegnazioni) lascia libera scelta ai coltivatori.

Tutte attività gratuite, aperte e partecipate non solo dalla comunità locale: tematiche molto simili a quelle che Italia ed Europa auspicano nei progetti di cooperazione internazionale o in progetti europei che prevedono finanziamenti per milioni di euro. Dunque, un’esperienza positiva, condivisa e che dovrebbe riscontrare l’ampio sostegno delle istituzioni.

Mondeggi infatti – così come la lunga ed ininterrotta storia dei processi di autodeterminazione e autoorganizzazione delle comunità locali, molto prima e molto dopo la vicenda degli Indios Guaranì – non soffre problemi di bilancio o indebitamento, di un gap tra investimento e produzione /produttività. L’esperienza (anche se non possono mancare problemi) funziona, sotto tanti aspetti, molto meglio di quando godeva di governo e finanziamenti dell’amministrazione provinciale: e ciò perché, e qui sta forse il nocciolo della questione, si basa su una organizzazione non verticistica il cui interesse principale non è quello economico. Piuttosto, si inserisce in quel vuoto culturale e sociale prodotto da quella stessa politica poi impegnata, con successi tutt’altro che evidenti, a ricostruire momenti di aggregazione artificiale a costi molto alti per la comunità.

Si tratta di conti che i nostri amministratori hanno ben chiari. Costoro poco hanno da condividere con il conflitto spirituale dell’emissario del generale superiore della Compagnia di Gesù spedito nel 1752 in Paraguay, con l’ordine di far rispettare il Trattato di Madrid. Siglato da Spagna e Portogallo, il trattato prevedeva una revisione dei confini dell’America Meridionale. Joffé ci racconta che a São Miguel das Missões, Altamirano pensò di riconoscere un paradiso in terra ma ragion di stato e fedeltà alla Compagnia lo convinsero a non rinunciare al compito di organizzare l’abbandono delle colonie e il loro trasferimento o deportazione che scriver si voglia.

Mondeggi invece non è il paradiso. Basta guardare ai molti edifici da anni in abbandono in ossequio ad una politica che profitta dei crolli per dare corpo a trasformazioni edilizie e cambi di destinazioni d’uso. Uno dei residenti, sia detto per inciso che costoro pagano regolarmente bollette di acqua e luce, mi accompagna sulle stesse strade sterrate che accolgono tranquilli abitanti di Bagno a Ripoli a passeggio o in contemplazione di un paesaggio bellissimo, cicloturisti e tanti indaffarati orticoltori che lavorano ai margini dei percorsi. Mi parla della vita certo non troppo facile di questi agricoltori, della ferma volontà di condividere questa esperienza con la comunità circostante ma la sua faccia si illumina quando mi racconta del successo ottenuto da una sottoscrizione popolare che in pochi giorni ha permesso l’acquisto di un trattore, della solidarietà di circoli e associazioni locali, fiorentine e nazionali, la semina di 100 specie diverse di grano antico e la trasformazione di trasandati campi con olivi in vere e proprie olivete.

Andiamo poi a dare un’occhiata esterna alla Villa recintata. L’edificio, pur in abbandono, a dire il vero sembra in condizioni migliori dei due abitati dai coltivatori, tanto che mi viene spontaneo chiedere se per loro non sarebbe stato meglio vivere lì. Mi spiegano che l’aspetto esterno è ingannevole, che hanno saputo che i solai della villa sono in crollo e sostenuti (da crocefissi)….e che il bene è sotto la protezione della Soprintendenza. Dunque? Mi fanno osservare che se avessero occupato quell’edificio sarebbero potuti incorrere in una denuncia per danni al Patrimonio artistico, ambientale paesaggistico ecc. ecc. Eh già!

E i novelli Gesuiti (con tutto il mio sincero rispetto per la religione) che fanno? Quale ragion di stato li vincola? La proprietà (pubblica) di Mondeggi, certo non lontana da quella politica che ha recentemente varato la nuova normativa urbanistica suscettibile di ristrutturazione dei palazzi storici di Firenze, non sembra troppo affascinata da simili esperienze quanto piuttosto in fiduciosa attesa che i prezzi base di asta (sembra che il valore complessivo si aggiri su 15 milioni di euro) si abbassino progressivamente a stimolo di compratori. Operazione che, pur nel costante ossequio alle società finanziarie, consentirà “di ripristinare la legalità”, evitando l’impopolare compito di cacciare quei bravi ragazzi, donne, anziani piccoli agricoltori ecc. Del resto, si dirà, così come fu per i Guaranì, che oggi si occupano abusivamente terre e case, ma resta, sinceramente, il mistero su quale sia il concetto di legalità cui ci si appella per poi dare origine ad intenti fondamentalmente speculativi, destinati a cancellare un’esperienza che pure, tra difficoltà immaginabili, mira al recupero di un bene comune.

Intanto, presto, si aprirà il primo processo a carico di 17 di quei “delinquenti” che, a loro spese e con evidente investimento di lavoro e di passione, fanno manutenzione di fabbricati e terreni agricoli e tengono in equilibrio ambienti e paesaggi storici altrimenti destinati all’abbandono e al degrado, e che oltre a ciò pagano regolarmente luce ed acqua. E’ auspicabile che qualunque sia la sentenza, essa vada a rafforzare la solidarietà di tutti coloro, e sono tanti (a partire dalla sezione fiorentina di Italia Nostra), che condividono con azioni, parole e scritti l’esperienza sociale e patrimoniale in corso nella Fattoria di Mondeggi.

 

Marco Piccardi – Italia Nostra Firenze

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