Italia Nostra

Data: 21 Dicembre 2018

Paesaggio costiero a rischio per i cordoni sabbiosi artificiali innalzati lungo la costa

Da qualche tempo sulla costa dell’Alto Tirreno Cosentino, da Diamante a Scalea vengono innalzati con l’utilizzo di pale meccaniche alti cumuli di sabbia ed alla base di questi dei profondi fissati. Questo ampio cordone si dipana lungo la linea dei lidi a volte senza soluzione di continuità per lunghi tratti. Vi rimarrà per alcuni mesi, dalla fine della stagione estiva, settembre-ottobre, fino a marzo-aprile quando verrà spianato per dar posto alle attrezzature balneari. Non sappiamo se tali interventi siano stati autorizzati e da chi o se siano il frutto di un’attività non consentita, fai da te; certo è che il fenomeno è esteso lungo chilometri di costa ed ha assunto, a nostro avviso, rilevanza e problematicità sotto vari aspetti. Intanto bisogna dire che questi cordoni sabbiosi lungo la costa vengono realizzati per proteggere dalle ricorrenti mareggiate tutte quelle strutture fisse, amovibili o permanenti presenti sulla spiaggia quali: lidi, campeggi o opere pubbliche come lungomari.

Tutto ciò pone inevitabilmente dei problemi. Innanzitutto, come già segnalato da questa Associazione, la modifica artificiale del profilo della spiaggia o la frapposizione di ostacoli più o meno rigidi tra il frangente dell’onda ed il retro spiaggia si traduce in interferenze con il normale meccanismo di trasporto dei sedimenti e quasi sempre con erosione o, paradossalmente, rinascimento abnorme di determinati tratti di arenile (a scapito di altri), entrambe situazioni  dannose per l’ecosistema costiero.

Non può sfuggire l’importanza che tali fenomeni possono assumere a medio termine e la loro possibile ricaduta negativa su un territorio costiero  ad esclusiva vocazione turistica se non adeguatamente e responsabilmente considerati e valutati nei loro effetti.

La realizzazione di tali opere (cumuli e fossati) movimentando la sabbia della spiaggia  determina intanto  una modifica ed alterazione sostanziale del paesaggio costiero per lunghi mesi dell’anno  ed una evidente limitazione  della fruibilità della spiaggia stessa dove in molti casi e per lunghi tratti, anche in corrispondenza di lungomare non è possibile accedere ed dove  viene preclusa la vista verso il mare. A riguardo occorre  evidenziare che tali territori costieri  sono soggetti alla tutela paesaggistica  prevista dal D.lgs. 42/2004 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” e nello specifico dall’art. 146 dello stesso al Capo IV “Controllo e gestione  dei beni soggetti a tutela”.

A seguito di tali interventi e considerazioni, si pone con decisione ed urgenza  quindi la questione della riconsiderazione   dell’assetto urbanistico costiero  determinatosi attraverso i Piani Comunali Spiaggia . E’ indubbio che nelle previsioni da qui ai prossimi anni, a nostro avviso, molte cose, laddove ciò sia ancora possibile , dovrebbero essere riviste e modificate. Non si può pensare che il mare  debba adeguarsi alle esigenze dell’uomo  che è poi  costretto inevitabilmente  ad intervenire, come sta avvenendo, per imbrigliarne la forza, con opere che stravolgono o compromettono irreparabilmente il territorio. La natura deve essere rispettata come un soggetto con cui vivere in pace.

Ci domandiamo quindi e domandiamo : è cosa responsabile e saggia mantenere su un tratto di costa  esposta a forti mareggiate  le strutture dei lidi fin sulla spiaggia e per questo dover fare dell’arenile  un vero e proprio fortilizio? O non si rende necessario rivedere tutti i Piano Comunali Spiaggia della costa  per assoggettarli a scelte più realistiche  che tengano conto di tutti gli elementi naturali  che caratterizzano il nostro territorio alcuni dei quali costituiscono una peculiarità  ed un pregio  quali ad esempio la risorsa di una spiaggia  per molti tratti ancora ampia  e spaziosa che tale deve restare  se non si vogliono ripetere  gli errori altrove commessi  quando si è voluto andare oltre il limite  di un rapporto corretto  con la natura e l’ambiente?

Le mareggiate di questo fine novembre e quelle di inizio d’anno rendono tali interrogativi ancora più stringenti e ci auguriamo che questi non rimangano senza ascolto e senza risposta.

La Sezione Alto Tirreno Cosentino  ha evidenziato quanto si qui esposto  a varie autorità ( Agenzia del Demanio, Guardia Costiera di Maratea, Capitaneria di Porto di Vibo, Protezione civile – Catanzaro, Soprintendenza  -Cosenza, Regione Calabria  Dipartimento Ambiente e Territorio- Demanio) in due distinte note, del 12 novembre e 10 dicembre 2018.

Italia Nostra – Sezione Alto Tirreno Cosentino

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