Le dichiarazioni pubblicate sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 13 u.s. di alcuni imprenditori turistici di Santa Cesarea Terme (“occorre orientarsi verso una nuova esperienza di vita e conoscenza della città senza snaturare l’identità del territorio con le sue frazioni”) risultano per molti aspetti condivisibili, se non fosse per il fatto che le scelte compiute negli ultimi 30/40 anni in questa località termale si sostanziano in una serie di scempi ambientali e paesaggistici che – per molti aspetti – coincidono con gli interessi di quella “cupola” (altra di quella che segna skyline cesarino) che da anni condiziona le scelte amministrative e che sono causa della perdita di appeal di questa località salentina.
Per cui a causare la scarsa presenza di turisti più che il Covid è stata un altra pandemia – altrettanto devastante – che è quella del cemento che a Santa Cesarea ha mietuto molte “vittime”, tra cui ettari ed ettari di territorio (cementificati) sottratti alla natura insieme a molti tratti di paesaggio, ed i cui protagonisti sono stati – appunto – anche alcuni di “coloro” che oggi propongono “la svolta culturale e strategica”!
A mal pensare si può ipotizzare che dietro tali proposte si celano nuovi e devastanti interventi (magari camuffati da definizioni green) improntati sulle “note” che per avere un rilancio turistico bisogna realizzare altre infrastrutture per accogliere flotte di turisti-consumatori, non sapendo invece che proprio quel turismo è la causa della devastazione delle “infrastrutture” primarie di questo importante settore economico del Salento che sono l’ambiente, il paesaggio, le risorse culturali e l’identità locale. Delle varie devastazioni subite da Santa Cesarea l’elenco è molto lungo.
Per questo il futuro di Santa Cesarea non può che essere quello di un turismo che sappia tutelare e valorizzare le sue specificità (non come hanno fatto di recente l’Amministrazione comunale ed alcuni privati impugnando al TAR il vincolo della Soprintendenza sulle zone intorno a Villa Sticchi), di un turismo spalmato su otto mesi l’anno che sappia coniugare le attività termali con quelle ambientali (escursioni al mare, lungo la costa e nell’entroterra) e con quelle culturali (visite alle ville eclettiche, alle grotte e ai borghi antichi), ma anche mettendo in atto un piano di risanamento degli scempi perpetrati e qualificando i servizi causa per cui molti turisti, dopo aver soggiornato, esprimono giudizi poco lusinghieri.
Marcello Seclì
Presidente Italia Nostra Sezione Sud Salento
( si veda anche l’articolo su “La Gazzetta del Mezzogiorno” di venerdi 30 luglio 2020)